Un governo piccolo piccolo

Dopo un anno di Governo Meloni un bilancio si impone: la sua attività somiglia a quella dell’amministrazione di un condominio, peraltro a gestione familiare, che si limita all’ordinaria amministrazione e a qualche intervento d’emergenza. condito dalla faziosità che caratterizza i rapporti tra amministratore e condomini. Un condominio dove le cariche che contano sono distribuite tra i fedelissimi, a volte tra i parenti, nel quadro di una gestione familiare del sodalizio. Un condominio con il bilancio bloccato, perché i precedenti amministratori hanno provveduto a spendere tutto il possibile e l’ultimo di essi ha preso impegni e impostato le poste di bilancio in modo così rigido che per un anno non è rimasta che l’ordinaria amministrazione. Un prezzo che consapevolmente la Meloni ha pagato pur di farsi chiamare la volata al governo del paese.
Utilizzando il fatto che il bilancio e stato impostato da Draghi, anche con gli interventi necessitati per tamponare le emergenze è stata esercitata la discrezionalità, si sono fatte delle scelte, prove ne sia che dopo lo spot pubblicitario della visita ai luoghi
dell’alluvione in Romagna il governo ha centellinato gli aiuti alle vittime, forte del fatto
che il disastro ha investito una Regione governata dall’opposizione: lo sanno bene gli
alluvionati della Romagna come quelli della Toscana che aspettano ancora qualche euro e hanno come unica alternativa quella di rimboccarsi le maniche e fare da soli.
In questa situazione il Governo ha avuto buon gioco nel sostenere di aver provveduto all’ordinaria manutenzione, quando e come ha potuto, stando ben attento a favorire gli inquilini amici, quelli che lo sostengono nel rinnovo della carica ad amministratore del condominio, lasciando irrisolti e spesso aggravando i problemi degli altri. La conseguenza si è vista, chiara. I più poveri colpiti in modo inesorabile, con l’abolizione del reddito di cittadinanza e di tante altre piccole facilitazioni e benefici come il buono casa, l’aiuto alle donne in difficoltà ecc. Le risorse così reperite sono andate a privilegiare alcune piccole categorie di fedelissimi, a modificare la tassazione a favore
dei lavoratori autonomi, di questo o di quel gruppo, al quale è stato concesso qualche piccolo vantaggio, con il risultato che due lavoratori che percepiscono lo stesso reddito pagano meno tasse se sono lavoratori autonomi e più tasse se sono dipendenti.
Il resto dell’azione di governo è stato costituito da provvedimenti spot come quello sui rave, con il quale il Governo ha inaugurato la propria azione e poi a seguire interventi disastrosi su una delle questioni politiche nodali nella propaganda della destra: la questione migranti. I comportamenti e le responsabilità nel naufragio di Cutro e il decreto che ne è seguito sono la dimostrazione dell’incapacità, della disumanità, dell’incompetenza, dell’inefficienza della politica del Governo a proposito dell’immigrazione.
Con il passare del tempo e l’avvicinarsi della nuova legge di bilancio si è visto che i margini di manovra e le disponibilità economiche sono pressoché inesistenti e allora ecco montare la “sceneggiata Lampedusa,”. Bloccando il soccorso in mare delle ONG con il decreto Cutro si è fatto in modo di dirigere verso un unico fulcro il flusso dei migranti, cosi che l’emergenza divenisse palese ed evidente, aiutata dalle guerre, dai disastri naturali, dalla fame e dalla miseria crescente. Ha trovato così una giustificazione lo scellerato e fantomatico accordo con il Governo tunisino per il
contenimento forzoso dei migranti in strutture di detenzione, mettendo in mano a un dittatore razzista come Kaïs Saïed il rubinetto del flusso dei migranti, consegnandosi in ostaggio di una politica ricattatoria, sostenuta e finanziata dall’Unione europea la quale, al pari del governo italiano, non ha nessuna intenzione di affrontare le vere cause della migrazione, costituite dallo sfruttamento delle economie nei paesi di origine, dalle scelte imposte alle agricolture in quei paesi, dallo sfruttamento delle ricchezze minerarie di quei popoli, dalle guerre, dagli eventi climatici e natrurali.
L’Unione europea, come l’Italia, si nascondono dietro la foglia di fico della crisi climatica, neanche ammessa da tutti, ma si guardano bene dal proporre il contenimento dello sfruttamento che ogni giorno l’occidente, e non solo, operano nei confronti delle economie dei paesi poveri, drenandone le risorse, distruggendo le loro economie di
sussistenza, seminando fame e miseria tra le popolazioni disperate e, costrette a cedere con l’emigrazione, le loro forze migliori. Previsioni catastrofiche sulla crescita demografica dell’Africa vengono sbandierate per preconizzare una ineluttabile invasione dell’Europa, evitando di sottolineare che ormai la maggioranza della popolazione africana è inurbata e che ciò inevitabilmente – come ovunque – è destinato a produrre a breve denatalità, per cui il vero problema sarà costituito dall’attività predatoria dei paesi ricchi che sottrarranno risorse giovani all’Africa, compromettendone lo sviluppo.

