Le elezioni regionali in Emilia Romagna e in Umbria meritano alcune considerazioni che prescindano dalla mera cronaca e riguardano gli assetti strutturali di gestione delle due regioni. La vittoria del centrosinistra in Emilia Romagna, ancor che appaia scontata rispetto alle previsioni della vigilia, risponde a uno schema di rapporti consolidati tra l’Emilia e la Romagna. Il candidato eletto è frutto dell’alternanza tra queste due aree della regione: il rispetto di questa rappresentanza equilibrata dei due spezzoni di classe dirigente. radicata sul territorio. rappresenta uno degli elementi di forza della gestione elettorale, ma è anche indice degli assetti strutturali e consolidati di gestione del potere. E in effetti se De Pascale è ravennate Bonaccini era modenese ed Errani Presidente prima di lui, ancora una volta, ravennate. L’osservanza scrupolosa di questo meccanismo è indice del fatto che esiste in regione una classe dirigente consolidata che opera in relazione a gruppi di interesse ben definiti e stabili, il che da una parte costituisce una camicia di forza imposta alla regione dall’altro permette quella stabilità politica e amministrativa a prescindere, che garantisce continuità e stabilità e rappresenta la forza del modello di governo emiliano romagnolo.
La destra non ha mai capito niente né del tessuto produttivo, né degli assetti di governo, né della struttura del territorio che caratterizzano questa regione e ha sempre fatto battaglie per schieramenti ideologici, basati sulla falsa convinzione che le scelte dell’elettorato dell’Emilia Romagna dipendono dalla collocazione ideologica della sua
popolazione, mentre questo è vero solo in parte, perché senza il valore aggiunto costituito dalla presenza di una forte struttura amministrativo-clientelare-gestionale, l’appartenenza ideologica e le scelte ideali che pure vi sono nell’elettorato dell’Emilia Romagna non basterebbero a garantire la prevalenza sulla componente di destra.
Queste considerazioni di carattere strutturale nulla tolgono al fatto che gli orientamenti politici della maggioranza degli abitanti della regione sono caratterizzati da un’apertura culturale, da un sistema di relazioni interpersonali, da una particolare sensibilità ed apertura verso i diritti civili e in generale i diritti della persona che sono largamente maggioritari in regione, anche se permangono alcune isole costituite in parte dagli abitanti della fascia appenninica e da parte degli abitanti di due città, Forlì e Ferrara, che per storia particolare e per essere dotati di una classe dirigente locale estranea agli
equilibri politici regionali e da sempre marginalizzata, si orienta verso posizioni di destra e questo anche per ragioni e di composizione della struttura di classe e di chi abita nel territorio.
Quella parte degli elettori che si è recata a votare ha dimostrato di apprezzare l’impegno regionale nella gestione del servizio sanitario che fino ad ora, malgrado la progressiva riduzione delle risorse messe a disposizione dallo Stato, è riuscito a garantire il servizio. Questo è il motivo per il quale le critiche della candidata dell’opposizione verso la gestione regionale del servizio sanitario e la sua propaganda soprattutto sulla proposta di far entrare nei consultori gli appartenenti al movimento per la vita, è apparsa come il frutto di una scelta ideologica faziosa, che risulta essere punitiva per le donne.
Anche se la partecipazione degli elettori è scesa al 46,42% questo dato che segna il progressivo uniformarsi dell’elettorato regionale a quello di tutto il paese dovrebbe preoccupare. Guardando ai voti ricevuti dalla coalizione di sinistra. si rileva che il Pd, insieme a Verdi e Sinistra, sono autosufficienti e si dimostra ancora una volta l’inconsistenza dei 5 Stelle, a dimostrazione di come si costruisce l’egemonia e si conquista la maggioranza dei consensi, che per essere raggiunta richiede un radicamento effettivo e reale sul territorio, fatto anche, è bene ammetterlo, di rapporti di potere volte anche clientelari.
Al centro sinistra anche l’Umbria
La vittoria in Umbria della candidata del centro sinistra Donatella Proietti è il frutto di due cause convergenti: il discredito della ex Presidente Tesei, implicata in vicende non chiare, salvata dal governo che ha soppresso il reato, ma questa volta sanzionata del voto popolare e il mancato effetto dell’alleanza della destra con il discusso sindaco di Terni.
L’apporto di voti di questo losco figuro avrebbe dovuto fare la differenza tra le due coalizioni ma ha portato a un incremento di appena il 25% dei consensi ma al tempo stesso ha prodotto un ampio dissenso nel partito della premier che ha registrato una consistente flessione. Tuttavia la contendibilità della regione ha stimolato la partecipazione al voto che tuttavia rimane bassa e dovrebbe indurre le forze politiche a riflettere sul rapporto con l’elettorato e sulla tenuta democratica del sistema di rappresentanza.
Il severo giudizio degli elettori umbri sull’operato della precedente gestione della regione e dipeso dalla gestione fallimentare del servizio sanitario regionale ridotto in condizioni miserrime e dalla crisi crescente del sistema scolastico in regione sempre più nelle mani di privati che ne fanno occasione di business e di speculazione, mentre l’istruzione pubblica viene lasciata priva di risorse. Quanto è avvenuto dovrebbe indurre i partiti della sinistra a riflettere sui programmi e a ritrovare la concretezza delle tematiche più vicine ai bisogni delle popolazioni, che vanno dalla tutela del territorio e della sua messa in sicurezza, al lavoro e all’occupazione, ad una legislazione del lavoro che consenta una gestione del mercato del lavoro, erogando e ricevendo salari adeguati ai bisogni al costo della vita, a una costante attenzione all’erogazione dei servizi che costituiscono quella quota di salario indiretto indispensabile a una vita dignitosa.
Anche in Umbria i 5 Stelle al 4 confermano di essere ridotti alle dimensioni di un cespuglio equiparabile a quelli che affollano il centro, decisamente ridimensionando le ambizioni e le capacità interdittive del leader del partito.
La Redazione