Dopo lo stupro messo in atto dal branco di Rimini è scattata la caccia all’immigrato che viene a violentare le donne in Italia. Il copione non era perfetto perché la violentata era una turista polacca, ma in compenso la sua nazionalità aggiungeva al reato il danno per il turismo. Poi, dopo qualche giorno, l’attenzione mediatica è cambiata dopo lo stupro di Firenze: qui gli accusati erano carabinieri e le vittime studentesse americane. Imbarazzo sia per l’identità degli aggressori sia per quella delle vittime, poi, subito dopo, il silenzio. Difficile ormai l’equazione migranti = stupratori!
Un prete porta in piscina dei ragazzi neri e migranti, pagando regolarmente il biglietto.
Scandalo per i ben pensanti, occasione per stabilire l’equazione migranti = vita da nababbi, italiani poveri e infelici. Ci speculano i proprietari di locali alla moda, i professionisti dell’odio e del razzismo.
Una miscela di egoismi, cattiveria, odio, nella consapevolezza che bisogna alimentare lo scontro tra i poveri e i diseredati, affinché non si costituisca una alleanza di classe e non vi sia un’azione comune che veda lottare insieme i diseredati e gli sfruttati di qualunque etnia e religione.
Sono questi gli aspetti comuni di queste vicende sui quali dovremmo riflettere!
Perciò condanna decisa della violenza nei confronti di qualsiasi donna o bambino, dentro e fuori le mura di casa, nella società come nelle istituzioni; solidarietà e eguali diritti e doveri tra cittadini e migranti e lotta comune per migliori condizioni di vita e di lavoro, per la comune difesa dei diritti e l’uguaglianza, degli obblighi sociali da rispettare; partecipazione di tutti alle scelte e costruzione insieme di rapporti solidali tra persone di etnia diversa, di lingua differente con o senza religione, dai costumi e dalle tradizioni differenti, con feste diverse da celebrare, con ritualità differenti che tuttavia ci uniscono nella diversità in nome dellla lotta comune, contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla/della donna.