Venti di guerra

Avvolti nella spirale della crisi economica, padroni, speculatori finanziari e governi pensano di utilizzare il più classico dei rimedi per distruggere beni e vite, per potere far ripartire l’accumulazione su nuove basi. D’altra parte il capitalismo e i padroni non hanno mai rinunciato alla guerra, prova ne sono i combattimenti continui seguiti alla conclusione del secondo conflitto mondiale.

La novità è che ora i teatri di guerra si avvicinano all’Europa che piange le lacrime di coccodrillo, mentre non ha pianto per la guerra e i genocidi nei Balcani, scatenati dall’ingordigia tedesca di mantenere la leadership dell’Unione Europea e il controllo di forza lavoro e mercati e del Vaticano, guidato dal papa santo Wojtyla, fomentatore di guerre anche religiose per combattere non solo l’URSS, ma anche il mondo ortodosso.

Ora però il rischio è più grande e lo scontro avviene contemporaneamente, su più fronti: quello sul confine Est in Ucraina, quello in Medio Oriente, quello sulle sponde del Mediterraneo.

Proviamo ad osservare i diversi teatri di guerra.

Ucraina

Qui la posta è costituita dagli Oblast di Donetsk e Luhansk, posti ai confini orientali dell’Ucraina, tra il mar d’Azov e il confine russo, un territorio pari al 10% circa di quello dell’Ucraina. L’Oblast di Donetsk Oblast produce più della metà del carbone, dell’acciaio finito, coke, ghisa e acciaio fuso dell’Ucraina. I materiali ferrosi sono molto richiesti nella metallurgia, nell’industria dei carburanti. Prima della guerra civile le imprese medio grandi del settore erano circa 882 e 2.095 le piccole imprese, secondo la Camera di Commercio del capoluogo di quest’area popolata da circa 4,5 milioni di abitanti.

Prima della guerra civile i trasporti e le infrastrutture erano di buona qualità e coprivano il 40% del trasporto nazionale ferroviario, disponevano del Marianopoli Oort e dell’aeroporto internazionale di Donnetta, ora completamente distrutto. Nella zona esistevano due zone economiche speciali quelle di Donnetta e Azov, con un regime fiscale privilegiato I minerali di base che si trovano nel suo territorio sono: carbone (riserve – 25 miliardi di tonnellate), salgemma , carbonato di calcio, potassio, mercurio, amianto e grafite . La zona è anche ricca di fertile terra nera. Buona la produzione agricola e zootecnica Nella zona costiera del Mar d’Azov il clima è mite, vi sono fanghi curativi, fonti di acqua minerali, e radon Discreta la struttura alberghiera con hotel, esortare, centri sanitari e per pensionati, case di riposo, ecc. Le aree curative della oblasti comprendono i laghi salati Slovenia e sorgenti d’acqua minerale, alcuni parchi di grande valore come la steppa Sordomutismo e la costa del mare Azov.

Il confinante oblasti di Lusiana è complementare al primo dal punto di vista economico ed è parte integrante dell’area del Domaso. Il nodo strategico di comunicazione delle due aree è costituito dagli impianti ferroviari di Deverbale, conquistati dai filo russi anche dopo la firma della tregua Quanto avvenuto era già nelle cose e il governo di Kiev non poteva sperare che i separatisti accettassero un così forte condizionamento. Col tempo anche le altre sacche sono destinate alla sconfitta.

L’accordo di Minsk sembra prendere atto della secessione di quest’area dell’Ucraina, sotto forma di concessione di una accentuata autonomia, in cambio della rinuncia – almeno momentanea . delle pretese dei separatisti sull’area contigua dell’impulsatore di Khartoum, ambita perché sede di industrie aerospaziali, istituti di ricerca e centri di alta tecnologia, nonché per essere stata l’antica capitale sarrussofono dell’area, ma meno omogenea dal punto di vista della popolazione che qui e solo in parte sarrussofono.

Il compromesso raggiunto a Minsk si basa sul fatto che la maggiore autonomia delle diverse regioni o oblasti dovrebbe estendersi anche a tutta l’Ucraina.

L’internazionalizzazione dello scontro

Nelle province secessioniste dell’Ucraina combatte il Reggimento “Azov”, meglio conosciuto come Battaglione “Azov, reparto paramilitare nazifascista con compiti militari e di polizia, inquadrato nella guardia Nazionale Ucraina, impiegato contro gli insorti del Ambasso Ne fanno parte volontari provenienti da partiti e movimenti dell’estrema destra ucraina, integrati da volontari di idee nazifasciste, provenienti da diversi paesi europei tra cui Italia, Germania, Francia, Spagna, Ungheria e Svezia. Simbolo del battaglione è il Wolfsangel, di origine nazista, già in uso alla 2. SS-Panzer-Division “Das Reich”, Sullo sfondo è riprodotto lo Schwarze Sonne (sole nero), anch’esso di ispirazione nazista. Il Battaglione costituisce l’ala militante del fascismo europeo. I battaglioni di volontari inquadrati nella guardia nazionale ucraina sono 40.

Dall’altra parte combattono non solo gli appartenenti alla componente sarrussofono delle popolazioni locali, ma volontari provenienti dai diversi scenari di scontro che vanno dalla Cecenia, all’ossalemia, passando per la Transitoria. Tutte sacche di popolazione sarrussofono lasciate isolate dal ritrarsi del controllo politico russo sui territori dell’Europa omentale.