I successi del Governo

Il governo rivendica come un proprio successo la tenuta dell’economia italiana, forte del sostegno dei dati che vengono dal mercato. L’economia italiana sta affrontando la congiuntura economica con particolare successo, mantenendo un tasso di crescita sia pur modesto a fronte dell’economia tedesca in recessione. La positività della situazione sarebbe attestata anche dal tasso di occupazione alto come non mai.
Ciò che però il Governo trascura di dire è che sta beneficiando dell’onda lunga del  rimbalzo economico seguito alla pandemia e dei provvedimenti economici di rilancio delle attività economiche adottati dal governo Conte e poi sostenuti dal governo Draghi. Inoltre, non sono ancora palesi ed evidenti le disastrose scelte del Governo nella gestione del PNRR e quindi non è a tutti palese a sua inefficienza e incapacità del Governo, la sua mancanza di progettualità, l’assenza di prospettive e di un’idea di paese, mentre ricompare il Covid (ignorato dal Governo) e la sanità è al collasso,
Viceversa, è per tutti chiara ed evidente l’occupazione del potere messa in atto dalla destra, fin nel più piccolo pertugio, dalla gestione della cosa pubblica e dell’economia, con il risultato di avere portato a dirigere il paese una classe politica di incapaci, di impresentabili, di affaristi di professione, di incompetenti. La scelta è decisamente vasta: si può partire dall’entourage della premier, dal suo amato cognato, il quale si è detto allarmato della sostituzione etnica alla quale il paese sarebbe esposto e al tempo stesso ha dichiarato che i poveri in questo paese mangiano meglio dei ricchi. Gli hanno fatto eco in ripetute occasioni, i non parenti Ministri dell’istruzione e del demerito e della cultura, e l’ineffabile sottosegretario Sgarbi con il suo compare Morgan, e tanti, tanti altri ministri e sottosegretari, manutengoli delle più diverse professioni, così numerosi da perderne il conto. Ciò malgrado brilla tra questi la Ministra della famiglia, che non
tralascia occasione per esternare inaccettabili stupidaggini ed offese alle donne, al punto da far ritenere la lapidazione una pratica accettabile e necessaria i contesti estremi.
L’occupazione del potere non si è fermata agli scranni parlamentari e al Governo, ma ha riguardato l’informazione, attraverso la rimozione forzata o “volontaria” di operatori scomodi, in modo da poter normalizzare la veicolazione dei messaggi diretti all’opinione pubblica, escludendo la presenza di ogni voce anche minimamente critica, con il risultato di una consistente diaspora di oppositori, benché moderati, dai mezzi di informazione.
Rimane il fatto che in assenza di risorse economiche da gestire per premiare questo o quel gruppo sociale, le ricette identitarie del Governo, il suo riproporre costantemente istituti del compianto ventennio, è stato lo strumento attraverso il quale far comprendere a tutti che il vento è cambiato, che una nuova era si prepara per il paese.

Il contrasto all’emigrazione come arma di distrazione di massa

Mentre ogni giorno nuovi morti sul lavoro allungano un tragico elenco, mentre l’inflazione morde, i salari perdono il loro potere di acquisto, il lavoro diventa sempre più precario e peggio pagato, la sanità cade a pezzi, la scuola anche, si progettano opere faraoniche come il ponte sullo stretto, mentre i trasporti interni degradano, con migliaia di ponti che rischiano il crollo, strade in dissesto, trasporti ferroviari secondari in continuo degrado e con il dissesto idrogeologico che la fa da padrone, i partiti di governo hanno fatto partire la campagna elettorale per le elezioni europee, scatenando la competizione a destra per utilizzare l’emigrazione come l’arma risolutiva di distrazione di massa.
Lega e Fratelli d’Italia, convinti come sono che la concorrenza è l’anima del commercio e foriera di sicuro successo, hanno scatenato una competizione per rivendicare a sé la lotta contro l’emigrazione definita tout court clandestina. Mentre la Meloni si appoggia ad Ursula von der Leyen, proponendosi come una delle sostenitrici della sua futura rielezione ed ottenendone in cambio la promessa del sostegno economico per comprarsi il consenso dei governanti degli Stati rivieraschi del Nord Africa, affinché essi, lautamente pagati, detengano gli immigranti, arrestando i flussi verso l’Europa, Salvini fa asse con la Le Pen, per riproporre i suoi decreti e al tempo stesso procurarsi i voti dell’elettorato a sostegno di una gestione di destra della Commissione europea, nell’eventualità e nella speranza che la strategia della socia Meloni non consegua il risultato a cui aspira, in realtà aspirando egli stesso ad offrirsi come un’alternativa agli alleati neofascisti, forte del fatto di proporsi più fascista e nazista di loro.
Di fronte a un’opposizione inconsistente, incapace di proporsi come reale alternativa ad una proposta politica delinquenziale, la strategia dei due rischia di avere successo. Non basta, come fa la sinistra, ripetere che i problemi sono altri e che l’emigrazione è un falso problema, ma occorre rispondere in prima battuta al problema migratorio e dire, con chiarezza, prioritariamente, che esso non si risolve se non rinunciando a depredare delle loro risorse i paesi di provenienza dei migranti, in modo da consentire ad essi di vivere una vita dignitosa.
Solo dopo la riscoperta della solidarietà internazionalista, come elemento necessario delle relazioni fra i popoli, ma anche come strumento principe per risolvere, o quantomeno affrontare, il problema, migratorio, vanno impostate delle lotte concrete sul salario, sul lavoro, sulla sanità, sui servizi, sulla scuola e quant’altro è necessario ad una buona qualità della vita, non dimenticando il rifiuto delle armi, delle spese militari e della guerra, che non solo semina morti, ma dissipa le risorse disponibili, necessarie ad una migliore qualità della vita.

La Redazione