L’elemosiniere petulante Zelensky, come la sua collega Meloni, e sempre più sotto stress, afflitto dalla sindrome dei sospetti, dei tradimenti, delle congiure, e si lascia andare alle epurazioni, tanto che il suo staff è sempre più composto all’insegna dell’amichettismo. Del resto il Governo dell’Ucraina non è nuovo alle destituzioni, essendo notoriamente cronica la corruzione della sua classe dirigente che si ingrassa con la cresta che fa sugli aiuti provenienti dall’occidente, sulla vendita di parte delle armi al mercato clandestino e delle mafie, sulle plusvalenze realizzate sui commerci di grano e di derrate alimentari, sulla vendita delle esenzioni dalla leva obbligatoria, sul commercio di beni ecclesiastici confiscati, sui profitti realizzati speculando sulla compra-vendita dei beni della popolazione che ha lasciato il paese e che svende il posseduto per costruirsi una nuova vita altrove; tutte cause che, come riportano gli stessi giornali ucraini, hanno costituito la ragione delle destituzioni e degli avvicendamenti.
Se è vero che l’espediente strategico di Kursk è valso momentaneamente, a risollevare il morale di una parte dell’opinione pubblica. è anche vero che l’esito incerto dell’operazione che ha comportato comunque l’indebolimento del fronte nel Donbass lascia aperti molti dubbi sull’utilità effettiva dell’operazione che essa è stata possibile grazie ad un cambio di passo nella strategia dell’esercito ucraino e della stessa NATO. Almeno una parte degli strateghi militari occidentali hanno preso atto che per numero di coscritti, per l’addestramento e la disponibilità di munizioni e di volume di fuoco, l’esercito ucraino diviene sempre più incapace di reggere alla crescente pressione dell’esercito russo in una guerra di trincea e di posizione, come quella che si svolge nel Donbass, peraltro accompagnata dai continui bombardamenti e dalla sistematica distruzione del sistema energetico del paese e delle infrastrutture idriche.
Per questi motivi, anche utilizzando “volontari” (leggi mercenari), provenienti dai più diversi paesi, lautamente pagati con i finanziamenti occidentali, l’Ucraina a messo insieme circa 30.000 uomini da utilizzare per una guerra di movimento – una volta si sarebbe detta di guerriglia – in una operazione mordi e fuggi, che avviene ad opera di forze militari di consistenza variabile, a seconda della bisogna, che compiano delle incursioni oltre frontiera, in territorio russo, e questo anche al fine dichiarato di costringere i russi a distogliere almeno parte delle truppe schierate nel Donbass e per indebolirne le capacità offensive.
È da notare la scelta della localizzazione dell’attacco avviene in un’area molto ben conosciuta e studiata nelle accademie militari dell’est Europa, perché proprio in quei territori si svolsero le grandi battaglie dell’esercito dell’URSS contro le truppe naziste, e ciò ha permesso agli ucraini di operare ben conoscendo le caratteristiche del terreno, facilitando quindi i movimenti delle truppe e la logistica. Anche alla luce delle caratteristiche assunte dall’operazione militare, i russi stanno affrontando l’attacco come un’operazione di polizia, un’azione di antiterrorismo, facendo convergere truppe da altre aree del paese, piuttosto che distogliere forze dal Donbass.
Per questo insieme di motivi, mentre scriviamo, gli esiti finali dell’operazione sono incerti e probabilmente si svilupperanno con la presenza di una continua azione di guerriglia, che si andrà allargando con altre incursioni ucraine oltre frontiera, con azioni diffuse, brevi e veloci, per tenere attivo in fronte. L’espediente tattico potrebbe funzionare anche se privo di specifici obiettivi strategici, a meno che i russi non riescano ad interrompere il flusso di rifornimenti del corpo di spedizione ucraino, soprattutto relativamente alle linee principali di azione, e non radunino forze sufficienti per aprire un altro fronte in direzione do Sunny, città vicinissima al confine e certamente più vulnerabile di Karkiv.
Ecco perché, alla luce di tutte queste incognite, l’Ucraina chiede ancora una volta, con insistenza, l’autorizzazione ad usare l’apparato missilistico fornito dalla NATO per azioni offensive in territorio russo, in profondità, fino a colpire le basi dalle quali partono gli attacchi aerei e missilistici, e questo non può che porre una seria ipoteca sulle modalità di una inevitabile risposta russa a questa iniziativa.
La crisi che si è sviluppata nel governo ucraino e l’intensificarsi delle azioni distruttive infrastrutturali russe ci dicono che anche in vista dell’esito delle elezioni negli Stati Uniti si comincia a pensare che occorre fare presto per creare le condizioni per continuare nel futuro a gestire il potere, anche a guerra finita o congelata: per questo motivo occorre
portare a termine la liquidazione della Chiesa ortodossa canonica, sottraendole più beni e risorse possibili, occorre impossessarsi di quanti più patrimoni è possibile, approfittando dello stato di guerra e prima del ritorno dei profughi, occorre porre le basi per conferire il controllo degli asset centrali ed essenziali del potere politico ad una ben collaudata e
omogenea compagine di potere che, forte dell’impegno nella guerra, è caratterizzata da un feroce nazionalismo ed è in grado di garantire per il futuro un indirizzo di governo coerente a quello che ha caratterizzato la conduzione delle operazioni belliche.
Non bisogna dimenticare che sarà questa classe dirigente a gestire il business della ricostruzione che, vista l’entità catastrofica dei danni, sarà enorme, e tutto a spese della Unione europea; bisogna tenere conto che nel nuovo clima di pace o almeno di tregua, verranno ricostruiti gli asset economici del paese, mentre subirà un assestamento definitivo la dislocazione delle proprietà terriere e dei suoli edificabili nelle città e villaggi, distrutti e da ricostruire. Toccherà ancora alla classe dirigente, uscita dalla guerra, gestire i rapporti con l’Unione, muovendosi all’interno del bilancio comunitario per lucrare a favore dell’Ucraina la maggior parte delle risorse comuni delle quali l’Unione dispone, perché è da queste fonti che deriverà la ricchezza futura degli oligarchi ucraini che si spartiranno il bottino di guerra, banchettando sui morti.
G. C.