Osservatorio politico

Romania
Continuano in Romania le manifestazioni di piazza a favore di Călin Georgescu, il candidato della destra sovranista alle elezioni presidenziali che si è visto annullare le elezioni nelle quali aveva raccolto la maggioranza dei voti. quando già erano iniziate le operazioni di voto per il secondo turno. Al ballottaggio erano andati due candidati ambedue di destra. Il suo successo era il frutto dell’incapacità dell’opposizione di trovare un candidato unitario e del fatto che la coalizione di governo, guidata dal premier socialdemocratico Marcel Ciolacu, che è riuscita ad avere la maggioranza dopo le elezioni parlamentari è ritenuta dalla gran parte degli elettori responsabile della corruzione imperante nel paese.
In effetti se è vero che Georgescu è un candidato discutibile per le sue idee alquanto singolari su aborto – che vorrebbe vietare, alieni – che dice di avere incontrato, vaccini – che ritiene inefficaci, che nega l’esistenza del Covid, denuncia con forza il deterioramento della situazione economica e del tenore di vita e però filo russo, e fermo oppositore del sostegno agli ucraini in guerra. Questo mixer di posizioni gli ha permesso di raccogliere consensi in più ambienti tra i quali quelli no vax che hanno avuto un sostegno anche all’interno della potente Chiesa Ortodossa Rumena, ma sono soprattutto le posizioni contrari alla guerra ad avergli fornito il maggior sostegno. La sua quota di consenso rimane alta perché Georgescu è l’unico candidato che si fa carico dei problemi delle minoranze rumene oppresse nei confini dell’Ucraina e vittime di un processo di ucrainizzazione forzata messa in atto dal regime di Kiev che vieta l’uso del rumeno come lingua e nega la libertà religiosa.
Per questi motivi il nazionalismo rumeno si lega con il disagio per la corruzione della classe politica rumena acclarata dai comportamenti dell’ex presidente della Repubblica Klaus Iohannis, dimessosi perché minacciato di impeachment costituendo la base di consenso per il populista.
A fronte del pericolo rappresentato da Georgescu l’establishment rumeno non ha trovato di meglio che accusarlo di colpo di Stato, utilizzando il fatto che per garantire la sua sicurezza il candidato populista si è circondato di guardie del corpo appartenenti ad un’agenzia di security costituita da mercenari che riproducono una storica organizzazione della destra fascista rumena, la Guardia di ferro, verso la quale vanno le simpatie politiche del candidato che non tralascia di richiamarsi a questa formazione antisemita che ha devastato la vita democratica della Romania. Pertanto il governo ha
disposto il fermo proprio mentre stava presentando nuovamente la tua candidatura e la Corte costituzionale ha deciso di escluderlo dalla candidabilità alle prossime elezioni del 4 maggio, mentre i partiti di governo si preparano a presentare una candidatura unitaria e la destra a presentare due candidature dividendo ancora una volta le proprie forze.
Intanto, come è avvenuto in altri paesi d’Europa, gli europeisti del mainstream hanno organizzato manifestazioni a sostegno dell’Ucraina. In Romania il compito è stato affidato all’associazione “Declic, resistance and corruption”.

Vedi anche: Osservatorio politico. Pubblicato il 2 Marzo 2025 da Ucadi in Numero 194 – Febbraio 2025, Newsletter, Anno 2025; Colpo di stato alla rumena, Pubblicato il 2 Gennaio 2025 da Ucadi in Newsletter, Numero 192 – Dicembre 2024, Anno 2024 and
tagged nato, elezioni, guerra, colpo di Stato, Romania.

Serbia
Grandi manifestazioni continuano a scuotere la stabilità politica della Serbia Accusando il governo di favorire la corruzione dilagante, di scarsa democrazia e di controllo sui media le agitazioni che hanno negli studenti i loro principali sostenitori, sembrano assumere tutte le caratteristiche di una “rivoluzione arancione”, come quelle che hanno messo in crisi i governi che vedono nella Russia un loro interlocutore privilegiato.
Il presidente serbo Vucic, viene accusato di essere il responsabile morale della morte di 15 persone nel crollo di una pensilina alla stazione di Novi Sad, per non aver disposto gli opportuni controlli sui cantieri di lavoro e di essere il terminale ultimo della corruzione nel sistema politico. Ma ciò che preoccupa più di ogni altra cosa è il deterioramento della situazione economica e del tenore di vita.
Il movimento di opposizione invoca elezioni anticipate e non è escluso che il Presidente decida di accogliere la richiesta, avendo dimostrato più volte di controllare gli apparati più profondi e pervasivi della società serba, mentre i dimostranti sembrano guardare all’Unione europea che tuttavia procrastina sempre di più l’adesione della Serbia
all’Unione, privilegiando l’ingresso dell’Ucraina a scapito di paesi dei Balcani da decenni candidati. Anche per questo motivo il governo serbo continua a manifestare il proprio sostegno alla Russia, ricevendo in cambio tutto l’appoggio necessario per il recupero alla madrepatria delle aree balcaniche abitate da serbi, come parti del Kosovo e ancor più il territorio dell’entità bosniaca, la Repubblica Srpska, con l’intento di ricostruire la grande Serbia. Per recuperare consensi e contrastare le pressioni della piazza Vucic, d’intesa con la Chiesa ortodossa Serba vuole convocare un Sobor (assemblea di tutte le componenti sociali) per prepararsi allo scontro elettorale. La partita è ancora tutto da giocare e Vucic conta di vincerla.