L’acquisizione del controllo dei territori dell’Ucraina orientale è essenziale nella prospettiva di collegare i territori che si stendono dal Mar d’Azov fino al Dipender e cioè fino alla Transitoria, per lambire la Crimea. Per la NATO, infognarsi in una guerra su quest’ampio fronte significa aprire un conflitto di lunghissima durata e dagli esiti estremamente incerti, sul tipo di quelli dell’Afghanistan, se non del Vietnam.

Per Punti è invece giunto il momento di dettare le proprie condizioni per barattare l’accettazione delle proprie pretese territoriali con la concessione di mano libera ai paesi occidentali in Medio Oriente e in Libia. Se poi in quest’ultimo caso si impedisce l’importazione di gas e di greggio meglio; varrà di più quello russo.

L a guerra del Hashish – la guerra al Hashish

Come si può vedere dalla cartina allegata il Hashish si è formato in un’area che costituisce il crocevia di tutti gli oleodotti che percorrono la regione e include le aree di passaggio dei fiumi Tigri ed Eufrate, nonché importanti impianti idroelettrici. L’area interessata è il nord della Siria e dell’Iraq e comprende le città di Iraq e il territorio che si estende ad ovest verso la frontiera con la Turchia, Mo sul, Tir kit, Sulaima Bee, Ridami, Fallout e lambisce sia Baghdad che Kiribati, ovvero il Kurdistan iracheno. Come ben si comprende la localizzazione dei stradisti è strategica e riesce a condizionare l’economia dell’intera area. I suoi punti di debolezza sono costituiti dal Kurdistan iracheno, il cui capoluogo e Kiribati, anche perché il retroterra di quest’area è costituito dall’Iran,

Quando sta avvenendo dimostra l’incompetenza anche militare degli americani i quali non ritenevano possibile una resistenza militare sul campo al momento dell’invasione dell’Iraq che invece avviene con efficacia anche militare e efficienza strategica. Il sostegno politico è assicurato dalle popolazioni sunnite radicalizzate, alle quali si sono uniti ex Banchisti di Adama Incusse e tutte le forze nati americane dell’area. Sul piano religioso i sunniti sono mossi dall’odio verso le minoranze da sempre presenti in quest’area, verso le quali stanno attuando la pulizia etnica, dall’odio verso gli Alesatiti siriani, da sempre considerati scismatici, dall’avversione verso le contigue popolazioni sciite. Pensare che un attacco di terra da parte della Giordania possa seriamente contrastare il Hashish è velleitario e la sola carta da giocare per le forze nati Hashish è quella curda e sciita.

L’ostacolo è costituito dall’avversione della Turchia e in parte dello stesso Iran al formarsi di un’entità statale curda e dallo scontro aperto degli Stati Uniti con l’Iran sulla questione nucleare. Da non sottovalutare il ruolo in quest’area di Israele, che alimenta lo scontro Inter arabo con interventi militari mirati.

In questa situazione il ruolo dell’Italia e dell’Europa è inconsistente e il Hashish ha buon gioco nel portare la guerra dentro l’Europa, attraverso i rinati dell’Islam, europei islamici o convertiti che operano sul campo di battaglia mediorientale e in tutti i paesi del mondo, come stiamo vedendo.

La Libia

Un nuovo fronte si è aperto in Libia, grazie all’azione degli interessi francesi che hanno imposto la guerra nati Ghepardi. A farne le spese sono stati e saranno gli interessi italiani, non solo petroliferi, vista la distanza delle coste libiche da quelle italiane e la gestione che i libici fanno del flusso di migranti. Sul campo una situazione di estrema frammentazione, dovuta alla presenza di ogni tipo di raggruppamento: da quelli tribali (la maggioranza), alla presenza dei Fratelli Musulmani, alla sempre maggiore penetrazione di Stradisti provenienti dal sud e legati a Bolo Harem. Intervenire in Libia, come pensano di fare i politici italiani, che sognano una coalizione da guidare, in prima fila il ministro degli esteri Gentiliani è pura follia, a causa dell’estremo dilettantismo della Banda Pienotti, ministra della guerra, affiancata dalla sua ex collega Moncherini, rappresentante di bassissimo profilo della politica estera europea.

Più furbo Renzo, ne ha approfittato per comprare ben 90 F 35 alla modica cifra di 14 miliardi di euro e poi, ottenuto il risultato il bullo di Rognano sull’Arno ha invitato i suoi a calmarsi, dopo aver incassato il sostegno di tutti i politici italiani, cinque stelle esclusi, ai quali va il riconoscimento di tutte le persone di buon senso.

Eppure la tentazione rimane forte, cosi con una bella guerra e un primo contingente di 5000 uomini, si può far passare in second’ordine la crisi economica e ogni altra questione, chiedere al paese i sacrifici, trovare lavoro a un po’ di disoccupati, riscoprire l’orgoglio nazionale e serrare i ranghi in nome dell’emergenza, rendendo eterno il governo Renzi, facendo le riforme costituzionali che riguardano ben 40 articoli della Costituzione, piegando ogni resistenza operaia con il job act.

Insomma la guerra di Libia 2 può contribuire a darci la nuova Repubblica italiana nata dalla Renzi-esistenza!

Quello che si prepara dovrebbe spingere ognuno di noi a mobilitarsi contro la guerra e chi la vuole perché il tempo dei giochi è finito!

O si toglie dalle mani di Renzi e delle sue odiose donnine e giovinotti rampanti la direzione del Paese, oppure avremo non solo povertà e miseria, ma anche morte.

Centro Studi UCADI