Non ci sono parole per descrivere la mattanza in atto ad opera dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza la cui popolazione è fortunata se “riesce” a morire a causa di un ordigno mortale, perché tutto è causa di maggiore sofferenza, a cominciare dalle ferite strazianti e non curate, dalla fame, dalla denutrizione, dagli sconvolgimenti dell’animo umano per le perdite degli affetti e delle persone care. Quanto sta avvenendo è di un orrore così evidente e grave da coprire un genocidio più lento, ma costante e sistematico, che parallelamente avviene nei territori della Cisgiordania occupata.
Dall’inizio delle operazioni militari Israele ha fatto di tutto per oscurare quando avviene sulla Striscia, perseguitando ed espellendo la stampa, quando non sparando sui giornalisti per
dissuaderli dallo svolgere il loro compito di informazione. Ne sono testimonianza la morte di più di 100 di loro, accompagnata dal divieto di trasmissioni per Al Jazeera, in modo che tutte le informazioni provenienti dalla Striscia vengano filtrate dall’ufficio di propaganda dell’esercito israeliano. Ciò malgrado le notizie filtrano le immagini di immani devastazioni si diffondono perché è praticamente impossibile in una società dello spettacolo,
dell’immagine sopprimere totalmente gli strumenti diffusissimi e semplici da usare di registrazione e ripresa degli eventi.
Benché l’esperienza del Vietnam e della guerra irachena consigliassero il mondo occidentale di nascondere la guerra ciò che avviene è noto e non può che ferire in modo indelebile le coscienze di tutto il mondo, alimentando un antisionismo che negli l’ignoranza delle persone spesso si trasforma in antisemitismo, tacendo il fatto che se semiti sono gli ebrei altrettanto lo sono i palestinesi.
Desta profondo orrore e sconcerto nei giusti del mondo il constatare che ciò che il popolo ebraico ha subito da nazisti e fascisti e da tutti coloro che hanno praticato l’antisemitismo militante, mettendo in atto i pogrom delle popolazioni ebraiche, viene oggi riproposto ad opera dell’esercito israeliano e a danno della popolazione palestinese.
Mentre i carri armati e blindati dell’esercito israeliano arano il terreno della Striscia di Gaza, dopo aver distrutto le case con la motivazione di voler neutralizzare la rete di tunnel realizzata da Hamas una partita ben più importante per dare al problema palestinese una soluzione confacente agli interessi dello Stato ebraico si svolga in Cisgiordania.
Apartheid e pulizia etnica in Cisgiordania
In Cisgiordania oltre la Linea Verde del 1967 sono già più di 500 mila gli insediamenti grandi è piccoli creati dai Settler (coloni).israeliani sostenuti dal governo e protetti dall’esercito. Si tratta di immigrati ebrei provenienti dagli Stati Uniti ma anche da paesi dell’est che si insediano sulle terre palestinesi con una tecnica militare di pulizia del territorio e successiva occupazione. Dopo aver creato un insediamento sotto forma di accampamento costoro si dedicano a segare gli ulivi e le piante da frutta dei palestinesi per impedire loro di coltivare il terreno, insabbiano i pozzi e distruggono le condutture di irrigazione, rendono inabitabile il terreno costringendo la popolazione alla fuga per mancanza di possibilità e per il terrore sostentamento e grazie al terrore di subire violenza senza alcuna possibilità di difesa. Le strutture di assistenza alla popolazione di palestinese come quelle sanitarie, quelle di assistenza e aiuto alimentare, e qualunque
infrastruttura necessaria alla vita vengono sistematicamente distrutte mentre l’esercito provvede a confiscare terreni con la motivazione di garantire l’ordine pubblico sul territorio. Con queste tecniche la popolazione palestinese viene sempre più marginalizzata nei centri abitati e nei campi profughi ridotti ad enclave, circondate da una presenza ebraica ostile che non trascurò nessuna occasione per praticare la violenza.
Nel mese di gennaio sono stati registrati 108 attacchi, nel mese di febbraio 145 e nel mese di marzo 141, più di 250 palestinesi di Cisgiordania hanno perso la vite in aprile e maggio, I morti si contano a centinaia, ma non fanno notizia. La quota “dovuta ” dell’informazione sulla crisi palestinese è assorbita da Gaza, ma intanto la mappa della
Cisgiordania viene completamente ridisegnata al ritmo di circa 70-100 ettari di terreni coltivati e su proprietà di palestinesi “passati di mano” o sequestrati dall’Idf con la motivazione di “evitare attriti ”.
In ogni momento, centinaia di migliaia di abitanti dei villaggi palestinesi subiscono aggressioni di ebrei in abiti religiosi, armati di fucili o pistole, mazze o pietre, molotov o torce, e dotati di ogni cosa utile per appiccare un incendio doloso. Migliaia gli ulivi, i mandorli, tagliati con le seghe elettriche o i campi bruciati col kerosene così le greggi dei
pastori palestinesi non potranno più pascolare. Le condotte di acqua vengono tagliate per assetare “gli arabi ” e tutto ciò avviene con la protezione del governo e dell’esercito, nell’indifferenza della maggioranza degli israeliani. Itamar Ben-Gvire Bezaleh Smotrich — ministri del governo – sostengono che la terra appartiene agli ebrei per diritto divino.
I coloni armati con gli M-16 forniti dall’Idf, muniti di radio per comunicare. Impongono posti di blocco all’uscita dei villaggi arabi; molte strade sono state ostruite con blocchi di cemento e per i palestinesi un piccolo spostamento diventa problematico, perché molte strade sono ad essi precluse. Non è un caso che i sudafricani che queste tecniche
hanno conosciuto sulla loro pelle abbiano denunciato il governo israeliano davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja per apartheid Sanno bene che alla lunga le continue vessazioni produrranno il risultato desiderato: o “emigrazione volontaria” o espulsione di massa “punitiva”.
Molti in Israele considerano il ruolo di coloni come una missione voluta da Dio e il movimento nazionalista ebraico, che ha potuto operare impunemente per decenni si è oggi così rafforzato nel paese da rappresentare una forza che è centrale nella società.
G.L.