Il 23 febbraio si è votato in Germania; dei 60 milioni di elettori. ben l’82,4%, si è recato alle urne.
Confermando le previsioni dei sondaggi i cristiani democratici della CDE-CSU hanno vinto le elezioni con il 28,5% (208 seggi). l’estrema destra dell’Afd ha avuto un consenso giunto fino al 20,8% (150 seggi), un risultato storico anche se leggermente inferiore alle aspettative. L’SPD è scesa al 16,5% (121 seggi), i Verdi a 11,8% (86 seggi) la Die Linke l’8,7% (64 seggi); restano fuori i liberali e il partito il BSW che non hanno superato la soglia del 5% (risultati provvisori dell’attribuzione dei seggi).
Il dato inatteso e che certamente colpisce è stata la grandissima partecipazione da parte degli elettori che ha superato di circa il 20% quella delle elezioni precedenti poiché dei circa 60 milioni di aventi diritto a voto il 84% degli elettori consapevole dell’importanza di questo voto, ha eretto un muro all’avanzata della destra; la partecipazione al voto sembra essere era stata del resto annunciata dalla larga adesione alle manifestazioni tenutesi nel paese contro l’avanzata nell’opinione pubblica e nei media dei neonazisti della AfD. In altre parole il messaggio lanciato dalle manifestazioni di piazza e dalla mobilitazione dei cittadini è stato più forte dell’influenza mediatica dei social, orientati dall’endorsement di Elon Musk a favore della AfD. A beneficiarne è stata anche soprattutto Die Linke che sembra essere rinata, perché
l’elettorato di sinistra che sembrava orientato a sostenere i rosso-bruni della BSW, al momento del voto si è pronunciato in modo non equivoco, anche se le posizioni del raggruppamento di Sara Wagenknecht in materia di migranti e di sostegno alle classi sociali più deboli hanno raggiunto un consenso di poco inferiore alla soglia di sbarramento, il che colloca a sinistra e all’opposizione radicale il 15% dei voti.
Questo risultato conferisce a Die Linke la responsabilità di rappresentare efficacemente l’unica opposizione di sinistra all’interno del Bundestag e la obbliga a farsi carico di portare all’attenzione dell’intero paese il disagio dei lander orientali che sono gravati dagli effetti dell’unificazione e soffrono ancora una situazione di sudditanza nei confronti degli abitanti dei lander occidentali. Il disagio sociale e la povertà diventano un elemento di particolare rilevanza ad Est, anche a causa della grande emigrazione che si concentra verso queste regioni, dove minore è il costo della vita e più forte il peso
della deregulation del lavoro, al punto che l’emigrazione costituisce un’evidente turbativa del mercato del lavoro e incide sulla disponibilità di accesso ai servizi, soprattutto a quelli abitativi e sanitari. Una battaglia per il miglioramento dei
servizi sociali e il diritto al lavoro diventa prioritaria per questo partito, insieme alla necessità di farsi carico di proposte per alleviare i costi dell’energia e sottrarre ai Verdi la gestione dei problemi ambientali e climatici. Il fatto poi che l’incremento dei consensi di questo partito sia dovuto a quello guadagnato presso l’elettorato giovane potrebbe
consentirgli di evitare di restare prigioniero di una opposizione solo parlamentare, ma permettergli di portare nelle piazze e nelle strade quelle lotte sociali delle quali il paese ha bisogno per dimostrare come è concretamente possibile difendere gli interessi di classe. Una maggiore attività di lotta e mobilitazione sociale di Die Linke potrebbe contribuire anche a rivitalizzare per emulazione l’SPD, soprattutto nella sua componente giovanile, che in passato ha costituito l’elemento di rigenerazione del partito.
Solo l’attività di sinistra nel concreto dello scontro sociale può dare gli strumenti e la possibilità di sconfiggere politicamente AfD, dimostrando che i diritti si difendono con la lotta e radicalizzando alla radice il consenso di tanti giovani sempre più emarginati che hanno costituito la parte più rilevante dei voti ricevuti dalla destra, la quale, furbescamente è stata capace di catturare lo scontento e il disagio sociale, per incanalarlo in una lotta contro l’emigrazione e i diseredati, facendo aggio anche sul disagio sociale provocato dalla crescita della microcriminalità che la mancanza di
una politica intelligente sull’immigrazione ha provocato.
