La tessera del PD e la nevicata dell’85

C’è grande discussione, sui social, sia su quelli da vecchi come FB che su quelli più trendy, in merito alla nuova tessera che il PD ha voluto dedicare ad Enrico Berlinguer.
Agli strali di “tradimento” si sono aggiunte interessanti analisi politiche e battute, alcune divertenti altre molto serie e corrucciate.
A me pare però che molta della discussione non tenga conto di un dato. Quello raffigurato nell’effige non c’entra nulla con Berlinguer, quello vero, vissuto e morto nel 1984.
Quel Berlinguer lì era un uomo del’900, comunista, sicuramente molto seguito dal proprio popolo di riferimento, ma soprattutto era un politico di professione, scaltro, preparato, e non una specie di “San Francesco” laico.
Un uomo collocato nel suo tempo, dentro le contraddizioni di quel periodo storico, dentro gli scontri anche duri sia nel partito che nella società.
Quello della tessera è invece un brand. Una foto che richiama una frase (e una fase) completamente estrapolata dal contesto (ma tanto il contesto ormai è una battaglia definitivamente perduta).
Un personaggio del quale non è necessario sapere nulla se non le leggende metropolitane a sfondo misticheggiante della sua “morte” quasi in odore di santità e prive di ogni connotazione politca.
Un brand utilizzato forse per riattivare vecchie glorie (ma ormai sono poche e in via d’estinzione naturale) attraverso quel meccanismo di difficile interpretazione psicologica, per il quale è più utile citare De Andrè “abortire il figlio del bagnino e poi guardarlo con dolcezza”.
Un richiamo identitario come le foto di Che Guevara nelle camere degli adolescenti. Fa figo, fa trendy.
Nel 2025 la tesserà riporterà la nevicata del secolo. Sono passati giusto 40 anni.

Andrea Bellucci