LE LOTTE PER I DIRITTI ALLA CASA E PER I DIRITTI FONDAMENTALI

I diritti fondamentali assumono oggi una nuova dimensione nelle società industrializzate e comprendono il diritto a un reddito minimo, quello all’alloggio, alla disponibilità di acqua e luce, il diritto di libera circolazione. Questi diritti si integrano con quelli connessi alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona. È del tutto evidente che questi senza quelli non sono esercitabili e perciò sono protetti a livello internazionale dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, approvata dall’assemblea delle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948. Ma le legislazioni dei diversi Stati sovente violano questi diritti non solo limitandone l’esercizio a categorie di persone, distinguendo tra cittadini e non cittadini ma esercitano in modo discrezionale questa tutela.
Uno dei casi più eclatanti di questa discrezionalità riguarda il diritto alla casa soprattutto quando le persone che ne sono prive decidono di procedere all’occupazione dei tanti immobili di proprietà pubblica abbandonati e lasciati al degrado e ancor più quando prendono possesso di edifici sfitti di proprietà di privati. Ciò provoca l’intervento delle forze dell’ordine che mettono in atto una politica degli sfratti decisa dal Ministro pro tempore degli Interni, e graduata sul territorio dai Prefetti che si distingue per teatralità, e discrezionalità nel definire le priorità,ma soprattutto opera con i criteri selettivi che pongono con forza rinnovata il problema della tutela dei diritti fondamentali. Questo anche perché non disporre di un alloggio porta con sé la perdita del diritto all’acqua, come alla luce, e quindi in ultima analisi alla vita. Le amministrazioni comunali, benché un intervento organico per la costruzione di alloggi popolari non avviene dal 1963 quando venne creata l’INA casa dispongono di un patrimonio immobiliare che assegnano alle persone che si trovano in situazione di emergenza abitativa sulla base di graduatorie a base comunale.

La doppia discriminazione

La cronaca ha messo sotto gli occhi di tutti ciò che avviene a Roma nei quartiere periferici dove bande organizzate di fascisti impongono con la violenza, la minaccia di stupri ed ogni sorta di sopruso l’esclusione di legittimi assegnatari di questi alloggi quando si tratta di nomadi di etnia Sindhi o di immigrati, sostenendo la esclusività del diritto per le persone di origine autoctona, ovvero di persone di pelle chiara. Gli altri criteri sono incerti perche riguardano il possesso della cittadinanza da quando?, da quante generazioni?, non è dato saper. Si tratta evidentemente di appartenenza politica e di clan. La disponibilità di questi alloggi è limitata dalle occupazioni abusive, fatte con la forza su commissione di criminali che detengono il racket degli affitti abusivi, è costellata di casi di sub affitto da parte di assegnatari che ne rimangono illecitamente in possesso senza che le amministrazioni riescano a mettere ordine in questa situazione.
Ci sono poi le occupazioni di comunità quelle sostenuti dai movimenti per la casa, di solito dirette verso grandi edifici dei quali la proprietà ha dismesso l’uso e questi vedono tra gli occupanti i più deboli: famiglie o singole persone prive di reddito, cittadini italiani e stranieri, migranti respinti in strada dai meccanismi del cosiddetto decreto sicurezza varato dal Governo. Tra questi prevalgono disoccupati, ammalati, famiglie con bambini. Questo secondo caso è balzato all’onore delle cronache soprattutto per due situazioni quella dell’immobile occupato da Casa Pound dal 27 dicembre 2003 che in più di quattordici anni non ha avuto neanche un tentativo di sgombero e che ospita l’organizzazione politica fascista e alcune loro famiglie, dotato di sessanta vani e comprendente almeno una ventina di appartamenti e di un immobile ben più affollato. Il Comune di Roma nel 2007 aveva inserito il palazzo in una lista di occupazioni da parte di famiglie in emergenza abitativa. Nell’aprile del 2016 il commissario straordinario Francesco Tronca aveva compilato una shortlist di 16 immobili da sgomberare, rispetto ai quasi cento edifici occupati abusivamente nella capitale ma quest’immobile era stato escluso. Lo stabile gode di regolari forniture di acqua e luce regolarmente non pagata. In altra zona della città è in corso un’occupazione di 500 persone, tra cui almeno 100 minori, di diciotto
nazionalità diverse che ha preso possesso si un immobile abbandonato di 11 mila metri quadri nel quali trovano anche posto diverse attività a carattere sociale e comunitario. Gli occupanti non potrebbero tra loro essere più diversi per stato di salute, condizione lavorativa, permesso di soggiorno. Anche qui le forniture di acqua e luce non vengono pagate ma in questo caso la luce viene staccata il 6 maggio dall’azienda elettrica che rivendica il pagamento di 300mila €.
I titolari delle attività sociali presenti nello stabile pagherebbero volentieri l’elettricità se la società elettrica stipulasse un contratto di fornitura cosa ch non può essere fatta perché i titolari sono occupanti abusivi e molti di loro non sono nemmeno in possesso della residenza. Sola ipotesi possibile la deroga da parte del comune che non vuole così in qualche modo legittimare l’occupazione, ma al tempo stesso non offre alcuna soluzione abitativa agli occupanti. Nella situazione di emergenza soprattutto per bambini e malati interviene sua eminenza il cardinale elemosiniere del papa, Konrad Krajewsk, che si cala nella centralina elettrica che serve lo stabile, rompe i sigilli e, utilizzando la sua esperienza di ex elettricista, ripristina l’erogazione dell’energia elettrica non dimenticando di lasciare il proprio biglietto da visita

