Il re travicello

L’Italia è in stallo, tra promesse, menzogne e nessun cambiamento. Il re, pardon, la regina, è scomparsa dai radar, al più ogni tanto la si senta con qualche cinquettio sui social. In Parlamento non si vede, è totalmente scomparsa e si rifiuta di frequentarlo, forse pensando che la riforma del premierato è già entrata in funzione e che quindi la Presidente del consiglio non ha nessun dovere di riferire almeno al Parlamento.
Mentre, smarrite, le persone si aggirano nei discount alla ricerca del prezzo minore per poter portare a casa qualcosa da mangiare e far tornare i conti, ed evitano i negozi come la peste, perché troppo cari, riciclano i vestiti dismessi, si guardano intorno disperati, alla ricerca di un lavoro aggiuntivo, ancorché in nero, perché il salario non
basta. Si guarda con preoccupazione e sconcerto all’accumularsi delle bollette non pagate a causa dei costi crescenti di acqua luce e gas mentre il governo dichiara che tutto va bene, che l’occupazione sale, che mai come oggi l’economia tira e che le nubi dei dazi imposti da Trump che si profilano all’orizzonte saranno arginati e resi inefficaci, grazie ai buoni uffici della regina amletica e silenziosa, che scodinzola ossequente alla Corte del re Trump.
E dire che per il ventiquattresimo mese la produzione industriale è in calo, il costo del denaro è alto, gli investimenti degli imprenditori, spaventati da quanto avviene sono bloccati, l’incertezza regna sovrana. Le condizioni della sanità sono sempre più disastrose tanto che una Asl accumula 3000 referti senza dare risposte, a Trapani, con il risultato di condannare a morire un centinaio di malati oncologici, e tutto questo per carenza di personale. I pronto soccorso sono sempre più sguarniti e privi di medici e infermieri, i servizi ospedalieri funzionano sempre meno e peggio, a causa dell’esaurirsi delle risorse umane e materiali.
La formazione è un disastro e si accumulano chiacchiericci sui programmi e la didattica, sul ripristino della disciplina, sul bisogno di far prevalere la sofferenza e l’umiliazione come strumenti di educazione, lasciando che le strutture scolastiche deperiscano e che le retribuzioni dei docenti siano tra le più basse e umilianti d’Europa.
La sola preoccupazione del governo sembra quella di distribuire posti ed incarichi fra le famiglie e le parentele dei politici al potere, sostituendo le competenze con l’affiliazione clientelare, portando in porto una riforma della giustizia che più pasticciata non si potrebbe, mentre permangono nei loro incarichi ministri e sottosegretari inquisiti, salvati da un pseudo garantismo che resta in attesa del terzo grado di giudizio, mentre nulla viene fatto perché i processi si svolgano nel più breve tempo possibile, compatibilmente con le garanzie di giustizia per tutti gli inquisiti. Per far fronte ai problemi il governo non sa far altro che approvare nuove leggi che introducono nuovi reati facendo proliferare le persone in attesa di giudizio in carceri affollate dove il suicidio è rimasta l’ultima possibilità per sfuggire alla disperazione di una condizione inumana.
Reati futili e frutto di comportamenti liberticidi, si aggiungono all’armamentario repressivo del quale lo Stato dispone per colpire i deboli e lasciare impuniti i potenti permettendosi il lusso di lasciare liberi criminali internazionali che hanno compiuto reati conclamati, ma in nome per conto di governanti abietti che non si fanno scrupolo di colpire i più deboli gli indifesi, invocando la difesa dei sacri confini. Cifre enormi vengono spese per il nome della lotta all’emigrazione clandestina, mentre in realtà il meccanismo legislativo della Bossi Fini è finalizzato a produrre l’illegalità della presenza dei migranti, che rientrano in clandestinità quando perdono il lavoro, per andare ad alimentare un mercato del lavoro nero che faccia da bilanciamento al mercato del lavoro legale, per abbattere i salari e il costo del lavoro.

