Il Pusher al Ministero

Bisogna far proposte in positivo senza calcare la mano sulle possibili carenze.
Lasciamo perdere il pessimismo, l’insofferenza generale dei giovani, i posti di
lavoro, l’instabilità, gente che non ne può più, la rabbia, la droga,l’incazzatura,
lo spappolamento, il bisogno di sovvertire, il rifiuto, la disperazione. Cerchiamo
di essere realisti. Non lasciamoci trarre in inganno……..dalla realtà.
Giorgio Gaber, Salviamo ‘sto paese (1978)

Tremano le gambe nel sentire le elucubrazioni dei Ministri e del “responsabili” dell’economia nazionale.
Tra chi dice che si vede una luce in fondo al tunnel e chi, smentendolo, afferma di non vederlo neppure, il tunnel, si capisce in che mani siamo. Il livello di queste discussioni lo potremmo riscontrare nelle discussioni nei bar (se ce ne fossero ancora), o nelle battute davanti ad una pizza.
E’ evidente che, da parte della politica (e che politica) non si sappia neppure di cosa si stia parlando, continuando, in una coazione a ripetere, a lanciare gli stessi proclami: riduzione della spesa pubblica, vendita del patrimonio, eliminazione delle Province.
Credo non si tratti neppure più di vuote ed inutili parole, siamo davvero alla demenza senile. Da una parte una crisi strutturale con caratteristiche pluridecennali di riassestamento dell’intero mercato internazionale, con evidenti e lampanti “ricette” tese soprattutto a fare tabula rasa dei più elementari diritti dei lavoratori, dall’altra una visione ormai inchiodata ad una unica strada da percorrere: quella che ci porterà diritti al burrone.
Non a caso, magari, se da qualche parte le elezioni le vincono quelli non graditi, la stampa tutta in coro plaude anche al colpo di stato. Abbiamo dunque anche i carri armati democratici a proteggere un mondo fallito, ma che su quel fallimento ha riempito le tasche di pochi.
Nessuno ha ricordato, nelle tante celebrazioni per la morte di quel “sant’uomo” di Emilio Colombo, che costui, qualche anno fa, si faceva portare la coca al Ministero. Vista l’arzilla età che ha raggiunto, sarebbe il caso che il pusher che riforniva il “padre della patria” portasse la stessa roba anche agli altri titolari dei ministeri.
Chissà, forse potrebbero schiarirsi le idee e trovare qualche ricetta un po’ meno demenziale per “rilanciare” (come si dice) l’economia nazionale.

Andrea Bellucci

Salviamo ‘sto paese
Deve esserci un accordo
se ci sta a cuore la salvezza del paese
salviamo ‘sto paese? Eh?
C’è bisogno di un’intesa
vogliamo tutti insieme
metterci a pensare seriamente alla ripresa? Eh?
Economica? Sì?
Bisogna lavorare sul concreto
bisogna rimboccarsi le maniche per incrementare la produzione, e assicurare uno stabile benessere sociale a
tutti coloro ai quali
Noi per il momento abbiamo chiesto sacrifici
vogliamo uscire a testa alta dalla crisi? Eh?
Salviamo ‘sto paese? Sì?
Eliminiamo il disfattismo
con della gente che in questa confusione
sappia mettere un po’ d’ordine, eh?
Pubblico si?
Bisogna che lo Stato sia più forte organizzando anche un corpo adeguato e se necessario addestrato, non come
proposta di violenza
Ma per quel nobile realismo
la cui area si è allargata
non puoi negare a certe zone di sinistra eh?
La buona volontà siii?
In questo clima di distensione
possiamo finalmente accordare la fiducia
a tutte le forze, eh?
Democratiche sìi
Bisogna far proposte in positivo senza calcare la mano sulle possibili carenze. Lasciamo perdere il pessimismo,
l’insofferenza generale dei giovani, i posti di lavoro, l’instabilità, gente che non ne può più, la rabbia, la droga,
l’incazzatura, lo spappolamento, il bisogno di sovvertire, il rifiuto, la disperazione. Cerchiamo di essere realisti.
Non lasciamoci trarre in inganno……..dalla realtà.
Italia
depressa ma bella d’aspetto
è un bel paesotto che tenta di essere tutto
con dentro tanti modelli
che mischia confonde e concilia
riesce a non essere niente.
L’Italia
negli anni sessanta fioriva
la gente rideva e comprava la macchina nuova
ma proprio in questi momenti si insinua uno strano rifiuto
e si contesta lo Stato
L’Italia bisogna ridare all’Italia
la folle allegria del benessere sano di ieri
senza disordini né guerriglieri
Salviamo ‘sto paese
salviamo ‘sto paese
per essere felici e spensierati come nel sessa
come nel sessa come nel sessa come nel sessa
come nel sessantadue.

Giorgio Gaber, 1978