La fine ingloriosa della finlandizzazione

Le elezioni politiche in Finlandia hanno sancito la fine della finlandizzazione, voluta dalla Premier Sanna Marin che, smentendo ogni affermazione del movimento femminista su una maggior saggezza delle donne in politica, ha dimostrando che avere un premier donna non garantisce che un paese venga portato alla rovina. È il caso della Finlandia che durante il mandato della Marin ha rotto con decenni di neutralità, ponendo fine ad un modello di convivenza tra le nazioni che si era sperato di poter estendere ad altre situazioni di crisi. Abbiamo ora la prova che ad una donna non è estranea l’idea della guerra: del resto l’esempio della Thatcher, avrebbe dovuto insegnare qualcosa.
La Marin, alla testa del partito socialdemocratico, ha condotto e portato a termine il negoziato per l’adesione della Finlandia la NATO, facendosi sedurre dalla NATO e dallo stolto Stoltenberg, che ne è l’eterno e l’immarcescibile Segretario; spaventata dalla crisi Ucraina è andata alle elezioni e ha ricevuto una sonora sconfitta dalle urne. D’altra parte, gli elettori, quando si tratta di scegliere, preferiscono l’originale, e quindi a scelte politiche guerrafondaie rispondono votando la destra, perché almeno loro sono ancora convinti che i partiti “di sinistra” dovrebbero volere la pace!
La premier socialdemocratica Sanna Marin lascia il posto al Partito di Coalizione Nazionale (conservatore) di Petteri Orpo con il 20,82% dei voti (48 seggi), e a Riikka Purra, leader del Partito di destra Veri Finlandesi, con il 20,06% dei voti (46 seggi). I socialdemocratici, che erano precedentemente al governo, si piazzano al terzo posto, con il 19,95% dei voti (43 seggi). Gli elettori hanno bocciato il Centro, l’Alleanza di Sinistra e i Verdi. I voti ottenuti dal Centro sono stati pari all’11,3%, e danno al partito 23 seggi in Parlamento. La sinistra è scesa al 7,1% e i Verdi al 7%. I Verdi ottengono 13 seggi, l’Alleanza di Sinistra 11, ma forse la sconfitta peggiore è quella dei Verdi che hanno perso seggi in molti collegi elettorali, in particolare a Helsinki. Nelle elezioni parlamentari del 2019, il partito era il più numeroso nel collegio elettorale della capitale, ma in queste elezioni i Verdi sono scesi al terzo posto. La presidente del partito Maria
Ohisalo ha manifestato la sua “grande delusione.”
Per ottenere la maggioranza e formare il nuovo Governo nel Parlamento dove siedono 200 deportati il vincitore avrà bisogno del sostegno di uno degli altri partiti principali e di almeno uno dei partiti medi e piccoli; per questo motivo si prevede che i negoziati dureranno a lungo. Con questi numeri, nessuno è in grado di formare un governo da solo. Marin ha escluso che i socialdemocratici possano allearsi con il partito Veri finlandesi, poiché vi sono differenze sostanziali nei valori e nelle politiche, visto che i candidati del partito populista e nazionalista hanno presentato una piattaforma antiimmigrazione e anti-Unione europea. Prima del voto Orpo, a differenza di Marin, non aveva escluso di collaborare con il partito populista di destra Finns Party, (Veri Finlandesi).
A dominare il dibattito pubblico della campagna elettorale sono stati temi relativi all’aumento del debito pubblico, al cambiamento climatico, all’istruzione, all’immigrazione (Saldo migratorio nel 2017 +13.234 e denatalità al 3,5 %) e agli aiuti sociali ai più poveri; questi sono i temi sui quali le diverse forze politiche dovranno cercare l’accordo di governo. È del tutto evidente che il paese avrebbe bisogno di immigrati, mentre invece cresce il rifiuto di accoglierne a causa dei timori relativi al crollo del mercato del lavoro e per una crescente diffidenza verso gli stranieri.

Capire la Finlandia

In Finlandia vivono 5,5 milioni di persone, su una superficie di 338.145 km², di cui 33.522 sono acque interne. La maggior parte degli abitanti sono concentrati nelle regioni meridionali. In quanto a superficie, la Finlandia è l’ottavo paese più grande d’Europa e lo Stato con la più bassa densità di popolazione nell’Ue. Circa un milione di abitanti vive nella zona della conurbazione di Helsinki e un terzo del prodotto interno lordo è prodotto in questa zona. Con un reddito pro capite nominale di oltre 49.000 $, la Finlandia è uno degli Stati più ricchi del mondo si ritiene abbia il miglior sistema educativo in Europa ed è stata classificata fino ad ora come uno degli Stati più pacifici ed economicamente competitivi del mondo con la più alta qualità della vita ma ciò malgrado si registra un alto numero di suicidi.
La Finlandia detiene anche una delle più basse percentuali di immigrati: solo il 2,5% della popolazione. Gli immigrati sono prevalentemente di origine europea, con maggioranze russe, estoni e svedesi. Lo Ius soli non è del tutto valido: se un bambino è nato in territorio finlandese e non ottiene la cittadinanza altrove, allora riceve la cittadinanza finlandese.
Il leader del Partito di Coalizione Nazionale ha dichiarato: “La cosa più importante per il prossimo governo è sistemare la nostra economia, spingere la crescita economica, equilibrare l’economia pubblica. E la seconda questione molto importante è costruire la Finlandia della Nato”. La leader del partito di destra Veri finlandesi, Riikka Purra, ha
sottolineato invece di volersi concentrare sulla definizione d politiche in materia di migrazione, clima, criminalità ed energia e ha dichiarato: “Niente politica qui! Ma alimenti integrali, a base vegetale, crudi, succhi di frutta come momenti di vita quotidiana.” Dichiara di attraversare “un risveglio ambientalista piuttosto forte” oltre ad essere “critica nei confronti del consumo”. È molto probabile che a formare il governo sarà una coalizione che ruoterà intorno a un’alleanza tra Partito di Coalizione Nazionale e Veri Finlandesi, con il risultato di andare a rafforzare il blocco conservatore già presente nel nord Europa se si guarda alle politiche adottati dai paesi baltici e dalla Svezia, allargando su tutto il continente la minaccia di una svolta a destra delle politiche anche in campo sociale e dei valori.

G.L.