La Repubblica nata dalla resistenza?

Vorrei mettere insieme 2 fatti, uno recentissimo, l’altro un po’ meno, che hanno colpito la mia immaginazione (assai scarsa in verità). Forse non hanno nessun rapporto fra di loro, o forse ne hanno talmente tanti da non sapere da dove cominciare.
Partirò dal più recente. Come si sa il 28 maggio 1974 a Brescia non accadde nulla. La manifestazione di sovversivi riunitasi proditoriamente in Piazza della Loggia contro i poveri fascisti che da questo paese, si sa, non hanno mai avuto la riconoscenza che meritavano, terminò con una bomba gettata probabilmente per caso da un passante. O forse andò lì da sola? Non lo sapremo forse mai, considerato che gli imputati sono stati
assolti in corte d’appello, condannando i parenti delle vittime al pagamento delle spese processuali.
Dunque tutto torna, la Repubblica (nata dalla Resistenza?) assolve e manda liberi un branco di fascisti (tra i quali il suocero di Alemanno) che con la carta costituzionale di quella repubblica ci si sono puliti il culo.
Però, chissà perché, non è questa la notizia che mi rattrista più. D’altronde i fascisti sono fascisti, impuniti lo sono sempre stati, coperti dai servizi pure, di cosa ci si meraviglia? Del fatto che cane non mangia cane? Se avessimo delle forze di “sinistra” minimamente sane oggi in Italia ci sarebbero state, se non le barricate, perlomeno un po’ d’incazzatura. Ma da quando il nata conflitto sociale è diventato “peccato mortale” (e guai a parlarne) forse non conviene a nessuno riesumare una storia recentissima, fatta di fascisti (quelli veri) e di un paese ferito ma che qualche bussola l’aveva. Oggi la bussola è rotta, perché segnare un punto cardinale vuol dire essere faziosi e i faziosi, si sa, disturbano il manovratore.
28 marzo 2012: palazzo Marino, Milano. Protesta di chi non accetta la costruzione della Tav (derubricati dalla stampa a “No Tav” che, per assonanza diventa “Black-Block).
Presente in Comune per un incontro con Caselli vi era anche Pizzinato ex-segretario della CGIL e oggi presidente dell’ANPI Lombardia.
Ebbene, di fronte ad una protesta pacifica (si può ancora protestare? Domanda retorica, certo che sì, basta farlo con educazione, risponderebbe Napolitano!), ma sostenuta (in genere uno protesta perché è incazzato).
Pizzinato ha rilasciato una intervista a “Repubblica” davvero significativa. Siccome non saprei quale parte scegliere, l’allego per intero.
Due perle, però mi paiono da sottolineare:
1. “i partigiani rispettavano le regole”. Ma come? Quali regole? Se i partigiani avessero rispettato le “regole” e la “legalità” (altra parola gettonatissima) avrebbero avuto due scelte: arruolarsi nell’esercito del Re oppure entrare nella RSI. Forse, da un punto di vista formale, era molto più legale la RSI che la monarchia, considerato che Mussolini fu arrestato da Vittorio Emanuele senza nessun motivo legale, e che l’aveva nominato lui Primo Ministro! Totalmente illegali erano invece le bande armate dei partigiani, tanto che i nazisti, hanno sempre rivendicato le stragi sostenendo la non applicazione delle leggi di guerra contro chi non indossava divise di eserciti non riconosciuti. Dunque di quali regole parla Pizzinato? E’ evidente che le norme non sono mai scritte sulle pietra, nemmeno quelle più sacre, e che di fronte ad una legge, o una decisione dell’autorità
palesemente ingiusta, c’è il diritto di rifiutarsi di obbedire e anche di ribellarsi. Non è quello che fecero i partigiani? Ma la canzone non dice “Ci chiamavano ribelli?”.
2. “Siamo sempre stati contro la violenza”. Credo che questa frase si commenti da sola.

(vedi articolo sul PDF)

A questo punto non so quali collegamenti ci siano tra questi due eventi, dei quali, certo, uno è molto più drammatico dell’altro, ma in un paese dove si mandano assolti fior di fascisti e non s’è trovato uno che sia uno dei mandanti delle stragi, mentre dall’altro, la Resistenza diventa solo un’occasione per “commuoversi alle feste popolari” (come diceva Gaber) io vorrei chiudere citando uno che di fascisti se ne intendeva; “la libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana, mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato, perché non sa come mantenere i suoi figli ed educarli, questo non è un uomo libero, sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non
è la libertà che intendo io”, Sandro Pertini.

Andrea Bellucci