Le anime belle e Konrad Krajewsk

Anime belle e custodi della purezza rivoluzionaria, scandalizzate dal gesto del cardinale, se ne sono viste da ogni parte e di ogni orientamento. C’è chi si è scoperto anticlericale, ricordando che la Chiesa cattolica possiede ben 115 mila appartamenti che potrebbe mettere a disposizione per risolvere le esigenze abitative, degli italiani, naturalmente. C’è chi ha rilevato che è troppo facile fare la carità con i soldi degli altri, ad esempio con quelli dell8 per mille,e chi ancora ha fatto notare che Don Corrado, come lo chiamano, avrebbe potuto semplicemente saldare la fattura dei consumi pregressi, omettendo di rilevare che non può essere fatto alcun contratto. Altri ancora hanno notato che così la Chiesa vuole rifarsi la verginità e ha ricordato le ambiguità di Bergoglio, identificato dai fascisti come mandante dell’operazione e traditore dei poveri italiani. Chi invece a sinistra ha visto il cardinale che ricorre all’azione diretta, rischiando in prima persona e chi ha ricordato che arrestare un membro del Sacro Collegio, funzionario importante di uno Stato estero, protetto dal Concordato non si può proprio e processarlo in Italia è difficile e infine chi semplicemente non ha notato che il cattolico Konrad Krajewsk ha risposto all’ingiustizia sociale e all’applicazione di una legge ingiusta con l’obiezione di coscienza e obbedendo un imperativo morale ha fatto quel che sapeva fare in una situazione di emergenza.
A noi l’assimilazione viene con Arsenio Lupin, ma non quello dei romanzi di Maurice Leblanc ma con Marius Jacob, l’anarchico che ne fu l’ispiratore: anche lui lavorava per l’ideale e lasciava la propria firma. Del gesto rimane il fatto che lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’ingiustizia sociale, la sofferenza, in nome delle pastoie burocratiche dei malati rimane moralmente insopportabile e come comunisti anarchici siamo iconoclasti, anche verso i nostri eroi e siamo in grado di apprezzare gli effetti di un gesto indipendentemente da chi e perché lo fa: guardiamo agli effetti!

Alla sostanza del problema

La soluzione del problema sta in una politica pubblica per il diritto alla casa e a poter soddisfare i bisogni elementari che costituiscono nel loro insieme i diritti umani. Nell’attesa di politiche coerenti di edilizia popolare, di requisizione possibile dell’edilizia abitativa già costruita dai privati e lasciata sfitta, che eviterebbe ulteriore cementificazione le occupazioni di immobili vanno sostenute e praticate, la legge va violata in nome di un imperativo morale e non come atto individuale, o esemplare, ma con l’azione organizzata e di massa, con la mobilitazione. In questo quadro l’atto dimostrativo individuale, il gesto simbolico non guasta, ci sta, e suscita anche simpatia.

La Redazione