Le elezioni regionali in Liguria hanno visto la partecipazione di pochi intimi, il 45,9% degli aventi diritto, che hanno diviso a metà le loro preferenze, raggiungendo il clamoroso risultato che il 22,6% degli elettori prende tutto: siamo al “governo della minoranza”.
L’atteggiamento degli elettori è indice evidente di una sfiducia totale nella politica che deriva dalla consapevolezza che la vicenda corruttiva è assai complessa e che a salire sulla passerella dello yacht del patron del porto di Genova erano politici di destra e di sinistra, anche se probabilmente le percentuali con le quali percepivano i favori erano diverse, come del resto sembra dimostrare il risultato elettorale. La gran parte degli
elettori ha deciso di chiamarsi fuori da questi giri di valzer, dalle feste patronali organizzate ad hoc per finanziare un candidato, dalle gare ciclistiche, come dai raduni politici sotto forma di cene sociali, per sostenere questo o quello tra i portatori di interessi, nella convinzione che i partiti non hanno più alcuna alternativa credibile da
offrire all’elettore che voglia effettivamente che tutto cambi.
In questa situazione drammatica si inseriscono alcune necessarie considerazioni che riguardano la fine ingloriosa di un partito, quello dei 5 Stelle, con il suo presidente ridotto al ruolo di guardiano delle 5 stalle (vuote perché i buoi sono scappati!) o forse quattro, visto le percentuali di voto conseguite dal partito. C’è poi lo psicodramma di un comico, ex fondatore del partito in questione, che non si rassegna e, a fronte della
degenerazione della sua creatura, vorrebbe ricorrere all’eutanasia, dimenticandosi che perché questa venga praticata, bisogna che coloro che sono destinati a morire scelgano di esservi soppressi.
Né il dramma si ferma alla componente di sinistra dello schieramento politico perché, al di là di ogni considerazione personale, il candidato vincitore del confronto è notoriamente un malato terminale, con una aspettativa di vita inferiore alla durata del suo mandato, abbarbicato a potere né più e né meno di quanto Mastro don Gesualdo non fosse avvinto alla sua roba: evidentemente gli interessi in gioco devono essere tanti, per impegnarsi fino allo stremo, o forse dobbiamo riscontrare in questa attitudine alla competizione elettorale, magnanimamente, un segnale di attaccamento alla vita e di impegno civico!
D’altra parte era difficile che il risultato fosse diverso, vista la portata degli interessi in gioco, costituiti dalla realizzazione e dalla gestione dei profitti derivanti dalla costruzione della diga foranea, visto gli affari che si possono fare occupandosi delle opere per l’attraversamento di Genova, della “Gronda”, ma anche di quello sotterraneo Si racconta che il vincitore della competizione è il più adatto, perché ha saputo gestire la
ricostruzione del ponte Morandi, dimenticando che ciò è stato possibile solo grazie alla magnanimità e al genio di Enzo Piano, che si è prestato per mettere a disposizione, pressoché immediatamente, un progetto per la sua realizzazione.
Si vocifera di un grande rilancio di Genova come hub portuale, omettendo di ricordare la cancellazione totale dell’industria ligure e la riduzione della regione a erogatrice di servizi turistici, permettendo, a margine delle lottizzazioni per il turismo di lusso, le piccole e medie attività alberghiere, che vanno ad alimentare una diffusa e clientelare economia residuale di servizi, mentre le popolazioni delle valli che portano a mare, abitate da popolazioni sempre più povere, sono ridotte a mendicare un lavoro difficile da trovare e ad essere succubi dei potentati locali e delle clientele, alle quali sono costrette ad offrire il loro voto La situazione sociale attuale delle popolazioni che abitano nella provincia di Imperia è significativa ed emblematica a riguardo e particolarmente
significativa, ma dei suoi problemi non vi è stata traccia nella campagna elettorale al riguardo. Se i partiti della sinistra vogliono riprendere in mano la gestione della Liguria non possono riscoprirne l’esistenza alla vigilia delle elezioni o a fronte di uno scandalo sulla compravendita di voti e sul finanziamento della campagna elettorale. Devono mettere a punto un progetto per il rilancio della Regione che non può limitarsi a promettere di risolvere i problemi della sanità, (anche se questo sarebbe già tanto), ma deve porsi come primo obiettivo la sua rinascita e la sua reindustrializzazione, attraverso una programmazione attenta e sapiente del territorio, anche interno, che sappia coniugare la politica dell’accoglienza, finalizzata a rigenerare la sua popolazione, la valorizzazione del territorio, l’impianto di attività produttive legate alla nuova economia del mare e alla riscoperta degli antichi saperi liguri.