I NODI AL PETTINE

Le politiche neoliberiste dei Governi di centro-sinistra hanno impoverito il Paese, mortificato il lavoro con il Job Act, precarizzandolo ulteriormente e abolendo le misure di protezione anche giuridica, distrutto la scuola con la “mala scuola”, colpito i pensionati, lasciato indifesi i lavoratori di fronte alla delocalizzazione delle imprese. Permettendo le frodi bancarie e del risparmio. Gli elettori, nell’impossibilità di fucilare alle spalle i politici responsabili di questi crimini li hanno bocciati nelle urne, accettando un baratto infame: hanno venduto la propria anima ai razzisti e xenofobi, facendo proprio lo slogan “prima gli italiani”, dimenticando le differenze di classe e adottando l’assurdo parametro della nazionalità per distinguere tra buoni e cattivi, come se la collocazione sociale dipendesse dal luogo di nascita e non dalla ricchezza posseduta e gestita.

Ma ora è tempo di lasciare Renzi a fare lo spiker di squallidi documentari, la Boschi a farsi fare improponibili servizi fotografici, Delrio ad occuparsi della numerosa famiglia e delle sue frequentazioni reggiane, Richetti a ciacolare di giovani e rampanti virgulti delle retrovie PD e occuparci dei nuovi timonieri.
Premettiamo che gli elettori italiani si sono rivolti a loro per disperazione più che per convinzione. Sondaggi a parte, su quanti dopo il voto sono saliti sul carro del vincitore, e stando quindi ai risultati del voto, la destra ora a trazione leghista, ha ricevuto consenso, alimentando il razzismo, sollecitando i più bassi istinti di tutti, riuscendo a nascondere che il vero problema del Paese è costituito dal bisogno di energie nuove a fronte di una popolazione che invecchia. Ma la crisi demografica del Paese non si combatte con le stronzate alla Padovani, capogruppo del PD a Verona, che vorrebbe abrogare la legge 194/78 sulla “tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” e che intanto finanzia con soldi pubblici le organizzazioni cattoliche integraliste. Se non fossero così stupidi il ministro Fontana e i suoi amici dovrebbero sapere che i flussi demografici non si modificano riducendo le donne a fattrici, ma attraverso le politiche sociali e fornendo prospettive credibili di vita, di lavoro, di socialità, perché una maternità va scelta, deve essere responsabile!
E invece di potenziare i servizi alla persona attraverso il reperimento di risorse dagli evasori si alimenta l’evasione fiscale con i condoni (ora il nome asettico è quello di pace fiscale) e si spiega coi fatti che chi paga le tasse è un cretino. Si propone la fat tax per far pagare meno tasse ai ricchi e si segue nella politica del precedente governo vanificando i controlli sull’evasione e sul mancato pagamento dei contributi sociali, a tutto danno delle pensioni. Già, le pensioni: cosa buona e giusta smontare i criteri della legge Fornero, abbassare i limiti di età per poter mandare in pensione, ma sbagliato farlo senza distinguere tra i diversi lavori, distinguendo tra chi svolge quelli usuranti e chi no e raccontando la panzana che ci sarà un nuovo assunto giovane per ogni pensionato ! riunire la peggiore feccia del continente: i partiti al Governo di Ungheria, di Polonia, Austria e i partiti della destra di ogni paese, per costruire l’internazionale sovranista, per dirla con un ossimoro, cementata dal razzismo, dall’odio, dalla xenofobila.

Una nuova solidarietà: verso il recupero di antichi valori.

Fino a quando gli sfruttati sono stati divisi non hanno mai raggiunto i loro obiettivi, non sono nemmeno riusciti a limitare i danni. Oggi il capitalismo, organizzando il lavoro e lo sfruttamento, con le sue politiche demografiche e sociali, è riuscito ad imporre un controllo capillare sulla vita di ognuno. Le persone sono schedate, selezionate, divise, segmentate. Per i lavori più umili, per quelli più duri, per quelli che ti stroncano le gambe, ti spezzano la schiena, facendoti vivere nella merda al limite della sussistenza, si utilizzano gli immigrati, meglio se clandestini, imponendo orari massacranti e salari di fame. Intorno a loro si è creato un mercato di alloggi squallidi e luridi, di prostituzione, di spaccio, nel quale altri disperati, di un livello appena più economicamente favorito, sfruttano i loro simili e di essi si alimentano per permettere l’accumulazione di profitto dei pochi al vertice della piramide.
Quando qualcuno osa inceppare e contrastare questo meccanismo, come a Riace e in tanti altri luoghi meno noti, ecco arrivare l’attacco delle istituzioni, affinché l’esempio non si diffonda, perché la gente non capisca che un altro mondo è possibile, che si può rompere l’isolamento e trovare solidarietà e unità, che è possibile costruire un diverso modello di vita e di convivenza sociale. E’ in queste occasioni che lo Stato mostra il suo volto di sempre e svolge la sua funzione repressiva. La risposta è una sola: moltiplicare queste occasioni e produrre aggregazione, autonomia, autocoscienza: questo è il vero, l’unico governo del cambiamento. Bisogna produrre un cambio di passo che si imponga sulle mafie, la connivenza criminale, la mancanza di solidarietà.
La ripresa della capacità di lotta significa cominciare a interpretare e vivere i valori portanti della solidarietà di classe, iniziando con il praticare l’internazionalismo. Quindi bisogna prendere coscienza di essere uomini e donne, uniti, senza tricolore, senza bandiere e l’Italia è solo una denominazione geografica che non fa differenze né di diritti, né di doveri. Possiamo e dobbiamo costruire un fronte unico di lotta e per farlo dobbiamo cominciare a praticare la contiguità, partecipare alle stesse feste comuni, mangiare insieme, aiutare i i figli dei migranti a scuola e dopo, stare vicini alle loro donne con altre donne, insegnare la lingua, dare sostegno e aiuto in tutti i modi possibili. Non si tratta di praticare la carità, ma la solidarietà. Questi comportamenti creano fiducia e sono necessariamente propedeutici ad un’azione comune in difesa dei diritti negati, liberano dalla paura del diverso da se, aiutano a superare le differenze etniche e quelle di classe, creano unità.