Groenlandia
Il 12 Marzo 2025 si sono svolte nelle lezioni legislative in Groenlandia che per la prima volta hanno suscitato interesse a livello mondiale a causa delle dell’interesse crescente di Trump per l’isola che ha appena 57.000 abitanti, dei quali quasi il 90% sono Inuit. L’isola, a lungo contesa fra Danimarca e Norvegia, è un possedimento danese, resosi autonomo dall’Ue nel 1985, che vive grazie a un sussidio, di oltre 565 milioni di dollari, equivalenti a un quinto del suo PIL, poiché la sua economia, oggi basata sui proventi della pesca, non è sufficiente a sostenerne il bilancio.
L’interesse dell’isola non è solo geostrategico perché attraverso di essa si controllano le rotte artiche, ma anche come avamposto di localizzazione di sistemi radar e basi militari per la difesa-attacco missilistico tra Stati Uniti e Russia.
Ai suoi abitanti Trump ha proposto l’adesione agli Stati Uniti promettendo di farli ricchi e questo perché ambisce di avere l’esclusiva per accedere alle sue potenziali risorse minerarie e delle ormai mitiche terre rare. Gli Stati Uniti hanno già risolto il problema strategico perché possiedono numerose basi sull’isola dal tempo della seconda guerra mondiale per le quali corrispondono un affitto mentre le prospettive di sfruttamento minerario appaiono quando mai problematiche future poiché dipendono dall’ulteriore scioglimento dei ghiacci che tuttavia sembra certo e comunque dalla persistenza di
condizioni climatiche proibitive che fino ad ora hanno impedito uno sfruttamento economico reale delle potenziali risorse presenti sull’isola.
I Groenlandesi diffidano di Trump perché conoscono la rapacità degli statunitensi e malgrado questo tutti i partiti che hanno eletto i 31 deputati al Parlamento desiderano l’indipendenza, ma con tempi e modalità diverse e mantenendo i rapporti con la Danimarca che rappresenta per la sua lontananza dalle coste dell’isola una garanzia di maggiore indipendenza di quella costituita da un legame con gli Stati Uniti.
Il partito indipendentista che ha vinto le elezioni dovrà tuttavia formare una coalizione di governo poiché non c’è la maggioranza sufficiente per un governo monocolore. Sarà opportuno tenere la situazione sotto osservazione, anche perché Trump sembra avere tutta l’intenzione di includere il controllo della Groenlandia in una trattativa globale con
Russia e Cina.

Siria
Con il massacro degli alawiti e dei cristiani della provincia di Tartus il nuovo regime siriano ha rivelato il suo vero volto, peraltro più che noto. I non tanto ex-jihadisti, ora al governo, si sono dati al genocidio, con più di 1.200 morti, preparandosi a gestire una Siria balcanizzata è frammentata in tante entità per quante sono le appartenenze religiose, e tutto questo per la gioia e la gloria di Israele.
Giunti al potere, sostenuti dalla Turchia, che mirava ad acquisire una parte del territorio siriano, gli ex tagliagole dell’Isis hanno consentito ad Israele di giungere fino alle porte di Damasco, meritando di conservare il controllo sul settore sunnita della Siria, consentendo la presenza di una mini-entità alawita sulla costa, probabilmente la nascita di un’entità curda, opportunamente controllata, a condizione che il processo di normalizzazione dei rapporti tra i curdi ed Erdogan proceda spedito in Turchia. Poco altro spazio resterebbe per le altre entità religiose.
Chi avrebbe da guadagnare da una Siria inesistente come entità multietnica e multi religiosa è certamente Israele che non avrebbe argini all’espansione del suo dominio sull’area, realizzando una delle precondizioni per portare felicemente in porto l’acquisizione della Cisgiordania, illudendosi di avere estirpato i palestinesi da Gaza. La gestione di questo riassetto geopolitico dell’area fa capo agli Stati Uniti e alla Turchia ed ha come primo beneficiario Israele, a tutto danno della futura pace in Medio Oriente, mentre la Russia fa di tutto per mantenere fino a quando è possibile una propria presenza a Tartus, offrendo all’entità siriana al governo gli aiuti alimentari dei quali ha disperatamente bisogno.

