COSA C’È DI NUOVO

LA VIA GIUDIZIARIA AI DIRITTI

Di fronte alle inerzie e alle ritrosie di un Parlamento opportunista e bigotto c’è ancora chi è consapevole del fatto che in questo Paese la magistratura è costretta a svolgere un ruolo di supplenza verso il Parlamento nel tentativo di rispondere alla domanda sostanziale di giustizia che viene dalla società. E’ perciò si rivolge ai giudici chiedendo loro una risposta che dovrebbe invece essere soddisfatta dal potere legislativo.
E’ questo il senso della recente ordinanza dei giudici della Corte d’Assise di Milano che hanno interrotto il processo a Marco Cappato, rinviando all’esame della Corte Costituzionale l’articolo 580 del codice penale, che disciplina il reato di aiuto e istigazione al suicidio «nella parte in cui incrimina le condotte di aiuto al suicidio», Nell’ordinanza si legge che all’individuo va «riconosciuta la libertà» di decidere «come e quando morire» ponendo le condizioni per la non punibilità dell’eutanasia quando questa rappresenta una scelta consapevole, libera e responsabile della persona umana.
Di fronte a questa decisione dei giudici vi è chi parla ancora una volta di “governo dei giudici” senza pensare alle inadempienze della politica, dei politici e del Parlamento lamentandosi poi che i cittadini vadano alla ricerca di una soluzione accettabile ai loro problemi concreti.
Del resto è per questa strada che in questi anni si sono garantiti i diritti ottenendo soluzioni chiare alle questioni poste (si veda per tutti il problema dell’insegnamento della religione nella scuola) invece delle pasticciate soluzioni parlamentari.

LAVORO E CONCORRENZA

La vicenda Embraco segna ancora una volta un passaggio che è difficile sottovalutare. L’azienda dal punto di vista economico è più che sana: produce profitti elevati, non è indebitata, non deve restituire prestiti. In questi anni i lavoratori si sono visti richiedere continuamente sacrifici salariali estorti con minacce di rimettere in discussione il loro posto di lavoro. Si raccontava loro che non era possibile (falso!) alcun intervento sulla produzione e l’innovazione, essendo quello dei compressori un settore a “bassa tecnologia”
Oggi il trasferimento in Slovacchia della produzione non risponde tanto ad una logica imprenditoriale volta ad aumentare i profitti abbassando i costi, considerazione senza alcun dubbio esistente, ma soprattutto a migliorare la quotazione sul mercato finanziario del titolo Whirlpool, che si avvantaggia della suddetta prospettiva. Non è quindi una libera scelta imprenditoriale quanto, piuttosto, la dittatura del capitale finanziario e dei mitici mercati, che determinano direttamente quelle scelte.
Ancora una prova dei danni che comporta da parte dell’Europa l’accettazione delle politiche neoliberiste.