Il federalismo prossimo venturo
Il pressappochismo e l’incompetenza che caratterizza l’operato dei 5stelle è estremamente pericoloso perché copre l’operato dell’altra componente governativa, quella leghista che possiede invece una strategia molto chiara, ha messo a punto un programma ampio e articolato per trasformare il paese.
Mentre il ministro degli interni utilizza la lotta all’immigrato come arma di distrazione di massa, altrettanti danni stanno facendo Lorenzo Fontana ministro per la famiglia, ultraconservatore cattolico, ambasciatore della Lega verso tutti i movimenti di ultra destra d’Europa, del quale ci siamo occupati nello scorso numero e la Ministra per gli Affari regionali e le autonomie Erika Stefani la quale si sta occupando della messa a punto dell’autonomia differenziata da concedere a alcune regioni tra le quali la Lombardia e il Veneto a gestione leghista e l’Emilia Romagna per ora a gestione PD.
Si da così attuazione ad uno dei punti di programma chiave della vecchia Lega Nord, malgrado la conquista leghista della direzione nazionale del Governo e questo perché gli obiettivi di questo decentramento vanno verso la creazione di trasformazioni strutturali e stabili del tessuto istituzionale del territorio che prescindono dai governi temporaneamente in carica. Gli strateghi leghisti e soprattutto i centri di interesse che sponsorizzano questo movimento politico (come gli industriali dell’Italia del Nord, la confindustria, le classi medioborghesi, gli ottusi proletari delle valli pedemontane) guardano con interesse costante alla trasformazione del territorio delle Regioni che controllano e di tutto il Nord Italia in funzione di supporto-vassallaggio, di vero e proprio hinterland, agganciato all’economia tedesca e a quella bavarese in particolare. Aspirano perciò ad essere al pari dell’Ungheria o della Cechia e della Slovacchia, il cortile di casa dell’industria tedesca, ben sapendo di avere in mano competenze maggiori, una migliore struttura produttiva, più solidi legami strutturali con la Germania, e quindi di poter lucrare un trattamento migliore.
Ciò che manca per realizzare questo disegno è una maggiore autonomia da Roma e dalle politiche statali, la canalizzazione degli investimenti sul territorio e soprattutto il controllo sociale. Per ottenerlo uno degli elementi fondamentali è il controllo della formazione e della scuola, con un duplice obiettivo: la formazione professionale, da rendere funzionale alle esigenze del territorio, e soprattutto il condizionamento culturale delle popolazioni attraverso una formazione meno caratterizzata da contenuti.
Bisogna poter reindirizzare i programmi scolastici, ridurre contenuti e tempo dedicato alla formazione, rendere più duttile il prodotto formativo scolastico. Per ottenere questo risultato bisogna poter disporre del potere di indirizzo sulla scuola pubblica, sui suoi programmi e sui suoi tempi di funzionamento, in modo da poter inserire contenuti identitari nel piano di formazione. E’ questo uno degli obiettivi fondamentali della strategia leghista; è questo il risultato più succoso che il decentramento differenziato dei poteri regionali dovrebbe dare.
Non c’è da sperare che gli strateghi imbecilli del PD superstite lo capiscono, impegnati come sono a rimuginare ancora sulle nefandezze da loro commesse attuando la cosiddetta “buona scuola”, senza rendersi conto dei danni fatti.
C’è solo da lavorare e impegnarsi nella scuola e a livello di base dando il proprio sostegno a associazioni come Scuola e Costituzione che hanno da tempo compreso questo progetto e lo contrastano in difesa della Scuola della Repubblica, occorre dialogare con i sindacati di base presenti nella scuola e sperare che la nuova CGIL a direzione Landini capisca e affronti il problema, schierandosi dalla parte giusta.
Sarebbe il primo passo per costruire un’opposizione al governo giallo-verde sui contenuti superando d’un sol colpo la deriva razzista della Lega e la vuotezza cronica e l’insulsaggine dei 5 stelle.