LO SCIPPO

I voucher (o buoni lavoro) sono nati nel 2003 come sistema di pagamento da utilizzare per il lavoro occasionale di tipo accessorio (Ministro del Lavoro Roberto Maroni, secondo governo Berlusconi) ma entrano in vigore nel 2008 per iniziativa del Ministro Sacconi, quarto governo Berlusconi.
Nel 2012 Elsa Fornero (governo Monti) ne estende l’uso a tutti i settori per “regolare i
rapporti di lavoro attraverso l’acquisto di voucher prepagati, comprensivi della retribuzione e dei contributi previdenziali, da consegnare al prestatore di lavoro”. Il 23 settembre 2016 l’uso dei voucher viene esteso a tutti i settori. L’intento dichiarato è quello di contrastare il lavoro nero. Lo strumento è uno delle chicche stabilizzate dallo Jobs Act.
L’uso dei voucher esplode: è uno strumento “flessibile”; il valore di un voucher era di 10
euro (7,50 al netto) ma esistevano anche buoni da 20 e da 50 euro.
Ogni tanto ne compravi qualcuno e lo usavi a copertura di un rapporto di lavoro a nero.
Era utile farne scorta e tenerne qualcuno di riserva per evitare di soccombere nel caso di qualche improbabile controllo compilandolo all’ultimo momento. Si riusciva a compilarlo anche dopo che un malaugurato incidente sul lavoro avrebbe fatto emergere il lavoro a nero. Infatti l’uso dello strumento “esplode” soprattutto in edilizia, agricoltura, ma anche nella ristorazione e in qualsiasi altra attività.
E’ uno scandalo e un decreto di modifica del Jobs Act introduce una relativa tracciabilità
dei voucher. La CGIL raccoglie le firme per il referendum abrogativo e viene fissata la data per il 28 giugno. Il Governo per disinnescare il Referendum vota un decreto soppressivo della normativa sui voucher ma appena disinnescato l’appuntamento referendario il Governo introduce nella manovra finanziaria in discussione un “emendamento” che reintroduce di fatto lo strumento abrogato.
Rispetto ai vecchi voucher il compenso per chi svolge attività presso le imprese sale da
7,50 euro netti a 9 euro l’ora. Sale anche la quota contributiva a carico del datore di lavoro (al 33%). Dall’utilizzazione dello strumento sono escluse le aziende con più di 5 dipendenti, quelle del settore dell’edilizia e prestazioni inferiori alle 4 ore. Le imprese agricole potranno ricorrervi per retribuire pensionati, studenti e disoccupati. La gestione dei voucher verrebbe affidata a un portale ad hoc dell’Inps per cui non sarebbe possibile farne incetta preventivamente. Per il lavoro domestico vene introdotto il cosiddetto libretto di Famiglia.
Siamo, com’è evidente, di fronte ad uno stupro. Il diritto al referendum è stato scippato a milioni di lavoratori, malgrado la manifestazione CGIL del 17 giugno.
Aspettare l’esito del ricorso alla Corte costituzionale dei proponenti il referendum che
ritengono giustamente di essere stati truffati non basta. Bisogna riprendere la lotta ricacciando in gola alla Ministra-magistrato Finocchiaro, eterna parlamentare, le sue affermazioni di nobildonna siciliana, la quale definisce le prestazioni tramite voucher “piccole prestazioni di lavoro occasionale di modesta entità economica”, certamente ignorando che purtroppo questi redditi sono quelli di milioni di lavoratrici e lavoratori che in tal modo non vengono affatto tutelati.
Gli unici ad avvantaggiarsi delle nuove norme sono i datori di lavoro e coloro che
sfruttano l’estrema povertà di molti in questo paese.