Il CORPO DELLE DONNE

Da sempre la Chiesa cattolica ha affrontato il problema del contrasto all’aborto instaurando relazioni privilegiate con l’ambiente medico e paramedico, nella convinzione che gli istinti peccaminosi delle donne devono essere messi sotto controllo e frenati da soggetti responsabili, impedendo loro l’aborto e così il peccato. Basta leggere le allocuzioni pontificie rivolte ai medici e paramedici ogni anno in occasione dell’incontro che il pontefice ha cura di organizzare con costoro.
Come è logico che sia la Chiesa cattolica conduce la propria battaglia contro l’aborto e non stupisce quindi che la voce della CEI si sia levata contro l’iniziativa della Regione Lazio di assumere con concorso riservato due ginecologi che si impegnassero non praticare l’obiezione di coscienza all’interruzione della gravidanza.
L’esigenza nasce dal fatto che grazie all’applicazione della legge 194 nel Lazio, utilizzando la prevenzione e l’informazione, si è passati da 21.274 casi nel 1987 a 9.617 nel 2015 di interruzione di gravidanza, con una riduzione del 55%. In questo contesto l’obiettivo del bando di concorso è garantire la piena applicazione della legge, prevenendo di incorrere nell’interruzione di pubblico servizio, assicurando i diritti della salute delle donne, e contrastando il ricorso agli aborti clandestini in forte crescita a causa delle carenze del servizio pubblico.
La decisione di assumere all’Ospedale San Camillo due medici destinati ad operare
nell’interruzione di gravidanza, cautelandosi sulla possibilità che questi possano invocare l’obiezione di coscienza, bloccando il servizio – per la Chiesta cattolica – snaturerebbe l’impianto della legge 194 che non aveva l’obiettivo di indurre all’aborto ma prevenirlo. Sa parte ecclesiastica si fa notare che l’obiezione di coscienza sarebbe un diritto di natura costituzionale e quindi escludere dal concorso coloro che sono obiettori sarebbe di dubbia legittimità. “La libertà di coscienza è inalienabile e –
pertanto – può essere esercitata in qualsiasi momento, anche successivamente alla nomina. Questo eliminerebbe anche il rilievo che un requisito di questo tipo possa essere richiesto e imposto al momento dell’assunzione”.
Ammesso e non concesso che ciò sia vero ci si chiede quale sia la tutela costituzionale
accordata al diritto di veder applicata una legge generale dello Stato e in che modo si possono bilanciare gli interessi di eventuali obiettori e quelli delle cittadine e dei cittadini che chiedono di poter ricorrere alle procedure previste daklla legge 194.
Va detto a riguardo che i diritti delle donne di veder salvaguardata la loro scelta hanno pari dignità rispetto alle pretese degli obiettori e che è compito di una amministrazione diligente adottare ogni cautela per assicurare un servizio pubblico; il bando tanto discusso riguarda due unità di personale su oltre 2.200 operatori del settore e un servizio strettamente finalizzato a operare richieste di interruzione di gravidanza. Servizui che deve essere comunque assicurato.
Inoltre la legge 194 è una legge monitorata; ogni hanno viene redatto un rapporto sulla sua applicazione che il Ministro della salute porta a conoscenza del Parlamento. Ciò che questa relazione dice a proposito del Lazio è che l’ospedale San Camillo-Forlanini, uno dei più grandi della Capitale, rappresenta il punto di approdo (spesso ultimo) per migliaia di donne che arrivano da tutta la Regione.
Moltissime farmacie della regione inoltre non vendono la cosiddetta pillola del giorno dopo, che è un contraccettivo di emergenza, un anticoncezionale che agisce bloccando l’ovulazione e non provoca, secondo la maggior parte degli esperti, l’interruzione di una gravidanza.
Eppure nessuna sanzione colpisce il farmacista che otacola tale vendita al quale sarebbe opportuno sottrarre la titolarità della condotta. Scarsi o inesistenti sono poi i sostegni a quelle madri che decidono di proseguire nella gravidanza e quindi appare strumentale la protesta della CEI, Infine non ci è capitato di sentire nessuna proposta della CEI per un aumento delle pene per quei medici obiettori (e sono tanti) che praticano aborti clandestini.