L’estate è stata segnata dai mojito del leader della lega e dalle narrazioni sulle cause delle sue scelte, perdendo di vista i veri problemi del paese: la situazione economica. La stesura della legge finanziaria ha richiamato bruscamente alla realtà e il dibattito si sviluppa tra scelte e orientamenti ancora non chiari che ci obbligano a sospendere il giudizio.
Per ora quella che splende è la scelta demagogica di ridurre i parlamentari senza che si sappia come e in che modo verrà assicurata quella parvenza di rappresentatività che dovrebbe essere garantita dalla democrazia delegata. Si dice di trattative riguardanti la legge elettorale e tutti sembra preoccuparsi degli onnivori appetiti di Italia Viva, lo yogurt
di Renzi, senza considerare che possono inghiottire parlamentari in cerca di casacca ma non é detto che attirino elettori.
Nessuno a dimenticato il Job Act e l’attacco ai diritti del suo governo e sta crescendo la consapevolezza che i famosi 90 Euro in busta paga sono una misura aleatoria e non strutturale, non sono insomma un diritto acquisito per sempre perché non fanno parte del salario contrattualizzato. Fu il governo Renzi a volere e praticare il rifiuto di trattative con le organizzazioni sindacali e l’emarginazione dei lavoratori attraverso l’abolizione delle garanzie sociali faticosamente conquistate.
Ne consegue che il marcato delle vacche che va ad ingrossare l’assembramento renziano è composto da cadaveri più o meno eccellenti alla ricerca di un collegio elettorale sicuro (particolarmente in bilico quello della Boschi essendo ormai impraticabile il Trentino).
Di poco interesse il destino dei tanti deputati e senatori cinque stelle destinati comunque a ridimensionarsi e altrettanto dicasi per il personale politico della destra che si affolla a cercare poltrone sotto l’ombrello leghista in una situazione di affollamento di richiesta: a spappolarsi, comunque vada è il partito dell’immarciscibile cavaliere senza più cavallo.
Un paese alla deriva
Mentre il teatrino della politica vive la sua crisi quelle aziendali aumentano e crescono i lavoratori che perdano il posto di lavoro senza che venga adottata una politica efficace contro la deindustrializzazione del paese, senza che venga praticata una politica di contenimento del potere delle multinazionali. Si continua a promettere la riduzione del cuneo fiscale senza spiegare che senza un recupero vero e credibile dell’evasione fiscale questa riduzione per chi le tasse le paga è anche una riduzione dei servizi per tutti in particolare per la sanità e la scuola, settori entrambi sottoposti all’erosione di risorse a seguito di una scellerata introduzione dell’autonomia differenziata che giungerebbe comunque fuori dai tempi della storia considerando che la crisi economica tedesca taglia fuori le regioni del nord, Lombardia e Veneto dallo sviluppo e che quindi la questione settentrionale, che pur esiste va risolta attraverso una più forte integrazione di queste realtà produttive nel mercato interno e che il paese avrebbe bisogno di dirigere la propria attenzione verso il mercato mediterraneo e quello della contigua penisola balcanica alla ricerca di nuovi e più solidi asset come quelli costituiti dalle capacità manifatturiere del paese, dal suo saper fare, dalle capacità in materia di valorizzazione turistica dei beni culturali, di conservazione, di produzione di un’agricoltura di qualità. Ma anche solo per ragionare di tutto questo occorre avere un’idea del sistema paese, del suo futuro: ma tutto questo è assente.
G.L.