MICRON E I NEO LIBERISTI ALLO SBANDO

Di fronte all’assalto dei sovranisti all’Europa l’inquilino dell’Eliseo vorrebbe ergersi a campione della resistenza liberal all’avanzare del nuovo totalitarismo e dei nazionalisti, ma si tratta di un campione perdente e debole che induce tutti a chiedersi se ciò che egli rappresenta e propone non sia peggiore del male certamente rappresentato dai paesi del blocco di i Visegrád e dai loro accoliti.
La figura del Presidente francese è sempre più microscopica dal punto di vista politico, delle idee che rappresenta, delle capacità di gestione del suo paese, delle politiche complessive che propone. Sul piano interno conduce la sua battaglia contro il mondo del lavoro applicando una proposta di Job Act alla francese per compiacere gli imprenditori, fortemente contrastato dalle diverse categorie di lavoratori; un progetto impantanato nei procedimenti amministrativi per realizzarlo, mentre è in corso uno scontro sociale che ha ridotto ai minimi storici il suo consenso. Sul piano della politica verso l’immigrazione le sue scelte illiberali e repressive hanno chiuso il paese in una posizione blindata che lo costringe a covare nella pancia risentimento e razzismo. Sul piano della politica estera permangono e si intensificano le iniziative interventiste e neocolonialiste in Africa che destabilizzano invece che consolidare la situazione politica dei paesi dell’area di influenza francese.
La politica di rapina della Francia per quanto riguarda la sua azione sul mercato internazionale dell’energia, del petrolio, del gas, ma anche delle miniere di uranio e altro continua a produrre focolai di guerra e sostanzialmente indebolisce il Paese che subisce un revaival del capitalismo renano che la fa da padrone. Ne l’asse di collaborazione con la Germania fornisce alcuna rassicurazione alla politica francese.

Un leader fallito

Vedere ancora da parte dei partiti anti sovranisti un leader nel Presidente francese significa essere alla canna del gas. Significa suicidarsi senza aver capito che è necessaria una politica di profondo rinnovamento, una politica che riprenda rielabori e sviluppi i contenuti di una proposta di sinistra per la gestione della società, che ripristini i valori che da sempre sono stati antagonisti a quelli del capitalismo imperante.
Chi anche in Italia chiede, in vista delle prossime consultazioni europee, la creazione di una all’alleanza di forze tra loro diverse in nome dell’Europa, ma sostenitrici delle politiche neo liberiste è affetto da pulsioni masochistiche e non ha capito che il ciclo si è chiuso e che la sinistra o si rinnova promuovendo politiche sociali, recuperando la nozione stessa di beni comuni per promuoverne la tutela e il godimento da parte di tutti oppure il prevalere dei nazionalismi porterà alla guerra non solo economica, ma anche allo scontro armato tra le diverse componenti etniche religiose e culturali delle popolazioni d’Europa.
Oggi più che mai lo scontro tra le diverse nazioni sembra essere come in passato una misura preventiva contro la lotta fra le classi. Le paure, i timori e soprattutto la crescente disuguaglianza costituiscono le basi materiali del conflitto al quale una parte del capitale finanziario e del personale politico e burocratico dei diversi Stati guarda come il passaggio necessario per porre un argine al crescente malessere delle popolazioni. La distruzione degli attuali equilibri politici, dell’apparato produttivo e dell’organizzazione sociale esistente permetterebbe di azzerare le posizioni di partenza per far ripartire l’accumulazione del profitto dopo una fase di necessaria distruzione dele infrastrutture e degli stessi livelli di vita raggiunti.
E’ certamente vero che negli ultimi settantatre anni l’Europa è stata risparmiata da una guerra generale tra gli Stati, ma secessioni, rivolte, guerre etniche, conflitti religiosi hanno dimostrato che esiste la possibilità di teatri di guerra limitati e tuttavia devastanti anche in Europa, che pace e guerra possono convivere, anche se il rischio che i conflitti limitati degenerino in una deflagrazione generale c’è sempre e rimane alto.
E’ tempo che uomini e donne si parlino per scongiurare sia la vittoria dei sovranisti che l’attacco neoliberista alle condizioni di vita delle popolazioni d’Europa.

Gianni Cimbalo