Argentina
L’idillio di Milei con l’elettorato argentino si è infranto sulla perdita di oltre 100 milioni di dollari per i 40.000 sottoscrittori agganciati nella scorreria borsistica della criptovaluta Libra, sponsorizzata dal Presidente argentino. Meno abile del suo epigono Trump, che ha fatto altrettanto, speculando sulle monete elettroniche, il tonfo di Milei fa più rumore di quello provocato dalle negligenze e dalle complicità che lo hanno reso possibile, replicando il notissimo “sistema Ponzi” che anni fa scosse la finanza internazionale.
Per controbilanciare il risultato delle indagini in corso il governo passa al contrattacco e risponde indagando per «Sedizione, attentato all’ordine costituzionale e associazione a delinquere» i pensionati, alla fame a causa della povertà cresciuta negli ultimi sei mesi di 13 punti, passando dal 40% al 53% della popolazione Viene denunciato un complotto
che sarebbe stato ordito dai kirchneriani, che si è servito dei pensionati e ha beneficiato dell’appoggio degli ultrà delle squadre di calcio che sono scesi in piazza al loro fianco, per attentare alla tenuta del governo.
Le proteste hanno fatto emergere un malessere profondo che ha origini nei tagli drammatici del governo alla spesa sociale ridotta di 1/3. Sono stati 30.000 i dipendenti pubblici licenziati, i fondi per mense popolari e sussidi azzerati, mentre sanità e istruzione hanno subito pesanti tagli, i consumi alimentari si sono ridotti nella misura del 13,9% nel 2024, i costi degli alimenti sono divenuti i più alti dell’America Latina. Il risultato è un livello di disagio sociale così grande da superare quello del 2001, che pure aveva visto le condizioni di vita dell’Argentina ridursi alla fame. Milei si vanta di aver ridotto il ritmo di crescita del 12,8% dei prezzi al 2,4%, declamando i pregi di quello che definisce il miracolo argentino, ma il prezzo pagato per ottenere questo risultato è la fame più nera per la gran parte della popolazione. Tutto questo avviene mentre i profitti crescono e il presidente si arricchisce con la speculazione fraudolenta.
Questo spiega perché da mesi, ogni mercoledì, i pensionati scendono in piazza di fronte al Congresso. Il pugno di ferro della polizia ha suscitato forti polemiche. Prendendo atto delle loro ragioni la giudice Karina Andrade dopo ventiquattro ore, ha ordinato la scarcerazione dei dimostranti arrestati. Il prossimo mercoledì si replica.

Cina e Africa
La mappa riproduce gli investimenti in infrastrutture nel continente africano realizzato, progettate, in corso di realizzazione adopera della Cina. Alcune di queste infrastrutture sono di proprietà cinese o comunque gestite da compagnie che fanno capo alla Cina, altre sono in congestione con i paesi ospitanti. Tutte, nel loro insieme, costituiscono un reticolo di presenze che danno l’idea della articolazione della struttura commerciale costruita dalla Cina con una proiezione verso il futuro sviluppo del suo commercio. Questi investimenti costituiscono di fatto un arricchimento strutturale anche per gli Stati che le ospitano, poiché si tratta di strutture inamovibili che rappresentano comunque una possibilità e una prospettiva di sviluppo per il paese ospitante e sintetizzano la filosofia che muove la struttura delle relazioni che la Cina intende stabilire con il continente africano.

Queste aree portuali sono spesso collegate tra loro da linee ferroviarie o auto stradali necessarie a instradare verso i porti soprattutto le materie prime estratte e tra queste il petrolio mentre non si esclude per il futuro la realizzazione di strutture come oleodotti e
gasdotti destinati a servire per esigenze interne degli Stati sul territorio. Uno degli obiettivi della penetrazione cinese è infatti la fidelizzazione del mercato per i prodotti della sua industria e la promozione dello sviluppo perché il mercato locale sia messo in gradi di incrementare quantità e valore degli scambi attraverso la sempre maggiore e disponibilità economica dei consumatori locali.
Questa filosofia l’investimento economico ribalta e supera quella che ha guidato le logiche coloniali, che hanno prodotto il rifiuto crescente della presenza degli europei, i quali hanno adoperato forme di sfruttamento di rapina molto più rozze e brutali e in ultima analisi controproducenti.
Carattere diverso ha la presenza russa che in molti casi viaggia in contemporanea e in concorrenza a quella cinese e si caratterizza per un appoggio politico militare ai regimi di governo del territorio e fa spesso derivare dal mantenimento di buoni rapporti con le autorità e la politica locale la sua presenza. La Partnership politica cino-russa, la loro comune presenza all’interno dei BEICS forniscono, oltre al notevole volume degli investimenti, le garanzie necessarie per assicurare il successo e l’emarginazione dei concorrenti europei e statunitensi.

La Redazione