Il grande ciclo di lotte iniziato nel paese nella primavera nello scorso anno sembra essere giunto ad una svolta con l’offerta del Governo del neonazista Sunak di un aumento del 6% di stipendio ai dipendenti pubblici. In risposta al progressivo depauperamento delle condizioni di vita e di lavoro, lavoratrici e lavoratori inglesi sono scesi in lotta fin dalla primavera dello scorso anno per richiedere consistenti aumenti salariali per far fronte alla crescita costante dell’inflazione. Il paese risente in modo sempre più pesante degli effetti della Brexit e i suoi conti pubblici si aggravano sempre di più, mentre crolla il sistema sanitario nazionale e l’economia registra una caduta del PIL tra quelle più rilevanti degli ultimi decenni. Il paese si dibatte tra la crescita zero e la recessione tecnica Il partito conservatore, ininterrottamente al governo dall’undici maggio 2010, ha portato l’Inghilterra sull’orlo del baratro, distruggendo tutto ciò che era stato costruito nei decenni precedenti. Ai conservatori si deve la scelta della Brexit e il varo di quella politica criminale nei confronti dell’Europa che mirava alla secessione britannica dall’Unione e alla messa in crisi del continente attraverso la frantumazione della sua unità. Corollario necessario della Brexit è stata la preparazione scientemente coscienziosa e certosina della guerra ucraina – che la Gran Bretagna ha fortemente voluto – attraverso un’operazione di intelligence che ha preparato le condizioni politiche e militari per portare il paese in guerra.
L’obiettivo politico dei conservatori era fin dal 2013 la rottura dell’asse privilegiato tra Germania e la Russia che permetteva all’industria tedesca di disporre di energia a basso posto attraverso i rifornimenti in gas e petrolio, ricevuti attraverso le infrastrutture di collegamento tra le due economie realizzate durante il periodo della gestione del potere da parte della Merkel.
Pur di raggiungere i suoi obiettivi l partito conservatore ha millantato di fronte all’elettorato britannico i vantaggi ipotetici della Brexit, precipitando il paese in una crisi drammatica della quale non si vede al momento quali possano essere i possibili sbocchi. In questa strategia il governo Johnson ha rappresentato il punto più alto raggiunto dall’arroganza inglese che poi, parallelamente allo svilupparsi della guerra in Ucraina, per poi vedere progressivamente ripercuotersi sul tenore di vita le scelte economiche e sociali messe in atto per cui il paese è entrato in una congiuntura economica caratterizzata da forti problemi di bilancio, dall’impossibilità di praticare politiche di riduzione delle tasse, come i conservatori avrebbero voluto, dal crollo progressivo dello Stato sociale, che ha portato con sé un depauperamento delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici inglesi.
Sono queste le ragioni profonde che hanno portato, come dicevamo, ad un ciclo di lotte durissime a partire dalla primavera dello scorso anno, accompagnato dalle dimissioni dei governi di Johnson e May, incapaci di affrontare la nuova situazione determinatasi. Il governo attualmente in carica del neonazista Sumak non riesce a far fronte alla situazione e tenta disperatamente di barcamenarsi in un difficile equilibrio fra un bilancio dello Stato sempre più in crisi e una situazione sociale sempre più esplosiva.
Ma non è solo una questione di stipendi: gli insegnanti – come infermieri, autisti dei treni e altri – lamentano il progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro determinato da anni di austerity e tagli ai finanziamenti nella sanità, educazione, trasporti e così via e a pagare rischiano di essere i cittadini del regno: la Banca d’Inghilterra ha annunciato un nuovo rialzo dei tassi di interesse al 4%, il livello più alto dal 2008. “Il nostro obiettivo prioritario è dimezzare l’inflazione”, ha ribadito la ministra all’Istruzione Gillian Keegan ma nei fatti si tratta di un’altra stangata per chi fa già i
conti con l’aumento dei prezzi e che nei prossimi mesi con ogni probabilità dovrà affrontare nuovi scioperi e servizi a singhiozzo.
Il grande sciopero generale di gennaio 2023 e quelli che lo hanno seguito ha dimostrato che le organizzazioni sindacali, malgrado una legislazione sullo sciopero estremamente restrittiva e punitiva sono in grado di mettere in campo iniziative di lotta e di mobilitazione costanti e radicali, capaci di durare nel tempo e di mettere in ginocchio la parte padronale e governativa anche perché agli scioperi dei dipendenti pubblici si sono Uniti quelli dei trasporti, dell’insegnamento, della sanità, della logistica, di porti, dell’industria, in breve di tutti i settori dell’economia ed oggi il governo è costretto a scendere a patti e a cercare una difficile conciliazione fra le esigenze del bilancio dello Stato e le richieste salariali dei lavoratori e delle lavoratrici.
Le elezioni suppletive di questi giorni hanno visto una rovinosa sconfitta dei conservatori, e segnano i prodromi di una possibile rivincita laburista.
La Redazione
Sullo stesso argomento vedi:
I nemici dell’U E: la Gran Bretagna, Ucadi in Newsletter, Numero 163 – Settembre 2022, Anno 2022;
REGNO DISUNITO: LA MANO PASSA A SUNAK, Ucadi in Newsletter, Numero 164 – Ottobre 2022, Anno 2022;
Regno disunito: uno sciopero al giorno toglie il Governo di torno, Ucadi in Newsletter, Numero 166 – Dicembre 2022, Anno 2022; Prove di neonazismo in Gran Bretagna, Ucadi in Newsletter, Numero 169 – Marzo 2023, Anno 2023;
La fortezza Europa, Ucadi in Newsletter, Numero 169 – Marzo 2023, Anno 2023.