La dignità di chi non crede
Il 15 ottobre si sono svolti a Milano, con qualche iniziale difficoltà, i funerali laici di Dario Fo.
Riferiscono le cronache che “un prete” avrebbe provato a negare l’uso del sagrato per esporre la salma, forte del fatto che questo spazio del Duomo è una pertinenza dell’edificio principale.
La querelle si è poi risolta con il buonsenso, ma le polemiche non si sono interrotte, dopo che il figlio ha immaginato l’incontro tra il padre e la madre dopo la morte, ritenendo che questo auspicio fosse in contraddizione con l’ateismo dei due defunti. Non vi sarebbe infatti nulla dopo la morte. Per la verità la contraddizione di questo auspicio è stata colta anche dal figlio del defunto il quale ha rilevato di essere “… forse un po’ animista!”.
Noi riteniamo che chi non crede abbia il pieno diritto all’immortalità riservata a chi ha ben operato in vita, chi si è guadagnato l’amore, la stima, l’affetto, la gratitudine degli altri e perciò ha diritto di continuare a vivere nel ricordo di chi è ancora in vita. Il ricordo è indice di immortalità, è la sola immortalità per chi non crede, perchè è profondamente umano e non divino.
A sostenere l’immortalità contribuisce la sepoltura inteso come luogo di riposo del corpo, ma andrebbe bene qualunque altro luogo che contribuisce al ricordo, un ricordo che nel caso di Dario Fo associa e unisce chi nella vita gli fu compagna e chi gli fu amico, il ricordo che vive e si perpetua ogni volta che una sua opera viene recitata, un suo scritto viene letto, una sua canzone cantata, un suo dipinto viene visto, nelle mille e mille parti del mondo intero e per i tempi a venire.
Altro che il paradiso dei credenti e la contemplazione di un dio inesistente!
Il giullare e il comico di corte
Mentre commossi salutiamo il giullare che dileggiava il potere restituendo la dignità agli
oppressi guardiamo con disprezzo al miserabile accompagnatore del bullo di Rignano che in visita ad Obama esibisce ancora una volta la sua doppiezza di furbetto pratese d’adozione, che da sciacallo, banchetta sulla Costituzione dopo averne ricavato ogni vantaggio possibile, traendone un grande profitto economico.
La rigida regia costruita dalla Casa Bianca per dare solennità alla vista del premier italiano non ha lasciato al menestrello del potere spazio per esibirsi, manifestando ancora una volta quella adulazione per i potenti che gli è propria, così gradiata ai militonti che furono la forza del PCI.
E noi, ancora di più, apprezziamo la grandezza del giullare che dileggiava il potere.