Il partito socialista ha pagato le sue indecisioni al governo e la politica di appiattimento della sua classe dirigente sugli obiettivi della NATO, perdendo di vista le sue capacità storiche di guardare ad un rapporto costruttivo della Germania con l’est Europa, in modo da garantire quell’approvvigionamento energetico così essenziale all’economia del paese e che aveva consentito il fiorire delle fortune della socialdemocrazia in Germania. È stato penalizzato dalla mancata presa d’atto della crisi del sistema di accoglienza dei migranti che non ha tenuto conto che esso si fondava su accordi con
gli Stati di provenienza che sono venuti meno a causa del fatto che, sovente, nei paesi di origine dei migranti non esistevano più referenti statali certi ai quali riferirsi per gestire politicamente e sul piano religioso ed etnico le comunità migranti attraverso un partenariato organizzato come quello che era tipico della vecchia emigrazione di lavoratori verso la Germania di origine turca o bulgara.
Il voto ha punito il partito liberale che era stato il motore della crisi del governo semaforo e che aveva costretto il cancelliere Scholz ad andare al voto anticipato. Non solo, ma la mobilitazione preelettorale e le grandi manifestazioni antifasciste e antinaziste hanno avuto l’effetto di cautelarsi verso le tentazioni dei democristiani di alleanza con AfD,
prova ne sia la bocciatura della legge sull’emigrazione, presentata dal candidato cancelliere Metz avvenuta prima del voto, che ha costretto Metz a ribadire pubblicamente che mai sarà alleato con AfD in un futuro governo. Inoltre l’elettorato ha punito i verdi che sono stati sottoposti ad un drastico calo dei consensi, in larga parte dovuto alla condivisione di posizioni guerrafondaie e incoerenti, assunte dal governo dimissionario rispetto a quelli che sono sempre stati i cardini essenziali del programma di questo partito.
Commentando i risultati del voto i neonazisti, sostenuti a livello internazionale dal trumpismo montante, si sono affrettati a proporsi per partecipare al governo, spacciando l’indubbio aumento dei loro consensi per la volontà del popolo, ovvero sostenendo che l’emergere di tendenze nell’elettorato, a prescindere dalle effettive maggioranze, legittimerebbero coloro che di tale consenso sono i destinatari, a rappresentare tutto il popolo, ovvero affermando il concetto prevalente nel mercato che la crescita degli acquisti fa tendenza e che, come tale, rappresenta la maggioranza e va rispettata.
Il nuovo governo
Benché Metz abbia sostenuto la necessità di dar vita al più presto al nuovo governo per dare alla Germania una guida stabile, le trattative per la sua formazione non saranno brevi. Il futuro governo dovrebbe probabilmente essere a due, CDU-CSU e SPD, poiché necessita della maggioranza dei voti della metà dei 630 deputati al Bundestag e potrebbe così garantire una maggiore coesione.
Il cancelliere designato conta di rinsaldare l’asse franco tedesco e stringere più forti rapporti con la Polonia per far sì che la nuova gestione trainante dell’Europa ruoti intorno a questo polo, con Italia e Spagna in un ruolo fiancheggiatrice ed ancillare. Tuttavia i forti legami della Polonia con gli Stati Uniti, stabiliti per motivi securitari e quelli politici della leader del governo italiano con il presidente Trump non renderanno agevole la missione del leader tedesco. Ma a non convincere della futura gestione Metzel è la politica economica, a meno che la fine della guerra ucraina non coincida con il ripristino delle forniture di gas e petrolio da parte della Russia a prezzi di favore, eventualità molto difficile da verificarsi, stante l’ormai stabile aumento dei prezzi dei prodotti energetici e i nuovi sbocchi ed orientamenti delle esportazioni russe verso l’Asia, nonché la crescita delle relazioni russe con i Brics in funzione alternative al mercato europeo.
