Che c’è di nuovo – Il riarmo italiano

Si racconta che la guerra russo ucraina sta portando al riarmo dell’ Europa e a riprova si cita la clamorosa decisione della Germania; il Cancelliere Scholz ha annunciato che verranno stanziati 100 miliardi di euro da destinare alla Bundeswehr per investimenti e progetti di armamento. “D’ora in poi la Germania investirà più del 2% del PIL nella nostra difesa” ha detto Scholz. Per un partito pacifista come l’Spd la svolta è storica, ma la decisione era stata assunta ben prima. Infatti il 23 giugno 2021 la commissione Bilancio del Bundestag aveva già approvato 27 programmi per la Difesa, per un totale di circa 20 miliardi di euro, dei quali ben 4,5 assorbiti dai costi di ricerca e sviluppo fino al 2027 del nuovo caccia franco-tedesco-spagnolo FCAS/SCAF. Lo stanziamento approvato coprirà i costi di sviluppo fino alla messa a punto dei primi dimostratori tecnologici del nuovo caccia.
Tra i tanti programmi approvati nell’elenco non risulta esserci quello del carro armato franco-tedesco (Main Ground Combat System) il cui sviluppo è messo in forse dai profondi dissidi tra Berlino e Parigi: Berlino vorrebbe allargare la partecipazione al progetto ad altri partner europei, prima tra tutti l’Italia.
Nella lista dei progetti approvati figuravano l’ammodernamento dei sensori delle fregate F-124 e dei cacciamine, dei blindati Puma, l’acquisizione di veicoli medi per le forze speciali, la realizzazione di sottomarini aggiornati U-212CD, sistemi di guerra elettronica e comunicazione satellitare per elicotteri NH90, l’acquisizione di 5 aerei da pattugliamento marittimo Boeing P-8A Poseidon per sostituire i P-3 Orion al costo di 1,8 miliardi di euro. Tra i maggiori sostenitori della decisione i Verdi che hanno una consolidata tradizione guerrafondaia manifestatasi durante l’intervento nella ex Jugoslavia.
La guerra russo ucraina ha dunque fornito solo l’occasione per portare al 2% del pil il valore dell’investimento e far sì che venga rimosso il limite di spesa per la Bundeswehr. costituito da un tetto di 370.000 soldati, di cui non più di 345.000 nell’esercito e nell’aviazione e probabilmente anche il divieto di possedere armi nucleari.
Stessa scelta sta facendo la Francia. Macron, illustrando il suo programma elettorale, prevede di varare un bilancio della Difesa equivalente a 50 miliardi di euro nel 2025 per «guadagnare flessibilità dinanzi a nuovi tipi di conflitto, spaziale, cyber»; intende anche «investire in tecnologie di punta e rafforzare gli investimenti per poter garantire una partecipazione efficace della Francia ad una guerra di alta intensità»: Per questo motivo
intende raddoppiare il numero di riservisti tra i militari e aumentare agenti e gendarmi per controllare i francesi.

E l’Italia

Anche l’Italia, che peraltro non ha mai ridotto le proprie spese militari nemmeno nei periodi di recessione economica, prevede quest’anno un aumento di 13 miliardi delle spese già alte che diverranno 35 miliardi all’anno e questo mentre diminuiscono le spese per la sanità. Ammantato di sacro furore patriottico e guerrafondaio il governo di unità nazionale del tecnocrate Drafghi ci dice che la guerra vicina ci mette a rischio, che potrebbe capitare anche a noi di essere aggrediti dai perfidi russi e che, quindi, per solidarietà atlantica ci si deve armare.
Al richiamo alle armi noi rispondiamo che la Costituzione vigente recita che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali..”.
È perciò che riteniamo che il Parlamento, rifornendo di armi l’Ucraina, ha violato la Costituzione della Repubblica e altrettanto ha fatto il Capo dello Stato che pure ha giurato sulla Costituzione, firmando il provvedimento. Sarebbe stato più saggio impegnare tutte le risorse nel promuovere il dialogo tra le parti, in aiuti alle popolazioni e magari “adottare” come partner la Moldova, paese nel quale si riversano parte dei profughi, paese poverissimo di risorse e di strutture, per dar vita li a strutture di primo soccorso e assistenza, istallare ospedali da campo per curare i feriti, soccorrere in ogni modo le popolazioni, incolpevoli della follia della guerra, dare asilo agli obiettori di coscienza.
Ma soprattutto sarebbe stato necessario ed essenziale contrastare strenuamente una narrazione della guerra in atto, impregnata di patriottismo e revanscismo, prigioniera di una retorica guerrafondaia che alimenta con aspettative irrealistiche i progetti politici dei belligeranti, fatti di aspettative e timori, tesi a rivendicare facili e pronte adesioni a unioni economiche e ad alleanze, sedicenti difensive, che hanno svolto in passato una documentata repressione delle aspettative di progresso sociale delle popolazioni del nostro paese, utilizzando una stategia stragista.