Il terapeuta

A margine della crisi di Governo, e tenendo presente la nostra ricostruzione di cui al numero precedente al quale rimandiamo, [1] molti continuano a domandarsi come è stato possibile che “I pifféri dé móntagna k’andónnó pér sónèré é funnó sónèti (detto nell’originale dialetto aretino). Resta da approfondire nell’ordine il ruolo del Vate-terapeuta in quel di Bibbona, quello dei salotti romani e quello dei mojito.
Premesso che la sindrome è un meccanismo di difesa inconsapevole, non un comportamento deliberato, che permette al soggetto di superare condizioni ad altissimo stress, (e di stress Salvini ne procurava tanto !) pur tuttavia essa può verificarsi solo in soggetti predisposti allo sviluppo di una condizione psicopatologica di sudditanza masochistica, superabile a condizione che venga rotto il legame emozionale vittima-aguzzino.                                                                                                                       Emerge così in tutta evidenza il ruolo della riunione terapeutica a Bibbona e la funzione del terapeuta-Vate che esercitando il principio di autorità di cui gode emancipa le vittime attraverso un potere coercitorio-liberatorio. Tuttavia la terapia non libera il soggetto delle linee di fondo della sua personalità: in pratica se è uno di destra e che recita il mantra della fine delle ideologie tale resta: un poveraccio, una nullità.
Scavando sulle origini del potere coercitorio esercitato dal sequestratore si nota che la sua personalità si dispiega e si rafforza nel contesto sociale nel quale opera. Egli è perciò suscettibile all’adulazione, fatta di istrionismo, disponibilità ad esibirsi (i selfie), auto adulazione (i messaggi sui social e non solo), le esibizioni muscolari di forza verso
i palesemente deboli, l’adulazione nei salotti del potere, le frequentazioni familiari “alte”, l’attività sessuale esibendo la preda. Meglio se il tutto è accompagnato da un apparato mediatico che gestisce alimenta e sprona i follower, magari moltiplicandoli artificialmente, in modo da esaltare la sensazione di potenza e far crescere il consenso mediatico (gestione della Bestia).
In quanto al mojito, se ingerito in dosi ragionevoli il suo effetto è di per se modesto, ma non se i suoi effetti vengono modificati ed esaltati dal contesto nel quale la bevanda si assume: belle donne, in vacanza, che non guastano; l’esibizione di forza, le gite in campagna, nella tenuta agricola messa a disposizione dal compare ospite, diventato
deputato europeo. Nasce così il sistema sindrome Papete (Fatti noti tra Cervia e Milano Marittima).
In questo contesto può accadere che le già scarse capacità strategiche calino vistosamente e si perda il capo.

[1] La redazione, I grillini e la sindrome di Stoccolma Newsletter, 122, agosto 2019.

Le altre facce del problema

Sulla scena si affaccia un altro Matteo. Dopo aver optato per i popcorn imponendo al PD una fase di astensione dalla partecipazione a ogni alleanza e aver somministrato al paese 14 mesi di governo a trazione leghista per punirlo di avergli votato contro, di fronte al pericolo di perdere il controllo sugli amati gruppi parlamentari, l’altro Matteo si è convertito e ha imposto altre alleanze e il fronte unico.
Durerà ? Fino a quando ? Fino alle elezioni del Presidente della Repubblica nel 2022.
Quel che è certo è che continua a coltivare il progetto di rifondazione del centro, spazio nel quale si agitano dietro un’apparente coerenza di intenti Calenda e il neofita Richetti e una ben più affollata pattuglia di eletti rubando voti al PD quando ne era il segretario.
Quel che non funziona nel progetto è che i ceti medi non esistono più. I penultimi, gli italiani proletarizzati da un lavoro che manca, sottopagati, truffati dalle banche, che sono poveri malgrado il loro lavoro quando ce l’hanno, dovrebbero affidarsi proprio a chi con il Job Act gli ha sottratto ogni tutela li ha lasciati indifesi dai licenziamenti individuali e collettivi li ha penalizzati con la “mala scuola”, ecc. Si, è vero, si può anche dimenticare, ma il rancore seminato è stato tanto e la disperazione indotta con la cura salviniana non basterà a riguadagnare consenso facendo optare per il meno peggio.

La scommessa

Nel paese la destra rimane al Governo, rappresentato da un autoproclamatosi ”avvocato del popolo”, incautamente sottovalutato.
Grave errore. È un professore universitario che ha iniziato la propria carriera scrivendo di simulazione e contratti simulati. È professore ordinario e ricopre un insegnamento di Diritto privato presso l’Università di Firenze, insegnamento che è da decenni appannaggio degli appartenenti agli studi legali romani. Per progredire nella professione e negli insegnamenti ha dovuto viaggiare e lavorare all’estero, ha esperienza di relazioni e conoscenze a volte insospettate, è scaltro altrimenti non sarebbe sopravvissuto. E’ trasformista, certamente, ma non stupido. È paziente, sa aspettare e poi assestare il colpo, ha idee proprie, certamente, emergeranno pragmaticamente col tempo: Ha buone relazioni, tante. Fiuta il vento: certamente.     Chi lo ha scelto non sapeva chi si metteva in casa: lo scoprirà. È il mercato capitalistico del lavoro delle cosiddette professioni liberali, ragazzi. È l’ élite quella vera, quella della conoscenza che fa il culo ai mestieranti della politica, anche grazie ai rapporti diretti con i poteri forti, primi fra tutti quelli ecclesiastici (il nostro è stato allievo prediletto del cardinal Salvestrini,eminenza grigia di molti pontefici!).
A scommettere per necessità su di lui il segretario attuale del PD, per necessità, ma condizionato dalla componente cattolica del partito, che è quella che attualmente lo controlla e lo condiziona. Una fine ben misera per quello che non fu mai un partito di sinistra e che ambì ad esserlo solo a parole, ingannando tutti.

 

La Redazione