Che c’è di nuovo – Per Orban e Vucic il no alla guerra paga

Le elezioni in Ungheria hanno visto per la quarta volta la vittoria di Victor Orban con il 55%, per l’occasione travestito da “uomo della pace”, per sfruttare la paura di coinvolgimento del paese nel conflitto ucraino. Che questa sia la ragione prevalente della vittoria è testimoniato dal fatto che gli elettori ungheresi, contemporaneamente, hanno votato anche per la legge che vieta di mostrare ai minori qualsiasi contenuto che ritragga o “promuova” l’omosessualità o il cambio di sesso; la legge non ha raggiunto il quorum per essere confermata. Eppure, Orban, della legge approvata a giugno 2021, aveva fatto uno dei cardini della sua politica, benché la legge fosse costata all’Ungheria l’avvio di una procedura d’infrazione U. E.
Il fatto è che la maggioranza degli elettori ungheresi non vuole saperne di subire le conseguenze di una guerra per difendere l’Ucraina e non solo perché teme di essere coinvolta nel conflitto o non vuole sopportare i danni economici delle sanzioni verso Mosca o i costi e i disagi della penuria di gas e petrolio, ma perché considera che l’Ucraina occupi illegittimamente la Rutenia, regione un tempo facente parte dell’impero austroungarico, oggi chiamata Transcarpazia o Rutenia Carpatica o Russia Subcarpatica, che costituisce una Provincia dell’Ucraina, con capoluogo Užgorod, abitata da popolazione di lingua ungherese. Molti ungheresi ritengono che la giurisdizione ucraina su questi territori sia il frutto dell’espansionismo russo, del quale nella precedente suddivisione territoriale
l’Ucraina faceva parte, e considerano i confini attuali definiti amministrativamente e a prescindere dalle appartenenze linguistiche ed etniche.
La stessa reazione, in occasione del voto, hanno avuto gli elettori serbi, confermando il loro sostegno al premier uscente Vucic, contrario al sostegno all’Ucraina, superando le forti perplessità della vigilia per le politiche del governo: evidentemente la guerra non piace.

La guerra non paga

Ma come mai, malgrado la guerra di aggressione russa, i massacri di popolazione, le distrazioni immani, la propaganda di stampa antirussa, la grande solidarietà verso i profughi, il consenso alla guerra tarda a venire e anche la maggioranza degli italiani è contraria alla guerra?
Il fatto è che gli italiani sono preoccupati dall’aumento costante dell’inflazione che supera il 7%,; che esiste nel paese un’emergenza abitativa, con centinaia di migliaia di sfratti dei quali nessuno sembra accorgersi o preoccuparsi; che i morti per Covid hanno superato i 162 mila e crescono di 120 al giorno e il governo diminuisce la spesa per la sanità e pensa alle spese militari; che l’insensato sostegno alla guerra ucraina alimenta la disoccupazione e il paese si avvia verso la recessione, e la perdita di posti di lavoro; che i morti sul lavoro continuano al ritmo di 3-4 al giorno, senza che nessuno se ne preoccupi; che ci sono tutte le condizioni per una crisi alimentare, in Italia come nei paesi del Nord Africa, riversando verso il nostro paese una ulteriore ondata migratoria.
L’appiattimento dei paesi europei sulle scelte della politica americana non ha ancora trovato una rappresentanza politica nei diversi partiti, ma diventa sempre più evidente che il servilismo nei confronti della politica di Biden e del corsaro Johnson dovrà trovare una risposta e mentre si avvicinano le scadenze elettorali: quelle amministrative di giugno e quelle politiche ormai non sono molto lontane.
Il carisma del governo è scomparso e mentre l’attuale Presidente del Consiglio sembra aspirare alla guida della NATO, dopo aver fallito la scalata ad altri incarichi, la situazione politica del paese si presenta quanto mai incerta, con una partito sedicente di sinistra, sedicente riformista, che ha toccato l’apice della convergenza plastica con la destra, divenendo più atlantista del partito di estrema destra. Non si tratta di mancato filo putinismo, ma solo di ricordarsi cos’é la NATO e che è provato che a questa organizzazione si deve la gestione della strategia della tensione in Italia. E, d’altra parte l’attuale segretario del PD è coerente con le lontane origini del partito e del suo celebrato e deificato segretario Berlinguer che si disse al sicuro sotto l’ombrello NATO!
Vedremo come i diversi partiti si porranno di fronte alla guerra e non è escluso che se in Italia vi sarà qualcuno che vincendo l’omologazione guerrafondaia oserà schierarsi contro la guerra finirà per raccogliere non pochi consensi. I partiti italiani, solitamente opportunisti, d’altra parte non sono nuovi ad operazioni di trasformismo.