VOUCHER: il trionfo del caporalato e dell’illegalità

La salvifica riforma del lavoro voluta dal PdR ha introdotto una forma di schiavitù legalizzata che utilizza il ricorso ai cosiddetti voucher. Si tratta di una particolare modalità di prestazione lavorativa che regolamenta quelle prestazioni lavorative, definite ‘accessorie’, che non sono riconducibili a contratti di lavoro, in quanto svolte in modo saltuario; in tal modo verrebbero tutelate situazioni non regolamentate.
Il pagamento avviene attraverso ‘buoni lavoro’. Il valore netto di un voucher è di 10 € nominali; ciò che va a favore del lavoratore, sono 7,50 €, corrispondenti al compenso minimo di un’ora di prestazione, salvo che per il settore agricolo, dove, in ragione della sua specificità, si considera il contratto di riferimento. 2,50 € servono a garantite la copertura previdenziale presso l’INPS e quella assicurativa presso l’INAIL. Lo svolgimento di prestazioni di lavoro accessorio non dà diritto alle prestazioni a sostegno del reddito dell’INPS (disoccupazione, maternità, malattia, assegni familiari ecc.), ma è riconosciuto ai fini del diritto alla pensione.
Il datore di lavoro può beneficiare di prestazioni nella completa legalità, con copertura assicurativa INAIL per eventuali incidenti sul lavoro, senza rischiare vertenze sulla natura della prestazione e senza dover stipulare alcun tipo di contratto; il prestatore d’opera può integrare le sue entrate attraverso queste prestazioni occasionali, il cui compenso è esente da ogni imposizione fiscale e non incide sullo stato di disoccupato o inoccupato. È, inoltre, cumulabile con i trattamenti pensionistici e compatibile con i versamenti volontari.
Potrebbe sembrare un modo per far emergere il lavoro nero e invece costituisce un escamotage per precarizzare ulteriormente il lavoro e coprire il lavoro occasionale a posteriori, provane sia che il Governo è dovuto intervenire per cercare di regolamentarne l’uso abnorme perché nel 2015 i voucher venduti sono stati 114,9 milioni e quelli riscossi 88,1 milioni con un aumento rispetto all’anno precedente di +145,6% . L’introduzione del voucher ha portato di fatto alla mancata stipula di un regolare contratto di lavoro.
Non c’è che dire: un grande successo per la riforma del lavoro voluta dal Governo Renzi– per i padroni – naturalmente!