La necessità di interventi emergenziali offre l’occasione per mettere in atto restrizioni delle libertà finalizzate all’“educazione alla gestione autoritaria “ in nome dell’emergenza. Questa occasione è utilizzata in genere da tutti governi, sia pure con modalità e accentuazioni diverse, nella prospettiva di abituare i cittadini alla privazione di alcune libertà con l’intento di testare la soglia di sopportabilità alle restrizioni imposte. Con l’occasione si sperimentano inoltre tecniche di tracciatura dei movimenti e di controllo delle attività, progettando apposite app, impadronendosi dei tracciati telefonici in violazione della privacy, utilizzando droni per il controllo del territorio, mettendo a sistema le telecamere di sorveglianza, utilizzando il riconoscimento facciale; stumenti e tecniche il cui uso è sempre più diffuso. Le giustificazioni addotte sono le più diverse e l’Italia ha scelto di operare in nome del superiore valore della salute (e quindi del diritto alla vita) sancito dall’art. 32 della Costituzione, Tanto che, come spieghiamo nel primo articolo di questo numero della rivista i provvedimenti emergenziali assunti vengono giustificati e motivati anche nella loro irritualità dalla situazione di emergenza. E tuttavia c’è chi non si è limitato a sperimentare, ma è passato ai fatti.
Le “democrazie illiberali” alla ribalta
Il primo ad approfittarne è stato il premier ungherese Orban che, forte della sua maggioranza parlamentare, ha fatto approvare un decreto legge che chiude sine die il Parlamento, sospende le istituzioni democratiche a tempo indeterminato, affida al premier pieni poteri e punisce con pene fino a 8 anni di carcere chiunque diffonda fake news a proposito dell’epidemia del coronavirus, al fine di evitare critiche al catastrofico stato della Sanità magiara. Il Decreto Legge dispone che a partire dall´11 aprile vigerà il coprifuoco, il cui controllo sarà affidato alla polizia e ai suoi reparti speciali (Komondor), mentre non è escluso l´impiego delle forze armate; la gente potrà uscire di casa solo per andare al lavoro o acquistare alimentari e altri beni di prima necessità. Farmacie, alimentari e drogherie saranno aperte solo per le persone dai 65 anni in su tre ore al giorno, dalle 9 alle 12. Durante quelle tre ore gli altri cittadini non potranno entrarvi. Le autorità sanitarie, su ordine del governo, hanno emesso un bando immediato di tutti i trasporti pubblici: metropolitana, autobus, tram, treni, bus a lungo raggio. E’ vietato sia l’espatrio sia l´ingresso di stranieri, salvo corridoi umanitari per il passaggio di migranti balcanici che, licenziati in Europa occidentale, devono tornare in massa in Romania, Bulgaria o altri paesi sud europei. Il coprifuoco di Orban vieta anche ogni lezione scolastica e universitaria. Restano in vigore le norme sul lavoro, comprese quelle sul lavoro obbligatorio e gratuito per i datori di lavoro per 400 ore annue. Intanto in Polonia restano previste le elezioni presidenziali a suffragio universale del 10 maggio che dovrebbero sancire il predominio del PiS (Diritto e Giustizia, il partito sovranista al potere) e questo nonostante il parere contrario di opposizioni ed esperti medici, visto l´alto rischio di contagi nei comizi. Il capo dello Stato uscente Andrzej Duda, espresso dal PiS, continua nei suoi giri di propaganda in tutto il paese ben sapendo che deve sfruttare l’occasione per ottenere anch’egli i pieni poteri come ambiva a fare in Italia il leader della Lega. Con questi comportamenti ambedue i paesi si sono posti fuori dai criteri di Copenaghen che fissano i parametri da rispettare per entrare e restare nel Consiglio d’Europa e violano esplicitamente i trattati fondativi della U. E. e la Carta di Lisbona per cui andrebbero prima sospesi e poi espulsi da ambedue gli organismi e soprattutto andrebbero immediatamente bloccati i cospicui finanziamenti U. E. ad essi accordati per violazione dei principi che presiedono all’adesione all’Unione. Questo a condizione che la Germania la smetta di difendere i suoi vassalli!