Una politica di alleanze

Una delle caratteristiche dell’attacco portato avanti dal capitalismo è quella di erodere ogni margine di profitto distruggendo il ceto medio e concentrando nelle mani di un sempre minor numero di persone la ricchezza. Oggi il sistema di sfruttamento è così raffinato e ben oliato che può fare a meno di una fascia intermedia di popolazione che garantisca il consenso allo sfruttamento, che sia l’alleata di classe dell’oligarchia dominante. Da qui la proletarizzazione progressiva e costante delle classi intermedie e l’atomizzazione degli individui, braccati, presi uno per uno, isolati rispetto ad ogni altro e vittime della cosiddette democrature. Oggi il capitale può fare a meno del consenso, della democrazia borghese: annullato il ruolo degli organismi intermedi e delle formazioni sociali quali il sindacato, l’associazionismo sociale, la rete di sostegno alla socialità gli basta di poter disporre del controllo di una oligarchia burocratica sempre più verticalizzata che è in grado di orientare gli umori, di condizionare i comportamenti, di assicurargli il sostegno dell’apparato repressivo dello Stato.
Dobbiamo perciò lanciare un ponte verso quella che fu la classe media, stringere un’alleanza nel nome degli interessi comuni, costruendo un progetto politico di gestione della società che nasca dalle aggregazioni più semplici e diffuse sul territorio. Ma l’azione di lotta non basta e dobbiamo prepararci ad usare strumentalmente e tatticamente anche il voto.

Verso le elezioni europee

Come comunisti anarchici non siamo mai stati elettoralisti, convinti come siamo che la democrazia borghese e una farsa, e che il sistema capitalistico si abbatte e non si cambia. Ma non facciamo del non voto un feticcio, rifiutiamo ogni comportamento di tipo “religioso” ed ogni purismo ideologico.
Evitiamo in questa sede le citazioni illustri di utilizzazione del voto da parte di anarchici e comunisti anarchici – e molte ce ne sono state – ma crediamo proprio che in questa fase e nell’occasione delle prossime elezioni europee si possa fare un uso tattico del voto, innanzi tutto negando il voto ai partiti al governo oggi in Italia, alla destra politica esterna alla coalizione, inserendo in questo mazzo anche il PD, in quanto partito che ha sostenuto e sostiene le politiche neo liberiste.
Una volta fatto questo, liberi tutti, considerando che non si tratta di un voto a favore, ma di un voto contro e che in questo momento l’interesse è quello di mantenere uno spazio nel quale continuare ad operare che non sia costituito da una provincia d’oltremare degli Stati Uniti, né da un protettorato informale della Russia di Putin. L’obiettivo da perseguire è mantenere uno spazio per la lotta di classe nel quale l’internazionalismo si possa sviluppare e crescere; l’obiettivo è quello di estendere la solidarietà di classe, portando la lotta anti capitalistica ovunque nel mondo, dai territori sfruttati dell’Africa, dell’America Latina e del Centro America, agli Stati Uniti, alla Russia, all’Asia, Ovunque.

Per l’internazionalismo proletario

Ciò che ci distingue come comunisti anarchici è la consapevolezza che la giustizia sociale non può essere costruita in un paese solo. Noi sappiamo bene che le isole in un mare di merda non sono possibili, perché conosciamo bene significato, senso e valore dell’internazionalismo, inteso come necessità inderogabile di solidarietà, come strumento irrinunciabile di lotta comune. Anche quando riuscissimo a far trionfare la rivoluzione sociale in un paese le inesorabili leggi di mercato, le regole dello scambio e del commercio internazionale, finirebbero per stravolgere il tutto e far fallire ogni cosa.
Questa consapevolezza sembra consegnare la rivoluzione sociale all’utopia, mentre invece si tratta di un puro processo razionale. Chi penserebbe oggi che per combattere il progressivo deterioramento del clima e arrestare la distruzione dell’intero pianeta e dell’umanità, basta realizzare nei confini di uno Stato o anche di un intero continente un consumo ed uso virtuoso delle risorse energetiche praticando il contenimento dell’inquinamento: evidentemente nessuno!
Ebbene, è la stessa cosa! Solo l’internazionalismo e la solidarietà di classe possono sconfiggere a livello e in una dimensione globale lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Si dirà che questa è un’utopia, ma è la sola opzione razionale possibile, è la sola possibilità che ci viene offerta dalla ragione.
Ecco perché non abbiamo altra scelta. Ecco perché le altre proposte sono impraticabili. Ecco perché dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti di analisi per capire, perché dobbiamo mettere a punto una strategia e un programma e se non saremo in grado di farlo noi dovrà pensarci qualcun altro, perché non ci sono alternative razionali e logiche possibili, a meno di non accettare di essere vittime dello sfruttamento per sempre. Non ci sostiene la fede, ma la ragione.

La Redazione