Nella situazione economica che si è venuta a creare preoccupa poi la tenuta del sistema bancario tedesco, esposto alla penetrazione di capitali stranieri, soprattutto di provenienza statunitense, per il tramite di operatori bancari e finanziari che agiscono all’interno di altri paesi europei, come è il caso dei fondi pensionistici statunitensi che operano attraverso le aziende bancarie italiane. La posizione che il governo assumerà rispetto alle prospettate fusioni bancarie e passaggi di pacchetti di controllo (operazione Unicredit-Commerzbank) dirà molte cose sulla indipendenza effettiva del futuro governo tedesco nella sua strategia di ricerca della costruzione di un leadership in Europa.
Lo scontro con l’impero morente
Altro elemento di debolezza del nuovo governo potrebbe essere costituito dalla piena condivisione della politica di riarmo imposta dalle scelte dell’impero al tramonto degli Stati Uniti che, a fronte delle crescenti difficoltà economiche e strutturali della struttura imperiale, finanziaria e di dominio, assegna alle province dell’impero un’apparente autonomia, controbilanciata dal conferimento dei costi, oneri e responsabilità della difesa, inserendoli nell’ambito di una gerarchia di relazioni che, similmente a quella che tipicizzava l’impero carolingio, distingue tra conti, valvassori e valvassini, stabilendo rapporti privilegiati alterni con alcuni di essi, in realtà operando attraverso propri emissari all’interno della Corte allargata dei sudditi-clientes per porli in perenne conflitto tra loro la dove, nel caso in specie, sono costituiti dal ruolo svolto principalmente dalla Gran Bretagna, il cui riavvicinamento all’Unione europea appare innaturale ed è di fatto
un elemento di contraddizione con tutta la storia politica di quel paese, nonché con le sue recenti scelte in politica estera (sospetto riavvicinamento di Starmer all’Ue).
Dubitiamo che il neo Cancelliere abbia capito che il modo migliore per tenere sotto controllo la Germania da parte degli Stati Uniti è quello di attribuirgli costi e responsabilità di gestione e di ricostruzione dell’Ucraina, con inevitabile corsa al riarmo e quindi crescita degli oneri finanziari che graveranno sul governo e la società tedesca,
assorbendo le risorse del paese e facendo sopportare alla Germania e ai suoi satelliti economici i costi della ricostruzione del paese, devastato dalla guerra, presentati come un affare, ma in realtà molto più gravosi di quelli costituiti dall’unificazione, tedesca, la quale, non dimentichiamolo, per essere realizzata ha avuto bisogno di un lungo periodo di accumulo di risorse attraverso un fondo sovrano del paese risorse che malgrado fossero ingenti non sono bastate e non bastano a soddisfare le necessità e i bisogni ancora molto forti che l’unificazione richiede, come si è visto, per stabilizzare
la situazione economica.
Le incognite
Come si vede le incognite che il nuovo cancelliere dovrà affrontare sono molte è inedite, rispetto alla situazione interna del paese, alla tenuta delle sue istituzioni che sono innegabilmente sotto l’assalto condotto attraverso un partito che agisce dall’interno per sovvertirne i valori, la tenuta e sociale e dall’esterno, per contenerne le potenzialità, nella convinzione che è necessaria una doppia strategia: da un lato quella di solleticare e stimolare la tendenza a una svolta nazionalista, rafforzando la nazione tedesca, e dall’altro mantenere i legami del paese con una comunità europea sostanzialmente debole, spinta ad un sempre maggiore allargamento in modo che ne sia sempre più diluita la leadership destinata a gestirla, attraverso il principio di unanimità e che le risorse disponibili vengano distribuite in mille rivoli, in modo da non poter fare massa critica, capace di attrarre investimenti e mantenere competenze e abilità. Germania ed Unione europea devono continuare ad essere per l’impero morente una vacca dalle mammelle gonfie a sufficienza per poter ne spremere quanto più latte possibile, per alimentare quel caseificio che è l’impero.
Gianni Cimbalo