IL MONDO NUOVO

La storia studia i fatti del passato e cerca poi di capire il presente collegando ieri ed oggi. Ma capire il presente sulla base della storia è sempre questione complessa e non è detto che funzioni.
Ad esempio l’avvento del fascismo in Italia fu compreso da pochissimi. Per la grande maggioranza esso era un fenomeno che si inseriva nella “normale” reazione del capitalismo e dello Stato nei confronti delle istanze sociali del proletariato.
Ma quel fenomeno era invece, in buona parte inedito. Mescolando il vecchio il nuovo, il socialismo con la reazione, il popolo con il nazionalismo, le istanze libertarie con l’uso spregiudicato e razionale della violenza era nata una strana creatura. Apparentemente inafferrabile. Poiché cresciuto senza altri progetti che non fossero quelli della conquista,
e la tenuta del potere, questo inedito soggetto, quando arrivò a governare l’Italia intera, non poteva più essere fermato.
Pochi erano quelli che ci avevano visto lungo, uno di questi sicuramente Angelo Tasca che scrisse, a fascismo trionfante, un testo ancora oggi fondamentale e Luigi Fabbri che pubblicò nel 1922 “la controrivoluzione preventiva.
Anche adesso ci troviamo di fronte ad una conformazione che è ormai internazionale e che ha dentro di sé un miscuglio di ideologie, posizionamenti, credenze delle quali è davvero difficile comprenderne il percorso.
Tuttavia, se la storia di per sé non ci può indicare con ragionevole certezza cosa potrà succedere domani, perlomeno può essere d’aiuto per capire cosa sia accaduto in alcuni frangenti.
Quando un dirigente di partito, un capo di governo, un presidente e persino il comandante in capo della più grande potenza utilizza costantemente parole discriminatorie, intolleranti, guerrafondaie e di odio, più di un pelo tende a drizzarsi.
Quindi le reazioni di sdegno che hanno attraversato l’universo della “sinistra” internazionale sono moralmente giustificate.
Ma con il moralismo non si fa politica, al massimo di può fare il predicatore e finire, come Savonarola, bruciati su un rogo (previa impiccagione).
È necessario capire come si sia arrivati a questo punto e se ci si addentra in questo percorso, le risposte diventano più difficili.
Il fascismo nel primo dopoguerra si affermò combattendo militarmente e con il supporto dello Stato “liberale” italiano le organizzazioni operaie e socialiste/comuniste/anarchiche. Le quali, pur se le loro dirigenze non sempre si erano dimostrate all’altezza del compito, dovettero essere distrutte sul campo con una sanguinosissima scia di repressione e violenza. Oggi, se davvero vogliamo chiamare “fascismo” la rivincita mondiale delle destre estreme in Europa e nel mondo, dobbiamo anche prendere atto che non hanno avuto bisogno della forza. Hanno vinto nelle urne, spesso anche votate da quei settori che 100 anni prima avevano resistito.
Non c’è stato bisogno di nessuna repressione preventiva, né di conquiste violente. Le forze socialiste, progressiste, insomma la “sinistra” si è consegnata felicemente al bel mondo del capitale. Beninteso, non lo ha fatto gratis. Il liberismo progressista è stata la cometa che ha segnato il cammino della élite liberale universale, benestante e cosmopolita.
Per carità, tutte caratteristiche positive, con il piccolo problema che riguardano, appunto, una minoranza che non è più capace neppure di illuminare le cantine se non per prendere una bottiglia di costosissimo vino d’annata.
Ora non bisogna pensare ad una specie di reazione casuale, matematica. Però diciamo che trent’anni di abbandono delle istanze di giustizia sociale da parte di chi avrebbe dovuto esserne l’alfiere non passano senza colpo ferire.
Adesso, però, per la prima volta, non sono più le lobby del capitale che inviano i propri rappresentanti a governare pro-domo-loro, ma hanno preso direttamente il potere politico frantumando sotto gli occhi di tutti: la vecchia democrazia liberale non garantisce più, alcunché neppure ai propri adepti.
A questo si sommano i focolai di guerra e, anche questo con una conformazione davvero nuova, un genocidio in diretta TV che vede la maggioranza dell’Occidente schierarsi,….per i genocidi, mentre il capo di questa nazione criminale non ha mai espresso una parola che fosse una di pietà per una popolazione civile trattata come carne da macello.
Che dire: capitalismo all’ennesima potenza, imperialismo e nazionalismo feroce, razzismo, massacri di massa e autoritarismo.
Gli ingredienti ci sono tutti, con alcune specificità:
– l’assenza, in occidente, di qualunque proposta alternativa al capitalismo;
– la presenza di armi nucleari;
– una parte enorme del pianeta che sta ormai guardando altrove.
Siamo di fronte ad un mondo nuovo, ad un percorso inedito dove tante strade del passato paiono oggi non percorribili e in cui tante analisi rischiano di essere come armi spuntate.
A questo si assomma la perdita verticale di credibilità di una sinistra che di fronte a questo mondo dovrà buttare a mare tutti i percorsi “riformisti” che da 30 anni hanno fatto sì che fra le politiche di destra e di sinistra (le politiche concrete) la differenza sia stata minima.
Di fronte ad un panorama così chiaro sarebbe necessaria invece una radicale differenza e, se ci fosse un po’ di capacità, non tutto il male verrebbe per nuocere.
Questo è il capitalismo, bellezza! Senza lustrini e i sorrisi criminali di un Blair o di un Clinton.

ANDREA BELLUCCI