In Italia, nel tempo, e grazie ad un utilizzo non casualmente superficiale dei mezzi di comunicazione di massa, si è aperta ormai una voragine fra la storia e il suo utilizzo pubblico. [1]
Gli studi sul fascismo, ad esempio, in lingua italiana, sono così numerosi che sarebbe impossibile, per qualunque studioso, poterli dominare tutti.
Il livello dell’approfondimento è ormai talmente dettagliato, preciso, che, allo stato attuale, si può dire che il fascismo come fenomeno storico sia stato scandagliato in maniera quasi totale. Per cui, qualunque domanda uno avesse da porsi sul fenomeno, troverebbe, se non una risposta, sicuramente una qualche analisi degna di nota.[2]
Eppure, se si passa da questo aspetto a quello del “comune sentire”, al di là di benemerite trasmissioni televisive e di interi canali tematici come ad esempio, Rai Storia [3] (una eccezione significativa che dovrebbe far riflettere sull’importanza e il valore di avere un sistema pubblico sembra di entrare in un altro mondo. Un mondo dove le bufale la fanno da padrone (per usare il pessimo linguaggio contemporaneo) e dove in mezzo alle bufale ci sono mezze verità e molto non detto.
Ad esempio è quasi scomparso nella narrazione (non solo mediatica, ma anche accademica) quell’aspetto fondamentale dei fascismi come reazione di classe.[4] Persi in mezzo ai mille percorsi di analisi, ciò che era dato per ovvio fino a qualche decennio fa pare essere ormai rilegato in una specie di “soffitta”, come se lo scontro di classe fosse un relitto della storia.
A questa distruzione postmoderna delle basi materiali del fascismo ha contribuito molto anche il lavorio del revisionismo di sinistra che, per motivi contingenti e per la fretta di levarsi di dosso “il puzzo della povertà” ha pensato bene di cassare dalla storia la lotta di classe.[5]
Come se questa fosse una connotazione soggettiva di cui poter fare a meno.
Così, oggi appare poco credibile la “lamentatio” di fronte alle braccia tese di Acca Larentia. Innanzitutto perché quella “cerimonia” va avanti da decenni [6] senza che governi “di sinistra” abbiano mai detto alcunché e poi perché si vorrebbe che la Meloni e FdI prendessero le distanze? [7]
Le distanze da cosa? Dal fatto che le loro radici sono piantate nella storia del neofascismo italiano, prima come epigoni della RSI e poi (passata la fase difficile anche per l’MSI degli anni ‘70 del secolo scorso) di tutto il ventennio.[8] Fatto a meno del materialismo come bussola per orientarsi nella ruvida storia del mondo, non rimane che una specie di cattolicesimo pro-poveri, rivisitato in salsa new-age ,secondo cui il “fascismo” sarebbe stato (e sarebbe) un crimine di cui pentirsi e risolvere con quattro avemarie e un paternoster. Una specie di “bullismo generalizzato”. [9]
Allora chiariamoci.
Il fascismo certamente è stato un fenomeno complesso (altrimenti non saremmo ancora qui a parlarne) ma una delle sue componenti fondamentali, senza la quale non sarebbe esistito, è la sua natura primigenia di reazione contro le classi lavoratrici. Poi c’è stato sicuramente l’uso della milizia armata, la forma partito autoritaria, ecc….ma se lo squadrismo avesse attaccato le banche e le industrie sarebbe durato meno di un gatto sull’Aurelia.
Quindi il fascismo è stato un movimento armato, sostenuto dalle classi dirigenti italiane, per definizione e forma mentis naturalmente eversive, ben visto da quelle dominanti (le classi dominanti esistono con o senza fascismo, ne possono aver bisogno, ma fanno bene anche senza. Solo nel socialismo hanno dei veri problemi).
La violenza è da sempre quella di classe. Altro che violenza cieca e barbara. Violenza chirurgica contro la “sovversione” di sinistra.
Quindi il fascismo non è una malattia, ma una scelta di campo che la Repubblica italiana, per la sua stessa sopravvivenza, avrebbe dovuto reprimere con la forza fin da subito, se fosse stata la Repubblica che è indicata in Costituzione.
Reprimere non in quanto “deviazione”, ma proprio perché opzione politica incompatibile. Non è difficile da capire. Per chi vuole.
