Due considerazioni sull’Ucraina

La retorica bellicista Zelensky ci ha abituato ad ascoltare le sue continue richieste del diritto dell’Ucraina a conservare i suoi confini e a difenderli dalle pretese della Russia. Tuttavia, a ben guardare, formulando le sue richieste Zelensky specula sulla nostra ignoranza e buona fede. Basti a dimostrarlo un’attenta lettura nella cartina che di seguito riproduciamo:Zelensky considera sacri ed inviolabili i confini dell’Ucraina per come sono stati tracciati dopo la fine della Seconda guerra mondiale e la pace di Yalta, a tutto vantaggio di quella che fu l’Unione Sovietica. Infatti, in quell’occasione venne annessa l’Ucraina l’area occidentale del paese che fa capo a Leopoli, un territorio storicamente di lingua e tradizione polacca, unitamente alla Rutenia Cecoslovacca che invece apparteneva storicamente alla Slovacchia.
Inoltre, ai confini occidentali del paese vennero annesse all’Ucraina territori rumeni posti sia a nord della Romania e della Moldavia che al sud nell’area che separa la Moldavia dal Mar Nero, (come è ben visibile dalla cartina), territori questi abitati da popolazione di lingua rumena e russa.
Il trasferimento della giurisdizione Ucraina della Crimea è ancora più tardo e risale al 1954, a seguito di una decisione del governo dell’URSS che, nel quadro dell’unità del paese, ritenne più funzionale affidare l’amministrazione della Crimea all’Ucraina che lasciarla indipendente o gestirla centralmente dalla lontana Mosca. Come si evince dalla cartina riprodotta contestazioni vi erano da tempo su chi dovesse esercitare la giurisdizione sull’area ad Est di Mariupol a dimostrazione che l’area del Donbass era considerata contendibile.
Alla luce di quanto avvenne dopo il dopo il 2014 non vi è dubbio quindi che i territori contesi, sui quali oggi si combatte, rappresentano da tempo un contenzioso al quale corrisponde uno status dei territori tutt’altro che definito e che pone non pochi interrogativi in relazione alla tutela delle minoranze che lo abitano, siano esse etniche che linguistiche, rispetto alle quali sarebbe saggio consentire un pronunciamento referendario attraverso un pronunciamento realmente libero delle popolazioni interessate o comunque assicurare realmente una tutela dei diritti delle minoranze nel rispetto del diritto internazionale al riguardo.

La produzione agricola dell’Ucraina e la guerra

Chiarita questa questione pensiamo sia il caso di interrogarsi su quali siano gli effetti della guerra sulla capacità produttiva di cereali dell’Ucraina che prima della guerra era da considerare l’eccellenza economica di quest’area, domandandosi quanto la questione agricola ha inciso sullo scoppio della guerra determinando l’attuale scontro di interessi.
Ci chiediamo anche quali sono stati gli effetti dei combattimenti in corso sia sulla riduzione delle capacità produttive dei territori, a causa degli eventi bellici, per la ridotta manodopera, per effetto dei combattimenti in corso e quale sia la qualità delle merci prodotte in ordine al rispetto dei criteri di salubrità e genuinità del prodotto. dopo gli effetti conseguenti agli eventi bellici, all’inquinamento delle aree, al deterioramento del territorio, domandandosi infine se i cereali e le derrate alimentari prodotte in quei territori sono ancora in grado di superare i criteri di salubrità richiesti dai regolamenti
comunitari per consentire loro di essere venduti e circolare liberamente nel territorio dell’Unione, al quale oggi prevalentemente si dirigono e sono destinate le derrate alimentari prodotte in Ucraina.
A chi ancora si ostina a parlare della guerra in Ucraina come dello scontro tra la Russia, paese aggressore e imperialista, e l’Ucraina, paese aggredito e vittima dell’imperialismo neo zarista di Putin, sommessamente facciamo notare che la guerra in atto e stata anche causata dal conflitto insorto in Ucraina e tra le multinazionali agroalimentari
dell’occidente, alleate degli oligarchi ucraini nell’accaparramento delle terre statali ucraine messe in vendita, sottratte alla disponibilità dei piccoli contadini in rivolta, e gli oligarchi russi che pretendevano di acquistare le medesime terre e di disporne per i loro investimenti, ostacolati ed impediti dalle lobby precedentemente segnalate. Si consiglia al riguardo una attenda consultazione della legge Ucraina del 2019 sulla privatizzazione delle terre statali.

