I talebani al Governo dell’Afghanistan il 22 agosto hanno promulgato una legge predisposta dal ministero per “la propagazione della virtù e la prevenzione del vizio” di ben 35 articoli che è principalmente finalizzata a limitare ancora di più i diritti delle donne, la loro possibilità di esprimersi, le loro azioni in pubblico. La nuova legge chiaramente ispirata dalla fazione dell”Isis-Khorasan, benché i precetti che contiene fossero già operanti nel Paese e con il testo sono stati solo definiti formalmente. Così facendo vengono meno agli impegni che i Talebani avevano assunto nelle trattative di Doha durante le quali avevano negoziato con gli Stati Uniti il ritiro degli occidentali del paese e ribadito dopo la presa di Kabul, quando avevano dichiarato che il loro governo non avrebbe messo a rischio i diritti delle donne. Sono bastati pochi mesi per dimostrare che si trattava di un impegno meramente formale, non esistendo nessuno strumento nell’accordo che permettesse di impegnarli al rispetto di quanto stabilito.
Il fine dichiarato del provvedimento è quello di garantire che la società afghana aderisca ai principi morali e religiosi stabiliti dai talebani, versione Isis-Khorasan alla visione che essi hanno di società e dei rapporti tra le persone di sesso diverso. detta norme relative ad alcuni comportamenti pubblici anche degli uomini.
L’approvazione della legge è stata proceduta dalla chiusura delle scuole per le donne che sono state espulse da tutto il sistema scolastico, mentre contemporaneamente si provvedeva al licenziamento delle donne impegnate in ogni tività a contatto con il pubblico e nella chiusura di tutti quegli esercizi, anche commerciali, gestiti da donne anche se dirette a servizi da erogare alle stesse donne. Tra le disposizioni più significative del nuovo provvedimento si segnala quella che obbliga le donne di coprirsi il corpo e il viso quando si trovano in pubblico e limita le possibilità di uscire di casa ai soli casi di necessità. Inoltre, le donne non possono indossare abiti aderenti o corti, né possono cantare, recitare o leggere ad alta voce in pubblico. Le restrizioni si estendono anche alla loro libertà di movimento, poiché non possono viaggiare senza essere accompagnate da un parente maschio e non possono incontrare uomini con cui non sono imparentate. La legge vieta inoltre la produzione e la diffusione di immagini di esseri viventi su dispositivi elettronici, l’ascolto di musica e l’uso di strumenti musicali e quindi ogni forma di arte.
Alcune di queste restrizioni si estendono anche agli uomini ai quali si impone l’obbligo di indossare pantaloni che coprano le ginocchia, mantenere una barba di lunghezza media o lunga, indossare la veste tradizionale.
La legge si occupa poi dei cosiddetti rapporti di relazione, facendo divieto di quelli omosessuali, condannando l’adulterio, sanzionando le scommesse e il gioco d’azzardo, l’uso di droghe. Si fa inoltre divieto di organizzare o prendere parte a combattimenti tra animali e soprattutto di stabilire relazioni di amicizia con non musulmani.
Le misure adottate riflettono una visione estremamente conservatrice e bigotta della società: si mira a controllare rigorosamente il comportamento individuale e collettivo, uniformandolo ad una visione dei rapporti sociali e umani estremamente chiusa, che riproduce il mondo ristretto e omofobo delle masadre più conservatrici e si rifà ai modelli culturali propri dei pashtun. I Mullah afghani sono ossessionati non solo dalla cultura occidentale e dai suoi valori, ma guardano con estrema preoccupazione all’emancipazione sempre maggiore delle donne nel vicino Iran, dove la componente femminile della popolazione è divenuta il motore del cambiamento politico e sociale. Temendo il contagio, essi hanno instaurato un regime feroce di repressione che ha il compito di estirpare il diffondersi di questi valori ed ogni contaminazione.
In questo disegno strategico assume estrema importanza la segnalata soppressione dell’istruzione scolastica per le donne che è totale e mira a lasciarle nella più assoluta ignoranza, tanto che attività clandestine di istruzione vengono organizzate dalle donne clandestinamente, per cercare di resistere, con pericoli evidenti per la propria sicurezza, perché queste attività vengono represse nel modo più brutale.
A fronte di quanto sta avvenendo a nulla servono le preoccupazioni per queste nuove restrizioni espresse dalla comunità internazionale poiché non vi è dubbio che si tratta di un arretramento così radicale nella tutela dei diritti umani da dover indurre tutti gli Stati civili a erigere intorno al paese un cordone sanitario praticando al tempo stesso una politica dell’accoglienza efficace nei confronti di tutti coloro che perseguitati e vessati nei loro diritti
lasciano con immenso sacrificio il paese.
A nostro avviso solo la crescita della consapevolezza delle donne e dei loro diritti nei paesi a maggioranza islamica o di cultura prevalentemente islamica possono servire da antidoto a questa schiavizzazione delle donne che con l’esempio che deriva dalle loro lotte e dalla loro presa di coscienza possono trasmettere un messaggio intellegibile per le popolazioni afgane che non appaia il frutto di scelte culturali, etiche e religiose estranee all’ambiente culturale islamico e rispettose delle esperienze più illuminate e aperte dell’islam, che pure vi sono e hanno caratterizzato grandi e significative epoche della civiltà arabo islamica.