L’ Unione dei Comunisti Anarchici d’Italia è costituita nel 2009 da militanti della lotta di classe che sentono il bisogno di svolgere insieme un’azione comune finalizzata allo sviluppo del comunismo anarchico. A questo obiettivo essi intendono dare un contributo analizzando lo scontro di classe in Italia e a livello internazionale e fornendo una visione critica dei rapporti economici, politici e sociali.
Il fine è quello di attualizzare, applicando il materialismo storico, i rapporti tra le classi, le strategie e le tattiche adottate dal capitalismo e dall’imperialismo per combattere la sua guerra di classe, convinti che l’avversario di classe si evolva verso forme sempre nuove di sfruttamento. Solo conoscendo queste strategie i proletari possono combattere la guerra di classe e vincerla.
Perciò rivolgono a tutti coloro che, animati dal loro stesso fine, desiderano lottare e sviluppare esperienze e confronti al fine di diffondere la pratica del comunismo anarchico nelle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori. Forti della memoria storica di esperienze e di lotte delle quali ci consideriamo portatori confidiamo che i comunisti anarchici vorranno porre le basi di una loro comune struttura organizzativa.
Il nostro appello è diretto sia a chi ha sviluppato negli anni di militanza politica un vissuto di lotte e di ricerca di strategie politiche di azione anticapitalistica, sia a chi oggi vuole impegnarsi nella lotta per una società di liberi ed uguali e contro lo sfruttamento di un essere umano sugli altri.
Il nostro agire politico privilegia la piena partecipazione alle lotte di emancipazione e di
affrancamento dallo sfruttamento per il superamento dei rapporti salariati, nella prospettiva di una società solidale e egualitaria. L’obiettivo è quello di consentire l’accesso di tutti alle risorse, lottando contro l’egemonia dei paesi più sviluppati e delle multinazionali sui poveri del mondo, nella consapevolezza che il comunismo anarchico è l’unica strada verso la libertà dal bisogno e la reale uguaglianza di tutte e tutti.
Lo sviluppo graduale dei rapporti sociali e produttivi verso una gestione di essi che permetterà l’uguaglianza e la liberazione dal bisogno, se pure ha necessità di rotture rivoluzionarie è tuttavia un processo graduale che richiede una fase di transizione, non sappiamo quando lunga, anche perché ciò dipenderà dalle forze che avremo saputo mettere in campo e quindi non ne conosciamo l’approdo, anche se ne individuiamo le caratteristiche.
Oggi, all’inizio di un nuovo secolo, usare ancora la parola “comunista” suona terribilmente datato, eppure noi la rivendichiamo con orgoglio, come rivendichiamo con orgoglio di essere tra coloro che ritengono la “lotta di classe” il naturale dispiegarsi delle relazioni sociali in una società capitalistica.
Nel nostro paese e nel mondo, auspice l’implosione dei paesi a “socialismo reale”, l’offensiva ideologica volta alla cancellazione della coscienza di quali sono i rapporti di forza tra sfruttati e sfruttatori non ha subito soste. Non sta certo a noi rivendicare alcuna nostalgia dell’ex Unione Sovietica, dei suoi satelliti, dei partiti che nei paesi capitalistici ne hanno sostenuto il ruolo il modello cui attenersi, perché, mai, le nostre critiche a quella concezione sociale sono venute meno.
Il fatto è che un’attenta campagna culturale ha declassato la parola “ideologia” a sinonimo di falsa credenza, la parola “utopia” a sinonimo di violenza sulla realtà oggettiva e la parola “comunismo” a sinonimo di criminalità politica.
C’è un progetto strutturale in questo passaggio. La finanziarizzazione dell’economia, la diaspora produttiva, la polverizzazione del lavoro e della sua rappresentanza. La crescente precarizzazione dei rapporti di lavoro, cui i sindacati non hanno saputo opporre alcuna resistenza e a cui anzi spesso hanno contribuito. Il capitale ha trasformato il lavoro in tempo di vita e ha ridotto la vita a merce Un ciclo produttivo disseminato, reso possibile e controllabile dalla tecnologia informatica, ha disarticolato i rapporti sociali, rompendo i legami solidali che avevano rafforzato le classi sfruttate nell’arco di un secolo e mezzo, rendendo possibile oltre che auspicabile la creazione di un diversorapporto tra capitale e lavoro.
Ma, come noi crediamo, ogni mutamento sovrastrutturale ha le sue ripercussioni nella sfera produttiva e rende possibile altri e più profondi cambiamenti. La precarizzazione di tutti i rapporti di lavoro, la crescita a dismisura del lavoro nero, il potere assoluto del capitale finanziario sul capitale d’investimento, costituiscono gli assi portanti dell’attacco alle condizioni di vita e di esistenza delle classi subalterne.
Inoltre, l’abitudine a interagire con una realtà virtuale, l’assuefazione a una informazione manipolata, il controllo delle scelte macroeconomiche mediante gabinetti di regia dei potenti del mondo, rendono naturali fenomeni quali la finanza volatile e i capitali senza origine né destino, sfumando i contorni proprietari delle ricchezze prodotte, relegando il lavoro a un ruolo marginale nell’organizzazione della società, distruggendone il valore sociale. Anche la storia, patrimonio prezioso che nasce dalla memoria, perde significato nel movimento convulso della cronaca, in modo che tutto diventa credibile, anche il contrario di quanto era assolutamente “vero” il giorno prima.
Tutto ciò crea una forte instabilità nei legami sociali ed individuali, comportamenti che sempre più si discostano dalla solidarietà individuale e di gruppo, e tanto meno di classe; si generano relazioni instabili; il futuro decade da opportunità a minaccia.
La nostra azione sarà, quindi, controcorrente, ma rivolta al presente, anche perché un modello costruito sui presupposti sopra descritti non ha futuro.
Impegnati nella lotta per il comunismo anarchico, nulla rinnegando delle tesi politiche passate e della storia del comunismo anarchico internazionale, ma consapevoli della necessità di sperimentare una formula organizzativa che consenta la partecipazione uguale di tutte e tutti alle scelte politiche e strategiche dell’organizzazione politica. Ci proponiamo di sviluppare una discussione approfondita sulle metodiche di intervento, sulle strutture che dovremo darci, consapevoli che la costruzione compiuta di un’organizzazione politica richiede tempi, riflessioni e sperimentazioni.
Le crescenti richieste da parte di compagne e compagni di nostre analisi passate e attuali, dei nostri contributi di riflessione ci hanno indotto a collocare su un sito i materiali prodotti, offerti oggi all’attenzione di compagne e compagni, senza rimpianto o rivendicazioni per lasciti ed esperienze passate, ma nella prospettiva di un sempre maggiore sviluppo della lotta di classe per il comunismo anarchico.