Ciò premesso, rileviamo che dopo il blocco navale russo che ha impedito o comunque fortemente ostacolato l’esportazione dei cereali prodotti in Ucraina verso i loro tradizionali mercati del terzo mondo, la produzione ucraina, benché fortemente ridimensionata per effetto degli eventi bellici e non poco inquinata per la medesima ragione, si è principalmente diretta, attraverso i cosiddetti “corridoi di solidarietà” creati per l’iniziativa dell’Unione europea, verso i porti del Nord Europa, dell’Adriatico e prendendo la via dei porti del Danubio verso il mare.
La gran parte delle merci, è noto, è transitata via terra attraverso trasporti ferroviari e poi marittimi, attraverso le vie d’acqua interne, attraverso trasporti su gomma ed ha avuto bisogno di stoccaggi nei paesi di passaggio e di transito. Di questa situazione hanno approfittato i commercianti internazionali di prodotti agricoli, per fare incetta di grano, di mais, di olio di girasole, di riso e di quant’altro prodotto in Ucraina. per utilizzarlo in alternativa ai medesimi beni, prodotti a cura dei contadini magiari, slovacchi, bulgari e polacchi, i quali hanno visto crollare del 50% i prezzi del loro prodotto ed oggi protestano veementemente, nell’approssimarsi delle elezioni europee, per la concorrenza sleale dei prodotti ucraini.
La loro voce ha toccato gli interessi elettorali e i cuori dei diversi governi interessati, al punto che essi hanno interrotto il funzionamento dei cosiddetti “corridoi di solidarietà”, malgrado la promessa di compensazioni ad opera del Europa comunitaria. La grande solidarietà verso l’Ucraina ha dovuto fare i conti con gli interessi economici dei contadini elettori e sta soccombendo, tanto che l’Ucraina ha fatto causa ai governi “solidali”. Non altrettanta fortuna hanno avuto gli interessi tedeschi che si sono visti penalizzati nella fornitura di petrolio e gas dalla distruzione del Nord Stream due ad opera degli americani, dei britannici e degli ucraini, al punto da vedere la loro economia entrare in recessione.
Un’ulteriore considerazione si impone: attualmente i cereali ucraini hanno mutato mercato di destinazione e vengono venduti nel ben più lucroso e remunerativo mercato comunitario, al punto che il guadagno per i produttori è maggiore, malgrado la diminuita produzione di un terzo a causa della guerra. Inoltre, invece che andare a compensare la fame nel mondo – tanto che solo il 3% dei cereali esportati dall’Ucraina è andato verso i paesi poveri – saranno ora i consumatori dell’Unione europea a godere di questi cereali, ampiamente irrorati dagli effetti dell’uso di ordigni bellici che hanno inquinato aria e suolo, grazie all’uso di proiettili ad uranio impoverito che, con benevolenza e altruismo, britannici e statunitensi hanno elargito ai combattenti ucraini per irrorare di radiazioni il loro stesso territorio, facendo concorrenza agli altrettanto inquinanti proiettili russi ad uranio impoverito, utilizzati con dovizia, abbondanza e senza parsimonia.
Ne viene che per dimostrare la nostra solidarietà dovremmo evitare ogni controllo di conformità ai regolamenti comunitari sulle merci ucraine, facendo del paese un membro privilegiato dell’Unione che vive dei finanziamenti comunitari prova ne sia l’inesistente bilancio statale ucraino a sostegno della guerra. Sono infatti i cittadini comunitari a
pagare con i finanziamenti all’Unione, ovvero con i loro soldi, stipendi e pensioni, sanità e scuola per tutti i residenti nel territorio dell’Ucraina. Sarebbe onesto spiegarlo agli elettori europei, in vista del voto per le elezioni del Parlamento di Strasburgo, in modo che essi possano consapevolmente orientale il loro voto nell’elegere i propri rappresentanti, sapendo quanto costa alle loro tasche sostenere la guerra in Ucraina.
Sia detto per inciso: a compensare la mancata fornitura di cereali al terzo mondo affamato ha provveduto la Russia con le proprie esportazioni, conquistando quote di mercato.

La Redazione