SCUOLA E AUTONOMIA DIFFERENZIATA

La nefasta proposta della Lega di attuazione dell’autonomia differenziata arriva ad attaccare la struttura nazionale della scuola della Repubblica. L’Italia imbocca così la strada verso la frammentazione percorsa dalla ex Jugoslavia, iniziata proprio con la regionalizzazione del sistema scolastico del paese, che differenziava la formazione degli alunni-cittadini. L’attacco viene portato attraverso le trattative sindacali ed ha come obiettivo prioritario la creazione dei ruoli regionali per gli insegnanti e l’introduzione di stipendi differenziati sull’esempio della legislazione vigente in Alto Adige. L’obiettivo è quello di creare due ruoli paralleli: uno statale svantaggiato e peggio retribuito, l’altro incentivato da trattamenti salariali con una differenziazione di mansioni che dovrebbe spostare gli equilibri verso il ruolo regionale e differenziare i programmi. Si creerebbe così un doppio binario anche utilizzando la pretesa delle Regioni ad incidere sull’istruzione professionale sulla quali rivendicano la competenza esclusiva (Le regioni hanno sempre avuto la competenza esclusiva sulla Formazione Professional e sempre hanno mirato a quella dell’istruzione professionale).
Spostando fuori del “pacchetto” sulle autonomie la Lega intende creare condizioni favorevoli alla trattativa con le Regioni, creando le precondizioni al passaggio della competenza in materia d’istruzione alle Regioni. A dimostrazione dell’importanza politica dell’obiettivo il Governo ha coinvolto nella trattativa oltre all’opaco ma disciplinato Ministro dell’Istruzione, notoriamente non molto brillante, la relatrice del DDL sull’autonomia Stefani principale referente della trattativa sull’attuazione dell’autonomia differenziata e soprattutto la ministra Buongiorno, esperta di stato giuridico del personale dell’amministrazione pubblica e vera autrice tecnica del provvedimento. Sarà lei il nemico da battere come vera anima strategica del provvedimento voluto dl governo leghista.
I sindacati confederali, allettati dall’offerta economica sono sembrati in un primo momento disponibili al compromesso, ma la ferma resistenza delle organizzazioni della scuola riunite sotto il cartello della Scuola della Repubblica hanno opposto una strenua resistenza, pur dovendo registrare spaccature al proprio interno in relazione ai rapporti da mantenere con le organizzazioni sindacali al tavolo comune di coordinamento con le organizzazioni sindacali costituito su proposta di Scuola della Repubblica… Il timore era quello di un cedimento della componente confederale allettata dalle proposte economiche e desiderose di concludere l’accordo per il contratto. Sia pure tra laceranti dibattiti le associazioni e gli insegnanti riuniti nell’Associazione Scuola della Repubblica sono rimasti per ora uniti e ciò ha indotto la FLC CGIL a pubblicare il 15 maggio 2019 un comunicato stampa che di seguito riproduciamo:

Nessuna autonomia differenziata regionale è possibile. L’Intesa tra governo e sindacati la esclude alla radice Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

La FLC CGIL di fronte al persistente chiacchiericcio attorno all’autonomia regionale differenziata, ribadisce: nessuna ulteriore autonomia è possibile a favore delle Regioni a statuto ordinario in tema di scuola e di tutto il comparto “Istruzione e Ricerca”. È quanto il governo ha sottoscritto, al massimo livello, con la firma del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, insieme con i sindacati del comparto “Istruzione e Ricerca” il 24 aprile scorso. Leggi il testo dell’Intesa.
Si continua invece a leggere di questo o quell’esponente governativo o della maggioranza che si esercita a parlare di questo argomento che una politica responsabile dovrebbe definitivamente abbandonare.
Lo vuole il mondo della scuola e dell’istruzione, lo vuole la maggioranza dei cittadini. Lo vuole la Costituzione che prescrive unità e indivisibilità della Repubblica, uguaglianza di diritti civili e sociali – e l’istruzione è fra questi – da garantire in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale indipendentemente dai confini territoriali dei governi locali, uguaglianza di trattamento degli alunni tramite l’uguaglianza di trattamento del personale.
In questo quadro risultano inaccettabili gli intenti della Ministra Bongiorno di istituire un reclutamento regionale e di mettere lacci e lacciuoli ai lavoratori nello spostamento da sede di servizio ad un’altra. Noi ribadiamo al governo il nostro NO a qualsiasi ipotesi di regionalizzazione della scuola e dell’istruzione. Si rispettino i patti sottoscritti, si smetta di agitare un tema divisivo e disgregatore dell’unità del Paese, si pensi al bene di quelle istituzioni che garantiscono diritti costituzionali fondamentali per la crescita e lo sviluppo della persona.

IL PERICOLO NON PUO’ DIRSI SCONGIURATO

Anche se per il momento il pericolo è scongiurato è certo che il Governo tornerà alla carica in occasione della presentazione del disegno di legge sull’autonomia differenziata. Perciò la vigilanza deve restare alta così la mobilitazione. Bisogna soprattutto conservare e anzi rafforzare l’unità del cartello di associazioni riunite in Scuola della Repubblica, superando personalismi e diffidenze per sviluppare una lotta e una mobilitazione unitaria, e impegnare anche le altre Associazioni come il Manifesto dei 500 a vigilare sul comportamento delle OO.SS. sia confederali che del sindacalismo antagonista. La natura stessa dell’associazionismo non sindacale, la sua composizione trasversale ai partiti e alle stesse sigle sindacali è la migliore garanzia per poter incidere e svolgere la loro funzione di garanzia soprattutto in un momento come questo nel quale bisogna contrastare con forza gli attacchi alla libertà di insegnamento, come avvenuto a Palermo dove una professoressa Maria Rosa dell’Aria è stata colpita da un provvedimento di sospensione di 15 giorni per non aver impedito agli studenti di sviluppare una libera ricerca sulle similitudini tra i contenuti del recente decreto sicurezza e le leggi razziali del 1938.
Mai fino ad ora il servilismo zelante degli Uffici Scolastici Regionali, proni alle indicazioni ministeriali, era giunto a colpire la libertà di insegnamento e la funzione critica e dialettica della scuola, la sua libertà di ricerca e di sviluppo del civile confronto di opinioni.
Contro l’attacco alla libertà di insegnamento e per arrestare il ricorso alla censura della libertà di ricerca e dibattito degli studenti va creato un fronte ampio di studenti genitori e insegnanti e le differenti associazioni degli operatori scolastici sono i soggetti naturalmente deputati a organizzare e condurre la lotta.

G. L.