LA VALANGA GIALLO-AZZURRA

Le elezioni, contrassegnate da una legge infame, quasi fatta per vendetta o per l’ultima ratio dei disperati, ci consegna un risultato chiarissimo.
I 5 stelle sono il primo partito.
La lega ottiene un risultato storico.
E queste percentuali stanno all’interno di un elevato numero di partecipanti (non sono il 40% del 50% per intenderci).
Quindi, a meno di non considerare la maggioranza relativa del popolo votante come una massa di imbecilli perché non ha votato “perbene”, senza 5 stelle non si potrà fare nessun governo.
Una maggioranza di “minoranze” sarebbe un gravissimo errore che i partiti di questa coalizione pagherebbero molto caro e i 5s andrebbero al 60% alle prossime elezioni.
I piccoli partiti rimangono tali e la “paura” Casapound era del tutto infondata. Io lo sostengo da tempo, ma l’”antifascismo elettorale” ha acchiappato ancora tanti in buona fede. Non è sotto il profilo elettorale che quelle forze possono ottenere visibilità. Il fascismo fu una cosa seria, fu un regime che ebbe bisogno di soldi, appoggi di industria e agrari, delle classi dominanti. Oggi nessun industriale e tanto meno finanziere, nell’era del consumo globale, potrebbe pensare anche solo minimamente ad appoggiare forze come queste.
LEU non ha funzionato. Si tratta di proposte vecchie e stantie che non interessano più nessuno. Uomini e idee del secolo scorso, per di più avanzate (è il verbo giusto) da chi ha contribuito a devastare l’intera sinistra italiana. Non erano credibili, e il loro progetto poteva interessare solo una minoranza colta e preparata. Per questo, al di là di come abbia condotto la campagna, è stata da una parte accomunata al partito originario (e quindi all’establishment) mentre dall’altra non si è capito bene il progetto politico. Anche questa lista è in realtà apparsa come una Reunion dell’ultima ora abbastanza eterogenea e con aspetti non facilmente comprensibili. Va dato atto di aver condotto una campagna con estrema correttezza e metodo abbastanza estranei al clima generale. Ma, come si dice, quando la valanga parte non sta a guardare chi e cosa travolge
PAP è da ammirare per la volontà dei propri militanti e di chi lo ha sostenuto. Lo dico oggi dopo averlo pensato fin dall’inizio. Non vedo futuro per questa lista. L’eterogeneità è troppa, davvero troppa, perché essa possa trasformarsi in un qualcosa di strutturato. Alcune battaglie messe nel programma elettorale, benché condivisibili, sono incomprensibili ad un popolo spoliticizzato ormai da 30 anni. Anche qui, e specularmente a quanto sopra riportato, l’egemonia non la si fa con l’antagonismo ma con la capacità di farsi capire da quelli che sono lontani e non dovrebbero esserlo. Altrimenti è meglio cambiare mestiere. La lista ha avuto quindi il risultato che si prospettava e che corrisponde alle esperienze simili degli ultimi anni. Ammirevole è stata la capacità di mobilitazione dei suoi militanti e altrettanto ammirevole lo sforzo enorme fatto da persone che si sono spese in prima persona. Ma se si ripresentasse lo stesso progetto fra 5 anni, il risultato sarebbe lo stesso, se non peggiore.
La microidentità politica non può reggere in un confronto elettorale. E anche qui, il sospetto, vago, è che il “popolo” sia una cosa maledettamente complicata e che necessità per poterlo rappresentare un bel po’ di studio e ascolto.
Il PD, in pratica finisce qui. Il “perdente” di successo che lo ha guidato con mano ferma e sicura ha portato in fondo il suo progetto, ovvero distruggere quello che restava di una ormai annacquata e perfino pericolosa sinistra rosè. Non porteremo certo il lutto al braccio per questa notizia e, anzi, ci meravigliamo che ancora milioni di italiani continuino a sostenere un qualcosa che non è neppure più un partito ma un insieme di potentati gestiti da Ras locali (che, in mancanza di un Benito Mussolini che ogni tanto mandava qualcuno al confino, si cannibalizzano davvero a morte). Un insieme tenuto da accordi inconfessabili, sottoboschi (il plurale non è casuale) inguardabili, scambi di favori.
Dopo l’imbarazzante uscita del segretario c’è da chiedersi se qualche anelito di razionalità alberghi ancora nei militanti di quella cosa prima che il precipizio se li porti tutti via.
Un uomo di successo, arrogante, spregiudicato e del tutto inconsistente (creazione soprattutto della stampa borghese per distruggere quello che restava del vago ricordo della sinistra italiana) che ha perduto tutto il perdibile. Questo fa sì che non di calcolo razionale si sia trattato, ma di infatuazione religiosa a sfondo mistico. In ogni caso prima chiudono le tende meglio è per tutti.
Berlusconi è un morto che cammina e, in pratica, non parla. Il risultato ottenuto mette in forse l’accordo preventivato con il PD di cui le parole di Renzi accennate sopra paiono la rabbiosa pietra tombale.
La lega, il partito più vecchio in parlamento, vince e stravince. Non tanto e non solo sull’immigrazione ma sulle parole che per le persone comuni (quelle che da 10 anni la vedono sempre peggio) paiono un sogno: “abolire la legge Fornero”.
“Pane e pace” gridavano i Bolscevichi non “l’Europa chiede che rientriamo nel 3%”, oppure “si la sindaco la sindaca”.
Ancora oggi si leggono, sui social, i commenti di sedicenti sinistri che chiedono preoccupati quali saranno le reazioni del mercati.
In quella domanda sta la risposta della loro futura scomparsa.
E la meraviglia che ancora esistano.

Andrea Bellucci