Il successo elettorale dei partiti di estrema destra e di estrema sinistra nei due Länder di Sassonia e Turingia e il risultato elettorale del Brandeburgo costituiscono la certificazione della crisi profonda della coalizione semaforo al governo a Berlino. Restano fuori dai parlamenti regionali, per non aver raggiunto il quorum, sia i Verdi che i liberali in Turingia e i liberali e la Linke in Sassonia, i socialdemocratici sostanzialmente tengono, mentre la CDU, pur conservando la maggioranza, registra sostanziose perdite in alcuni casi superiori al 10% del suo elettorato. Il risultato elettorale risulta essere significativo e interessante perché l’affluenza alle urne in Turingia, dove hanno votato circa 1,66 milioni di cittadini, è stata del 73,5%, mentre nelle elezioni del 2019 era stata del 64,9%. In Sassonia, dove avevano diritto al voto 3,3 milioni di persone, l’affluenza alle urne è stata del 73,5%.
Il partito di estrema destra Alternativa per la Germania (Afd) è divenuto il primo partito in Turingia, staccando di quasi 10 punti quello di centrodestra. la Cdu, e segnando la prima vittoria di un partito di estrema destra in un Land tedesco dai tempi della Seconda guerra mondiale; è il secondo in Sassonia ad appena un punto di distanza dalla Cdu, in testa con il 32% dei voti. Altrettanto significativo il successo di Alliance di Sahra Wagenknecht (BSW) – già eurodeputata ed ex esponente della sinistra di Die Linke.
Si dirà che da prima delle elezioni tutti i partiti hanno dichiarato che non faranno alleanze di governo con Afd, quindi la destra non governerà, ma è del tutto evidente che la costruzione dei due esecutivi non potrà prescindere dal sostegno del BSW. il quale si prepara a svolgere un ruolo di primo piano nei due Stati della Germania orientale. È del tutto evidente che qualsiasi governo dovrà contrattare ogni provvedimento con la BSW che, pur restando esterna al Governo regionale, ne condizionerà notevolmente ogni provvedimento nei contenuti.
Turingia
Sassonia |
Turingia e Sassonia nell’economia e nella politica tedesca
Al di là delle alchimie governative è il caso di ricordare che la Turingia che ha una popolazione di circa due milioni, città più grande Erfurt, era l’unico Länder a essere governato da un rappresentante del partito di estrema sinistra Die Linke, Bodo Ramelow. Le altre città più conosciute del Länder sono Erfurt, Gera, Jena, Weimar, Suhl, Gotha. La sua economia si fonda su una ricca attività agricola (cereali, barbabietola da zucchero, allevamento bovino e suino) e sullo sviluppo delle industrie estrattive (sali potassici, lignite) e manifatturiere (meccaniche, del legno, alimentari, tessili).
La Sassonia è il Länder più popoloso dell’ex Germania dell’Est, con circa quattro milioni di abitanti e diverse grandi città tra cui Lipsia, Dresda e Chemnitz. Il quinto Länder per superficie (14.986 kmq., pari alla trecentesima parte del territorio: su per giù quanto la Calabria) e il terzo per popolazione (1933: 5.196.381 ab., pari a un dodicesimo degli
abitanti della Germania), con una densità (347 ab. per kmq.) che è tra le più alte d’Europa. La sua posizione centrale rispetto alle altre regioni della Germania, tra il Baltico e le Alpi, da un lato, la regione renana e la Polonia dall’altro, le ha permesso di svolgere un ruolo importante in campo culturale (Lipsia) e artistico (Dresda) e ne ha stimolato lo sviluppo industriale, agevolato l’attività di smercio dei prodotti della sua industria, soprattutto sui mercati dell’Est Europa. Il Länder si caratterizza inoltre per la presenza di terreni mediocremente fertili e modeste risorse minerarie. L’innalzamento dei costi dell’energia ha enormemente inciso sull’economia di questi due Länder, causandone la crisi.
