European Sniper

«Sono pronto a incontrare il Creatore e a rispondere di ogni singolo colpo sparato»

American Sniper (Clint Eastwood)

La vittoria di Tsipras in Grecia apre ovviamente molte questioni anche se i media ci mettono del loro per farci venire a noia quanto prima anche questo personaggio “nuovo” apparso sulla scena internazionale.

Innanzitutto è ben chiaro che il giovanotto greco ha vinto con i voti di chi nelle tornate precedenti si era espresso a favore di liste e candidati di segno diverso, anche opposto. Questo fatto, di per sé banale, è però significativo e ci dice che questo fenomeno sta tutto dentro alle dinamiche del leaderismo e delle elezioni come “momento di scelta” fra prodotti diversi. Sta tutto dentro alla contemporaneità.

Credo che chi vede in questa vittoria un’affermazione della “sinistra” come la si intendeva qualche decennio fa (o anche come la si è intesa in Italia con le ultime fallimentari sortite delle varie liste “arcobaleno” o “Ingroia”) sia davvero fuori strada. Si tratta in questo caso di una sinistra davvero composita e variegata, tanto variegata da lasciare fuori (per volontà sua) il KKE, Partito Comunista Ellenico, i cui dirigenti, evidentemente non se la sentivano di mettere in discussione la propria purezza marxista. Purezza che sta riemergendo con preoccupante anacronismo anche in Italia, con la nascita di fenomeni così singolari che il filosofo tedesco si starà rivoltando nella tomba.egalité almeno formalmente!)

Syriza ha raccolto quindi, ovviamente, molti e diversi segnali provenienti dalla società greca e ha fatto sponda a quello che accade normalmente nei paesi democratici quando sono sconvolti dalle crisi economiche, cioè lo spostamento dell’elettorato verso la destra, anche estrema. Certo Alba Dorata, partito nazista fin nel simbolo, è divenuta la terza realtà del paese, anche se con distacchi significativi rispetto alle forze politiche principali.

A mio modestissimo modo di vedere però in Grecia hanno prevalso due elementi fondamentali per questa netta affermazione della lista. Innanzitutto la devastante situazione economica che ha portato ad individuare i propri nemici nell’Unione Europea così come è nata, nel FMI e nelle politiche neoliberiste, anche se andrebbero analizzate le politiche economiche attuate dalla classe dirigente greca, cosa che ci proponiamo di fare. Questo fenomeno, il capitalismo finanziario, vissuto sulla propria pelle ha certamente “vaccinato” una buona parte della popolazione greca che, al di là di ogni grafico o tabella, ha sperimentato direttamente le magnifiche sorti e progressive del migliore dei mondi.

Questa lezione di sano (ma debole, alla lunga) empirismo, prima e al di fuori di ogni approfondimento accademico, ha creato la base sostanziale (la massa critica) per l’affermazione di Tsipras che non ha vinto perché è di sinistra, ma perché ha saputo entrare in sintonia con il sentire della popolazione greca. Non avevano bisogno, i cittadini di Atene, di lezioni anticapitalistiche (che magari avrebbero anche rifiutato).

Il messaggio per gli innamorati dei sistemi e delle competizioni elettorali, è che le elezioni si possono vincere quando si intercetta e si dà speranza ad un sentimento reale e non ad una rappresentazione, alla faccia di tutte le “narrazioni” che anche in Italia la sinistra “altra” ha cercato di raccontare.

La seconda motivazione, a mio modestissimo modo di vedere, di questa netta affermazione è data da qualcosa che la sinistra non riesce più a frequentare da molto tempo. Ovvero il senso di appartenenza ad una nazione, intesa come comunità. Certo, posta così la questione, anche Alba Dorata avrebbe molto da dire. E perché no? Dico io, la nazione è cosa complessa, difficile da spiegare. E’ un coagulo di repressione e identità, di passione e paura, di imbecillità e amore per le proprie origini (vere o fasulle che siano). Si tratterebbe, insomma, della famosa sovrastruttura tanto sbeffeggiata dai marxisti “un tanto al chilo” ma che è importante quanto la struttura e da essa non è scollegabile, anche perché le sovrastrutture quando si tratta delle istituzioni, hanno effetti sulla struttura come, a differenza del marxismo, afferma la teorizzazione dello Stato e della sua funzione che fa l’anarchismo.

