La Presidente del Consiglio in carica ha fatto del premierato una delle cifre della sua proposta politica, ma più coerentemente avrebbe dovuto spiegare agli italiani che il suo Governo è di fatto un protettorato del grande capitale finanziario, rappresentato da un pool aggregato intorno alla Goldman Sachs che mette in atto una gestione dello Stato il più lontana possibile dal sovranismo del quale il suo partito fa sfoggio, trasformando l’Italia in una colonia. Lo dimostra il fatto che l’ascesa al governo della Meloni è stata gestita e preparata con attenzione dal primo fiduciario storico di questo aggregato finanziario, Mario Draghi,che ne è l’agente, che ha tracciato le linee della politica economica del paese, prima di lasciare il governo, di fatto ingabbiando quello che gli è succeduto, in un percorso obbligato all’interno del quale, pressato dal debito pubblico di 3000 miliardi, ha obbligato ad operare la titolare pro tempore del protettorato, costretta a muoversi seguendo il percorso tracciato. Siamo di fronte ad in Governo etero diretto, prova ne sia che, a garanzia che le linee politiche tracciate saranno seguite, mantiene al ministero del Tesoro lo stesso titolare Giorgetti, che ne prosegue la politica economica. Come altro tratto caratteristico il premier uscente ha imposto la scelta atlantista di stretta obbedienza USA, ad in partito che prima di ascendere al potere la interpretava in modo “critico”, vincolandolo ad una politica acritica pro Kiev che ha costituito la garanzia di affidabilità sia verso gli ambienti NATO che verso l’alleato statunitense.
Ora che i termini di questa operazione politico-finanziaria sono sempre più chiari ed evidenti, e il piano si è disvelato, gli ottusi e sciocchi esponenti dei partiti della cosiddetta sinistra che hanno sostenuto Mario Draghi e il suo governo, dovrebbero coerentemente fare atto di costrizione, indossare il cilicio, guardarsi allo specchio, dandosi di imbecilli e chiedere soprattutto scusa al paese per la loro dabbenaggine e la loro imbecillità cronica, a meno che non fossero complici consapevoli di questo disegno.
Certo si tratta di un colonialismo di tipo nuovo. dove ad essere posto sotto tutela non è tanto il territorio dello Stato, ma la sua politica. La nomina del titolare del protettorato serve a chi tira le fila dell’operazione per realizzare un disegno più ampio ed ambizioso che mira ad orientare l’intero continente europeo, segnatamente l’Unione europea, come dimostra l’incarico ricevuto di mettere a punto le linee programmatiche possibili della futura politica economica e di sviluppo dell’Unione. È questo il senso e il fine della Relazione Draghi, commissionatale dall’establishment comunitario.
La predisposizione tale strumento è stata utilizzata come malleveria per dare palese dimostrazione delle capacità politiche del Nostro, preceduta dal successo ottenuto ponendo il Governo del paese da lui precedentemente gestito, sotto un protettorato artatamente costruito utilizzando a tal fine, furbescamente, un’ideologia politica articolata che le consente di raccattare per strada le forze politiche necessarie a sostenere il progetto con il consenso.
La nuova forma di governo che si propone, più che premierato, può più chiaramente definirsi quindi protettorato, poiché consente di porre lo Stato sotto tutela e l’operazione è già in atto, perché non ha bisogno di riforme istituzionali da fare approvare per essere messa in atto.
Una volta che si comprende quale sia il progetto si capisce anche perché la premier al Governo, malgrado il voto contrario alla nuova Commissione dell’unione rimane nella stanza dei bottoni, attraverso la nomina di un Commissario esecutivo e al tempo stesso mantiene ininterrottamente immutato il consenso dell’elettorato, a datare dalle ultime elezioni.
Si comprende con maggiore facilità come sia stato possibile influire sull’occupazione, a condizione che si analizzi il costo del lavoro: si capirà allora che la piena occupazione o quasi è data dalla necessità per sopravvivere di accettare il lavoro povero, anche quello che rasenta la schiavitù, da parte di una componente della popolazione che è cronicamente incapiente e che, benché lavori è percettore di redditi così bassi da non consentire nemmeno il minimo vitale: più semplicemente la scelta è tra accettare queste condizioni o morire di fame. La cartina di tornasole, per capire questa manipolazione del mondo del lavoro, è costituita dal fatto che un tal tipo di economia e di utilizzazione della forza lavoro non produce una crescita, né della produttività. né della competitività, ma solo profitti; e infatti queste sono le caratteristiche apparentemente incomprensibili di questa fase economica. Un altro indicatore della natura selvaggia e indiscriminata dello sfruttamento in atto è costituito dalla crescita esponenziale degli incidenti sul lavoro che sono indice del pressappochismo con il quale vengono implementate le procedure di sicurezza sul lavoro, a tutto a discapito
tutela della vita umana, pur di far crescere ritmi e intensità del lavoro e quindi sfruttamento e profitti.
