Mentre siamo sul punto di pubblicare questa newsletter giunge la notizia che il governo italiano ha rimpatriato nel suo paese con un Falcon dei segreti il generale Najeem Osema Almasri, Comandante della polizia giudiziaria libica, invece di eseguire il mandato di cattura nei suoi confronti, emesso dalla Corte penale internazionale dell’Aja per crimini contro l’umanità e crimini di guerra, quale gestore della prigion e di Mitiga.
Tali crimini sono puniti con la pena massima dell’ergastolo. A detta del ministro della Giustizia l’arresto non è stato da lui convalidato perché impegnato a sorseggiare un ottimo sherry, ma più verosimilmente a fronte della notizia che un buon numero di migranti era stato imbarcato su barconi partiti dalle coste libiche, destinazione Lampedusa.
Il comandante Almasri è membro di lunga data dell’Apparato di deterrenza per “il contrasto al terrorismo e al crimine organizzato”, Milizia che, rileva Amnesty, ha commesso «terribili violazioni dei diritti umani nella prigione di Mitiga» ed è stato perciò condannato dal Tribunale dell’Aja sulla base di prove inconfutabili che lo riguardano. È del tutto evidente che il suo rilascio è avvenuto nel timore di veder saltare gli accordi scellerati stipulati da numerosi governi italiani, di ogni colore, per detenere i migranti, malgrado che siano note e documentate le torture e le violenze alle quali persone vengono sottoposte nei centri di detenzione libici, nei quali subiscono torture, violenze, stupri, ricatti, prima di essere rilasciati, quando non permangono indefinitivamente detenuti senza processo in quei lager.
È tuttavia probabile che ancora maggiore fosse il timore che in detenzione, se tradotto davanti alla Corte dell’Aja, Almasri, avrebbe potuto finire per rivelare il contenuto di questi accordi scellerati e soprattutto i nomi dei complici e dei suoi interlocutori istituzionali, mettendo nei guai persone “rispettabili” che si ammantano dei loro incarichi per continuare a fare le loro sporche attività e guadagnarci. Ascoltandolo la Corte e l’opinione pubblica avrebbero potuto conoscere l’entità delle somme scambiate e quindi chiedere conto sui destinatari.
Quanto avvenuto, se ce ne fosse bisogno, rende ridicole le frasi roboanti della Premier Meloni, che in occasione della tragedia di Cutro, ebbe a dire che avrebbe inseguito i trafficanti di uomini per tutto l’orbe tenacqueo, che evidentemente per la premier ha confini ristrettissimi, più di quelli di una vasca da bagno,visto che poi quando li trova è
l’unico caso in cui riesce ad attuare un rimpatrio con successo.
È stata la Corte d’appello di Roma, competente in questi casi, a disporre la liberazione del comandante, che era detenuto nel carcere delle Vallette, dopo essere stato arrestato dalla Digos a Torino, dove era arrivato sabato per assistere alla partita di calcio Juventus-Milan. Questo perchè non è consentito, l’arresto per iniziativa della polizia giudiziaria senza l’interlocuzione preventiva tra il Ministro della Giustizia e la Corte d’appello della Capitale. Nordio, pur avendo ricevuto gli atti dalla Questura di Torino, non ha fatto pervenire alcuna richiesta e Corte d’appello ha dichiarato «l’irritualità dell’arresto» ed ordinato «l’immediata scarcerazione».
La Redazione