L’ultimo film dell’ottantenne regista conservatore (e probabilmente reazionario) Clint Eastwood dà una rappresentazione perfetta, inquietante ma significativa, di questo senso di appartenenza1. Un’America in armi, nella quale la guerra è cosa normale e quotidiana (e infatti negli USA non si stracciano le vesti se un soldato salta per aria in zona di guerra ma si onora la morte dell’eroe. La retorica dell’Impero è sempre meno ipocrita delle proprie ridicole appendici come il nostro paese) e nella quale si rende omaggio ad un vero e proprio killer di Stato2 come il protagonista del film con incredibili funerali di popolo3 totalmente incomprensibili per un normale europeo. Incomprensibili perché da noi, i nostri eroi sono sempre in “missione umanitaria” e mai e poi mai potremmo celebrare un cecchino, uno che ammazza singoli individui a centinaia di metri di distanza. L’ipocrisia europea fa a cazzotti con questa America profonda e profondamente ingiusta, ma nella quale la nazionalizzazione delle masse4 copre con il suo manto anche i più fervidi oppositori5. E dove un assassino seriale diventa un patriota.

Davvero questa è solo sovrastruttura? E se lo è, direi che funziona magnificamente. L’Impero Americano sarà sicuramente in netta decadenza egemonica, ma dal lato della conquista dell’immaginario, della tenuta del proprio tessuto connettivo (ovvero imperialismo senza la fase del colonialismo) come qualcosa di profondamente sentito, non mi pare che stia dando segnali di caduta. Ce la terremo ancora per molto tempo, anche in considerazione del fatto che le virtù militari sono tenute in gran conto e con gran dispendio di risorse pubbliche.

Tornando a Tsipras, dunque, ma anche all’Europa, quello che ha unito i greci nelle elezioni anti austerity è stata….la Grecia, la Grecia contro l’odiata Germania, l’amore di patria, la nazione. Ed è in questo contesto che vanno collocati i primi atti del nuovo premier: l’alleanza con il partito Anexartitoi Ellines, partito di destra nazionalista a sottolineare simbolicamente l’unità degli interessi in gioco. Ma al tempo stesso l’omaggio alla tomba dei partigiani antinazisti a significare il rifiuto del fascismo e l’eredità di fronte nazionale antifascista della coalizione della quale Syriza è espressione.

Da non sottovalutare infine il mancato giuramento del presidente del consiglio incaricato sulla Costituzione e non sulla Bibbia e nelle mani del Presidente non d’avanti al primate della Chiesa ortodossa greca come avveniva a partire dalla nascita della Grecia indipendente. Gesti simbolici questi tutti finalizzati ad indicare una discontinuità con il passato.

Se i segnali simbolici sono importanti ben diversa è la situazione italiana segnata da una sostanziale continuità. Nel nostro paese il giovanottone di Firenze, invece, proclama la nascita del Partito della Nazione senza un cenno che sia uno a qualcosa di più caldo delle baggianate che racconta agli italiani. Una fusione a freddo che non provoca ardori nella popolazione italiana, ma solo un voto di risulta dato dalla diserzione delle urne. Un pericoloso uomo solo al comando che usa la nazione per evidenti affari personali.

Credo che la lezione americana, non certo da imitare nel suo profondo sciovinismo (ma anche sì) potrebbe essere la prossima chance degli anti-euro e anti-europei, da seguire con attenzione e anche preoccupazione. Considerato che alla fine quello che manca all’Europa è stato proprio quel suo farsi nazione in senso simbolico ed ideologico. Alla lunga una identità fatta solo di spread e di mercati, stanca e non appassiona neppure gli estremisti dell’euro. Il segnale che viene dalla Grecia, dunque, potrebbe essere quello della rinascita di qualcosa che abbiamo già visto a fine Ottocento: una commistione di stato sociale (molto più leggero ed evanescente di quello storico) ed identità nazionale.

Qualcosa di simile sta accadendo per la questione Ucraina, dove le sinistre storiche europee difendono i filorussi con considerazioni nazional-comuniste (dove, il comunismo, appare più una proiezione che un qualcosa che assomigli alla realtà della Russia di Putin).

Con queste stampelle il sistema-mondo avrebbe trovato una quadra che metterebbe insieme orgoglio nazionale, capitalismo (temperato dalle chiacchiere) e un socialismo di proclami.

Noi continuiamo a credere che senza una visione internazionale e mondiale delle questioni economiche e sociali si mettono solo delle zeppe di scarsa consistenza e durata.

Intanto, prendiamoci la vittoria di Tsipras, e sorbiamoci ancora per un po’ il panettone mediatico, in attesa del prossimo salvatore ed uomo nuovo.

 

Andrea Bellucci

1American Sniper.

2Chris Kyle, un cecchino che in Iraq ha ucciso almeno 250 persone.

3https://www.youtube.com/watch?v=U53ZVfW0CIk

4G. Mosse, La nazionalizzazione delle masse. Simbolismo politico e movimenti di massa in Germania (1815-1933), Il Mulino, 2009.

5Basti pensare ad un autore come Robert Redford e al suo contributo per un’America più giusta, solidale di sinistra, ma sempre America.