Il 25 luglio scorso il compagno Angelo Baracca ha terminato il suo percorso.
Impegnato da sempre in battaglie politiche contro il nucleare e per una Università al servizio dei lavoratori, mi piace ricordare il suo ruolo negli anni ’70 all’Istituto di Fisica di Firenze, quando insegnava Meccanica Statistica ed io ero uno studente.
In quegli anni, gli atenei erano scossi da una incessante attività politica; l’Istituto di Fisica inizialmente un po’ meno, vuoi per la collocazione sulla collina di Arcetri – distante dagli altri Dipartimenti, vuoi per il sentimento diffuso fra gli studenti che la ricerca scientifica delle forze della natura fosse e dovesse essere sconnessa dall’organizzazione della società umana.
Purtuttavia, assemblee studentesche cominciarono ad essere indette se non altro nel tentativo di mitigare il clima di “selezione etnica” che permeava l’Istituto, teso ad identificare la ristretta frazione di futuri fisici degni di questo nome.
Angelo si inserì nel movimento studentesco come collaboratore “esterno”, ma in realtà fungendo da mentore, fornendo elementi utili a stimolare una presa di coscienza del ruolo più ampio della scienza.
Così nacque il Comitato Politico di Fisica (CPF), una struttura dissimile dai molteplici collettivi sorti spontaneamente nelle varie Università italiane; dissimile in primis per la composizione “multietnica” caratterizzata dalla coesistenza di molte anime: dagli iscritti alla FIGC, Lotta Continua, Democrazia Proletaria, MLS (movimento lavoratori per il socialismo – non la lega calcio USA), ai comunisti anarchici e perfino autonomi.
Questa collaborazione fra visioni diverse del mondo fu resa possibile dal modo di lavorare del CPF, che si poneva obiettivi chiari e concreti, piuttosto che fossilizzarsi in dibattiti ideologici aprioristici.
Il risultato senza dubbio più eclatante fu l’istituzione di un corso sulla nocività ambientale (intesa principalmente come nocività nell’ambiente di lavoro), tema particolarmente caro ad Angelo che contribuí in modo essenziale, aiutando a stabilire contatti con consigli di fabbrica dell’area fiorentina (il Nuovo Pignone fra gli altri) e movimenti nazionali come Medicina Democratica.
Il laboratorio venne ufficialmente riconosciuto dal corso di laurea. Si fondava sulla misura di quantità fisiche come il livello di rumore, in vari ambienti di lavoro (tipicamente fabbriche nell’area fiorentina); un’attività del tutto coerente con gli insegnamenti del corso di laurea in fisica.
Laboratorio a parte, la costituzione di gruppi di studio fu un’altra iniziativa in cui Angelo Baracca agí da “levatore”. Il tema energetico fu uno dei cardini: la crisi petrolifera degli anni ’70 aveva stimolato in tutto il mondo un dibattito sui consumi e sulle modalità di produzione dell’energia, con quella nucleare venduta spesso come LA soluzione. Attorno ad Angelo Baracca si coagulò un gruppo di studenti (principalmente di fisica) che analizzarono in dettaglio tutti gli aspetti della questione, dalla sicurezza, ai costi effettivi ed al realismo delle varie prospettive, per concludere l’insostenibilità dell’energia nucleare (da fissione).
Il lavoro si concluse con la stesura di un libro, “I nucleodollari” edito da Crescita Politica, con una prefazione di Angelo Baracca, che poi rappresentò il testo di riferimento di molti movimenti anti-nuclearisti in tutta Italia.
Infine, mi piace menzionare una conseguenza più personale dell’attività di quegli anni in cui ero ancora uno studente incerto sul cosa studiare: le molteplici discussioni con Angelo Baracca e con i miei colleghi studenti ci portarono alla convinzione che le sfide rilevanti nell’ambito della fisica si stessero spostando dal mondo subatomico (una tematica che secondo noi stava arrivando al capolinea) verso un’area che oggi viene definita dei sistemi complessi.
In pratica, fu allora che nacque il mio interesse per un argomento allora considerato marginale, pur non essendone ancora del tutto cosciente.
Dopo quell’esperienza Angelo continuò ad essere presente nelle lotte degli sfruttati con costanza, dedizione, disponibilità e solidarietà mettendo al servizio delle lotte sociali la sua intelligenza e la sua azione diretta senza risparmiarsi per tutta la vita.
Antonio Politi e la Redazione tutta