Legge finanziaria: un flop annunziato
Una volta definita la cornice nella quale la politica opera è facile comprendere quale sarà il percorso obbligato lungo il quale si dispiegheranno le linee della nuova legge finanziaria che imporrà al paese non solo politiche di austerity finalizzate a rispondere alla procedura di infrazione del debito notificatale dall’Unione europea e coerente con il patto di stabilità irresponsabilmente sottoscritto, ma anche volte a ristrutturare la redistribuzione della ricchezza tra ceti e classi in modo funzionale al mantenimento ed anzi al rafforzamento del blocco sociale che sostiene questo Governo.
Si spiega così l’espansione della flat tax per gli autonomi in modo da alleggerire il peso fiscale verso questa categoria nella direzione di rendere il fisco sempre più ingiusto; fine analogo ha il concordato preventivo in materia fiscale e in genere tutta la politica fiscale adottata dal Governo. Sono i lavoratori a reddito fisso e i pensionati a dover sopportare il peso della finanza pubblica, perché essi sono economicamente fragili, ma sono tanti e quindi è più facile colpire nel mucchio.
Di maggiori risorse per la sanità. per i servizi, per la scuola, neanche a parlarne, perché per quanto riguarda questi settori bisogna tirare la cinghia e mettere mano al portafoglio di ogni famiglia. In coerenza con la politica populista e il mito della nazione verrà varata qualche grida a sostegno della maternità, limitandosi ad aumentare detrazioni o a mantenere bonus, ma ben guardandosi dall’intervenire su qualità e quantità dei servizi il che sarebbe il solo strumento che, creando strutturalmente attività di sostegno per le donne, potrebbe contribuire a migliorare la situazione demografica.
Per quanto riguarda l’istruzione dopo il fallimento del liceo made in Italy si pensa di mettere mano alla riforma degli istituti professionali con l’intento di favorire l’industria ma di fatto creando ulteriori carrozzoni, attraverso l’espansione delle attività integrate scuola lavoro che producono soltanto aumento degli incidenti sul lavoro, coinvolgendo prima del tempo e senza adeguata preparazione i giovani nelle attività lavorative. Si trascura così il vero nodo della formazione che è costituito dal fornire capacità professionali tali da essere fungibili. a fronte del mutare delle tecniche produttive e all’introduzione di sempre nuove tecnologie, conferendo al lavoratore una professionalità alta, capace di adattarsi allo sviluppo tecnologico.
La fragilità del progetto
I pericoli per il progetto di ristrutturazione produttiva e per la formattazione di una nuova società in Italia, prona e disponibile ai bisogni del capitale, che ricorra all’utilizzo criminale dell’energia nucleare come propone l’incompetente Pichetto Frattin, ipotizzando i mini reattori che non esistono, non risiedono in una resipiscenza delle forze politiche di sinistra, le quali sono totalmente succubi del progetto del capitale, quando non lo assecondano in ogni modo possibile.
Vengono piuttosto dall’inadeguatezza del personale politico che fa da contorno alla premier, come dimostrano le recenti squallide vicende relative al caso Sangiuliano, i processi pendenti sulla titolare del dicastero del turismo, quelli relativi a sottosegretari e manutengoli del Governo, variamente distribuiti negli incarichi conferiti agli amici della premier sulla base del certificato di fedeltà e di militanza politica.
Occorre capire che per mettere in atto un progetto del tipo di quello che abbiamo appena descritto occorre una schiera di esecutori fedeli che è esattamente quella della quale il partito al governo dispone, avendola allevata in una attività di militanza politica rancorosa e frustrata dalla sindrome della fogna, la quale è dominata da un sentimento di rivalsa e di rivincita, che deriva dalle frustrazioni accumulate. Tornando ad operare nella società civile e ascendendo a posti di potere, la puzza immonda che costoro emanano non è facilmente riassorbibile, quant’anche usino i migliori deodoranti in commercio, considerato che messi di fronte all’insorgere delle prime difficoltà o intravedendo la possibilità di esercitare il potere, meglio se sessuale, offrendo in cambio l’accesso alla torta, oppure costoro non tralasciano occasione per realizzare le loro aspirazioni di sostanziale violenza e prevaricazione sugli altri.
Paradossalmente, nella situazione data, l’opposizione al Governo si trasforma in gossip, assurge ad esponente dell’opposizione il sito di Dagospia, che mette in piazza i giorni e le notti brave di questa classe politica affaristica, che non si fa scrupolo di trarre profitto degli incarichi ricevuti per esercitare quel potere del quale è digiuna e che per lungo tempo gli è stato negato. La questione politica diviene purtroppo questione psichiatrica.
La sinistra nelle istituzioni e l’opposizione nel paese
A fronte dei partiti presenti in Parlamento, incapaci di fare una efficace opposizione, quando non complici del progetto che abbiamo appena descritto, partiti che corrono verso la definitiva cesura del rapporto con il loro elettorato, sostenendo la guerra, in Ucraina come in Medio Oriente e condannandosi all’emarginazione e alla sconfitta occorre fare di tutto perché rinasca l’opposizione sociale nelle piazze come nei luoghi di lavoro traendo esempio dalla mobilitazione popolare e di classe sviluppatasi in Francia e iniziando con l’opporsi alla guerra: in Italia come in Francia!
La Redazione