Il tempo è scaduto

Il suo maggior contributo ai fatti che dovevano portare a così gravi conseguenze stava nell’istinto per l’azzardo, nella capacità di bluffare, nella sensibilità delle sue antenne per i punti deboli degli avverarsi. Fu lui a prendere le decisioni chiave e a stabilire la coordinazione dei tempi”

(Ian Kershaw, Hitler 1889-1936, Bompiani, 1999, p. 816).

1. Italia chiama
Ancora una volta, dopo il 1922 e il 1994, l’Italia diventa un laboratorio politico, un incubatore, per nuove forme di populismo autoritario. Il renzismo ha assunto ormai caratteristiche sistemiche tali da farlo durare molto a lungo diventando un modello anche per altre realtà europee e non. I successi ottenuti con il Job-Act, la riforma del Senato e la legge elettorale fanno si che l’uomo solo al comando non abbia, al momento e non avrà neppure dopo, possibilità alcuna di essere spodestato da compagini politiche inesistenti e che tali rimarranno per molto tempo. Il PD è un partito-scatola ormai morto il cui cadavere serve (per ora) solo alle farsesche e inutili discussioni trasmesse generosamente in streaming. I luoghi storici della sinistra sono ormai totalmente depoliticizzati e nelle case del popolo l’attività che va per la maggiore è il burraco, con il corollario di cene, balli, etc.. etc… Non sarà un nuovo fascismo perché il fascismo aveva necessità, comunque di mobilitare e organizzare le masse. Adesso le masse, per dirla con Gaber hanno fatto massa e sarebbe una fatica immane doverle far partecipare alle parate o inquadrarle in qualche associazione. Si tratta invece di smobilitarle. Definitivamente. Il livello della discussione politica è ormai sottoterra e la comunicazione televisiva e giornalistica appare una cloaca la cui visione e lettura provoca solo singulti gastro-intestinali. Il giornalismo, tra precariato, ricatti e autocensure, è morto e possiamo dire che l’informazione ufficiale ormai trasmette il 99% di notizie fasulle, censurate, tendenziose e inutili. Del resto se il capo ha speso due milioni di euro soprattutto in comunicazione un motivo ci sarà. Non c’è da aspettare il regime, ci siamo già dentro. E’ il regime del capitale come stato di natura, dove la disoccupazione e la fine delle tutele che hanno segnato il secolo scorso appaiono come incontrovertibili assiomi. Piove, c’è il sole, e c’è il capitale. Il nostro paese, in più, ha il populismo autoritario. La democrazia, orpello che i paesi capitalisti hanno sventolato per un buon cinquantennio è ormai inutile. Bisogna decidere, correre, competere. Da noi è l’era dei finti outsider, di quelli “che non capiscono nulla” secondo la vulgata degli intellettuali di una sinistra sinistrata. Dimenticando che, per prendere il potere, non è necessario (anzi è controproducente) cimentarsi in riflessioni troppo approfondite. Chi lo conquista (e chi lo vuol conquistare) non si masturba sulla correttezza, sulla coerenza. Queste sono cazzate ad uso e abuso degli sciocchi. Chi vuole il potere farà di tutto per averlo, mentre le anime belle staranno a contargli i peli del culo. Le parcellizzazioni dello scontro sociale ne azzerano la possibilità di incidere. Non è tempo di lottare per i diritti è tempo di lottare per gli interessi, quelli o si strappano o ce li strappano.

2. Europa risponde
L’Europa è ormai sull’orlo del suicidio, ammesso che sia mai nata. Non ha politica estera ed ha alla base una sola ideologia, quella neoliberista che impone a tutti i disgraziati che chiedono di farne parte. Ha anche la guerra nelle proprie corde e per questo le Costituzioni, come quello che resta della nostra, rimangono sul gozzo degli strateghi de noantri. L’Europa appoggia i nazisti di Kiev (e questa non è una novità) e la TV ci rimanda notizie farlocche di una situazione che appare così dall’oggi al domani. Come se non avessimo bombardato la Libia, ucciso Gheddafi (altro che post- imperialismo, qui siamo tornati al colonialismo ottocentesco) e fatto di quel paese un disastro. Intanto nelle scuole si celebra il giorno della memoria (corta), di quella Shoah che è stata fatta in Europa e alla quale parteciparono allegramente quasi tutti gli stati occupati (ma volenterosi collaboratori) dal nazismo. Nel frattempo lo Stato criminale di Israele, guidato da una religione tribale, ha ridotto Gaza ad un cumulo di macerie, e se qualcuno alza la voce ti dicono “la Shoah”, strumentalizzando milioni di morti. Ma la sinistra è a rimorchio di tutto questo, balbetta e ha paura, segue a ruota ed è subalterna.
Israele non si può toccare, L’ISIS è tanto cattivo e in Ucraina “tacciano le armi”. Mancano i Negri con il ritmo nel sangue e l’elenco dei luoghi comuni è al completo. L’umanitarismo ha scavato le coscienze fino all’osso e tutti sono contro le “brutture” ma nessuno è in grado di dare una risposta politica, balbettando banalità di fronte alle quali il Papa “pare” Che Guevara. Farla finita con l’umanesimo è una priorità.

3. Che fare?
Lo so questa frase su una NL Comunista Anarchica appare abbastanza fuori luogo. Ma molto probabilmente, la “tabula rasa” del trentennio ha anche azzerato i rimandi più o meno appartenenti alla storia del comunismo. Visto che non c’è più nulla posso quindi permettermi di usarla. Ebbene io credo che non basti indicare il cumulo di macerie, ma dobbiamo cominciare a pensare a come rimuoverle, prima che esse ci sommergano. Bisogna attrezzarsi per l’inverno che arriverà ed è già arrivato. Inoculare il virus della diffidenza, parlare chiaro, senza il bipensiero (o bispensiero)che tutti conosciamo. Mobilitarsi, mobilitare e nobilitare le coscienze. E’ vero siamo governati da cialtroni, ma i cialtroni non hanno impedito (anzi) i peggiori disastri. L’acquarellista da tre soldi e tutta la sua cricca di psicopatici, ignoranti e criminali guidarono la Germania per dieci anni con un crescente consenso delle classi medie (ma anche operaie), con l’appoggio della grande industria, dei proprietari terrieri e degli intellettuali come Heidegger, dei cui scritti sicuramente nessun gerarca sarebbe stato in grado di capire una parola. Nessuna cultura umanistica, di per sé, è un baluardo contro qualcosa se non è una cultura politica (Dante Alighieri fu esiliato per le sue scelte di parte).
Ecco, la parola “di parte” sarebbe un elemento fondamentale da cui ripartire, la volontà di rappresentare una parte, convincere il nostro vicino che non siamo sulla stessa barca, già questa sarebbe una conquista, per il lungo cammino che ci tocca affrontare.

MATTEO,XV,14

Andrea Bellucci