Un’opposizione inesistente

Chiamata a fare da argine allo strapotere e al dilagare della forza dei partiti della destra dovrebbe essere un’opposizione incapace ed imbelle, disarmata, priva di idee e programmi, ma anche di semplici parole d’ordine, capaci di mobilitare le masse che dice di rappresentare, divisa. Tempo fa sembrava avete trovato l’accordo sulla richiesta del salario minimo, di un intervento deciso per rimuovere il problema della lista d’attesa e rafforzare la sanità pubblica. Da un po’ di tempo anche questo nobile proposito si è perso e non si sente più parlare che di inefficaci mozioni di sfiducia nei confronti del personaggio politico di turno, come se non ci si rendesse conto che ormai l’opinione pubblica si è rassegnata  al fatto che chi ricopre un incarico di governo è per definizione assiomatica un imbecille, un incapace strutturale.
Occorrerebbe fantasia e coraggio per capire che si esce da questa situazione mettendo da parte le divisioni cercando il compromesso su un programma fatto di proposte in positivo, che si facciano carico dei problemi del presente e soprattutto del quotidiano, che suggeriscano e propongano rimedi ai problemi più urgenti, che vanno da quello del
salario che va assolutamente rivalutato e reso sufficiente a rispondere quantomeno ai bisogni più elementari a quello dell’alloggio, a quello dei servizi, ad iniziare da quello sanitario.
In una società che invecchia con una rapidità crescente, occorre pensare al sostegno non solo pensionistico, ma anche assistenziale per gli anziani e al tempo stesso investire sui giovani e sul lavoro, perché solo dalla crescita dell’occupazione e da un fisco più giusto e progressivo possono venire le risorse necessarie a sostenere gli strumenti del welfare, a potenziare l’istruzione, a renderla permanente anche per accompagnare le trasformazioni del mercato del lavoro con una formazione e un aggiornamento costante della forza lavoro che la metta in grado di rispondere efficacemente alle richieste del mercato.
Se i partiti di opposizione si ripropongono di dare una risposta alla destra e rimuovere le cause del perdurante consenso nei confronti del governo, che a differenza di quanto avviene di solito, ritarda a venire, devono essere capaci di assumere una postura realmente riformista e intervenire sulla distribuzione del reddito, sul rilancio qualificato
dell’occupazione, sulla operatività e la fiducia popolare. Anche per affrontare problemi impellenti ed ineludibili come il dissesto idrogeologico conseguenza diretta del mutare del clima. Il contrasto alla guerra sembra aver fatto dimenticare l’urgenza di intervenire in modo razionale e ponderato sulla questione climatica senza cercare nella politica green lo strumento di rilancio dell’economia, ma distinguendo fra provvedimenti necessari a contenere il mutamento climatico e bisogno di innovazione per produrre maggiore profitto.
Non si creda di aver superato il problema del rilancio dell’economia potenziando la produzione bellica e spostando investimenti pubblici e privati sul riarmo, anche perché la storia dimostra che una volta che le armi vengono costruite il passo successivo è quello della loro utilizzazione che, soprattutto considerando l’armamento nucleare, sarebbe devastante.

Un pericolo da evitare

Per i partiti riformisti sarebbe devastante lasciare al governo attuale e alla destra il monopolio di una politica di pace e accettare lo scambio che il mainstream internazionale gli sta proponendo, ovvero quello di entrare a far parte e di sostenere la coalizione dei cosiddetti volenterosi, favorevoli al prosieguo delle ostilità in Ucraina e di ottenere in cambio il sostegno per il ritorno al governo. Forse accettando questo scambio otterrebbero lo scopo di essere riportati nelle stanze del potere, in cambio della loro scelta scellerata, ma più probabilmente non farebbero altro che consegnare il paese per molti e molti anni al governo della destra.
A nostro avviso una delle principali cause delle sconfitte ripetute della sinistra è stato costituito dalla perdita, dallo smarrimento della propria identità, avvenuto rincorrendo le scelte dell’ordocapitalismo, offrendosi di gestire meglio della destra l’accumulazione del capitalistica e il profitto, con il risultato che mentre una parte dell’elettorato ha preferito
l’originale alla copia, almeno la metà degli aventi diritto al voto si astiene e non partecipa, nella convinzione sia inutile farlo. A volte è successo, come recentemente in Francia è ancora più in Germania che l’elettorato si sia mobilitato nel tentativo estremo di salvare il salvabile per fronteggiare l’insorgenza fascista e nazista, ma viene da chiedersi: per quanto ancora!
Tutto ci dice che le occasioni diminuiscono e che occorre non perdere tempo, liberandosi dei soggetti infetti che ammorbano l’aria e impediscono un dibattito chiarificatore agli occhi dell’elettorato. Bisogna quindi evitare di ricorrere alla mediazione evitando le ambiguità come quella offerta recentemente dal Pd al Parlamento europeo, accettando e consentendo ai sostenitori a tutti i costi del conflitto di avere cittadinanza e rappresentanza quando costoro sanno bene che tanta parte dei loro elettori sono contrari al conflitto e alla guerra.

Il nostro ruolo

Per quanto ci riguarda siamo consapevoli di rappresentare una voce critica oggi marginale, di essere un collettivo dei militanti della lotta di classe avviati verso la fine del loro percorso di vita, ma riteniamo opportuno ed onesto lasciare una traccia di metodo di analisi, perché chi vuole farlo raccolga la fiaccola della speranza, convinti come siamo che la lotta di classe è un bisogno dell’umanità e che il messaggio e il contributo sarà raccolto comunque perché il bisogno di giustizia sociale e di libertà è insopprimibile, è una necessità umana che vive nella storia dell’uomo e della donna.
Nuove genti verranno, altre donne ed altri uomini si faranno interpreti dei bisogni delle masse e si riproporranno di capire o quanto avviene intorno a loro ed è bene che trovino traccia di un pensiero critico, di un metodo di analisi per non dover ricominciare da capo, come è accaduto alla nostra generazione che ha dovuto ricostruire larga parte della memoria storica, cancellata dal nemico di classe. Fino a quando ci sarà possibile faremo di tutto per continuare a dare almeno il nostro contributo di analisi.

La redazione