E i fascisti non sono malati da curare, o che debbano pentirsi delle loro scelte. Per cui francamente non si capisce la Meloni, che di quella storia è parte a pieno titolo (le baggianate del tipo “io non ero ancora nata” che anche alla sinistra piace ripetere, sono davvero il segno di un rincoglionimento generale. Neppure io ero nato quando venne approvata la Costituzione, per dire).[10]
Che dovrebbe dire La Russa, mentre insieme alla Segre (donna che ha avuto una devastante esperienza, ma che è stata sovraesposta mediaticamente, senza possedere le capacità di un Primo Levi, a cui viene inopinatamente accostata) condanna lo sterminio senza che qualcuno gli ricordi che gli autori sono i suoi padri politici, o, addirittura, come nel suo caso, anche quelli naturali) ? Dice “Male assoluto”, abbraccia Liliana ed è tutto a posto! [ 11]
Nel nostro paese abbiamo 3 giornate memoriali, tutte completamente fuori fase. “Il giorno della memoria”, un problema di nazisti e sovietici, quello del ricordo, in cui si cancella completamente il ruolo del fascismo sul confine orientale, e quello delle vittime del terrorismo in cui la data scelta è quella del rapimento di Aldo Moro e non, a a rigor di logica, la bomba del 12 dicembre del 1969.
Tre giornate in cui gli italiani o sono sempre vittime, o non c’entrano e se c’entrano è colpa dei comunisti. Se tali giornate memoriali sono passate senza colpo ferire è per l’acquiescenza totale della sinistra, la quale, quando è all’opposizione sembra ritornare ad essere Che Guevara, ma quando governa non muove un dito, né contro il neo fascismo né contro Casa Pound, Forza Nuova e parenti simili. [12]
A pensare male sarebbe da dire che la presenza di queste forze di estrema destra (che ora stanno direttamente al governo) sono diventate l’unica ragione di esistere per una sinistra che ha perso completamente ogni bussola o idea di un’altra società (vedi anche le posizioni su Israele).
E, aggiungerei, che l’antifascismo senza lotta di classe (parafrasando Chico Mendes [13] ) rischia di diventare solo cattiva letteratura.
Ma, alla fine, a noi interessa poco o nulla dei pentimenti o delle prese ipocrite di distanza e, anzi, è meglio così. Che chi è fascista lo rimanga, per noi non è un malato, ma un oppressore, e la cosa è assai diversa, anche per le terapie da adottare.
Andrea Bellucci
[1] https://www.deportati.it/wp-content/static/upl/sa/santomassimo.pdf
[2] È qui davvero impossibile anche solo citare uno studio in particolare. Per cui rimando alle sterminate bibliografie rintracciabili anche in rete, partendo anche da Wikipedia, ma con moltissima attenzione https://it.wikipedia.org/wiki/Fascismo#Bibliografia
[3] La trasmissione “Passato e Presente” sotto la direzione di Mieli ha assunto una connotazione, a mio parere, meno scientificamente interessante rispetto a quelle precedenti, ma rimane comunque un buon format divulgativo.
[4] Paradossalmente, sul fascismo, rimane sempre interessantissimo il libro che Angelo Tasca scrisse a Regime ancora in vita, A. Tasca, Nascita e avvento del fascismo, (ed. or. Parigi, 1938), PiGrego, 2012
[5] Vedi D. Losurdo, La lotta di classe. Una storia politica e filosofica, Laterza, 2015.
[6] https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Acca_Larenzia
[7] https://www.linkiesta.it/2024/01/commemorazione-acca-larentia-meloni-fascisti-saluto-romano/
[8] N. Rao, La fiamma e la celtica, Sperling & Kupfer, 2006
[9] Un esempio, fin dal titolo, di questa visione de-politicizzata e “mainstream” del fascismo è A. Cazzullo, Mussolini il capobanda. Perché dovremmo vergognarci del fascismo, Mondadori, 2022
[10] https://www.ilriformista.it/cara-elly-schlein-il-comunismo-non-e-disagio-ma-sogno-di-una-cosa-337573/
[11] https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/23_dicembre_07/prima-alla-scala-trovato-l-accordo-dopo-le-tensioni-della-vigilia-larussa-e-sala-sul-palco-reale-con-liliana-segre-da0668d5-fdcc-49c5-8726-9c26071baxlk.shtml
[12] https://www.ilpost.it/2021/08/26/sgombero-sede-casapound/
[13] https://umanitanova.org/l-ambientalismo-senza-la-lotta-di-classe-e-giardinaggio/