Conseguenze dell’unificazione e struttura economico-produttiva
Per comprendere quale sia oggi la situazione dei Länder della Germania est nel loro complesso bisogna considerare che l’unificazione ha visto imporsi la colonizzazione economica dei tedeschi della Germania occidentale, al punto che le attività produttive ed industriali di questa parte del paese hanno al 95 % la proprietà con sede ad ovest o in mano ad operatori economici e commerciali dell’ovest. Occorre considerare inoltre, nello specifico, che i due Länder in questione, come tutti quelli dell’Est, soffrono gli effetti di una diminuzione drastica della popolazione giovane, dovuta non solo alla crisi demografica generale del paese, ma anche ad una migrazione dei giovani verso i Länder occidentali, dove si trovano migliori condizioni di vita e di lavoro e si percepiscono stipendi più alti a parità di lavoro.
Prima della guerra in corso ad est a questa situazione di carenza di mano manodopera si rispondeva attingendo a quella stagionale, proveniente dall’Ucraina, collocata in uno schema di utilizzazione dei migranti che contribuiva a prevenire il conflitto. Il permesso di soggiorno e di lavoro veniva concesso per circa sei mesi, in genere quelli invernali, trascorsi i quali gli ucraini ritornavano in patria, ben zavorrati di valuta pregiata, dedicandosi ai lavori agricoli. Alloggiati provvisoriamente in baracche, in ragione del loro soggiorno temporaneo, la loro integrazione nel tessuto abitativo e sociale non presentava eccessivi problemi.
L’irrompere della migrazione dagli altri paesi e soprattutto la massiccia immissione di siriani nel paese, dovuta alle decisioni della Merkel, e la guerra ucraina hanno completamente mutato la situazione, costringendo coloro che svolgevano le attività produttive ad utilizzare i nuovi migranti. Ma questi non erano stagionali, ma destinati a radicarsi sul territorio, contendendo agli autoctoni il mercato degli alloggi e costituendo, col passare del tempo, comunità sul territorio che si sono via via consolidate.
Il conflitto ucraino e la conseguente crisi energetica hanno prodotto dunque due fenomeni concomitanti: la crisi definitiva della presenza di migranti stagionali ucraini che contribuivano a calmierare la composizione sociale e etnica del mercato del lavoro e la trasformazione di molti di questi in rifugiati, assistiti con diritto di prelazione nel rivendicare alloggi e sussidi, finanziati con fondi Ue, mentre le risorse dello Stato tedesco dedicate a questo scopo per gli autoctoni diminuivano. Ciò ha creato una categoria di assistiti stranieri privilegiati; la crisi dell’industria e quindi dell’occupazione, ha fatto si che l’esercito industriale di riserva, costituito dai migranti in prevalenza siriani nel frattempo cresciuti di numero, divenisse concorrenziale rispetto al mercato del lavoro autoctono, contribuendo a mantenere bassi i salari e ad acuire la crisi di alloggi e delle strutture di assistenza sociale.
Si sono così create le ragioni strutturali per far crescere l’odio, il risentimento verso i migranti, soprattutto tra gli strati più svantaggiati della popolazione e quelli che avrebbero più bisogno del sostegno e di provvedimenti a carattere sociale per affrontare, soprattutto in una situazione di crescente crisi economica accentuata dai provvedimenti della politica green. di decarbonizzazione dell’energia, di riduzione dei suoli agricoli coltivabili, richiesta dalla politica agricola comunitaria, dalla transizione energetica che comporta costi aggiuntivi ai singoli e alle famiglie. Come è evidente ci sono tutti gli ingredienti per dare corpo alle tematiche che hanno costituito la proposta politica e sostenuto la propaganda dei partiti populisti di destra e di sinistra di contrasto all’emigrazione.
Due donne guidano i partiti populisti
Uno dei leader di Afd, è Alice Weidel, 45 anni e solidi studi economici alle spalle, sostenitrice dei diritti civili.
Omosessuale dichiarata, è legata a una donna straniera, di nazionalità svizzera e originaria dello Sri Lanka. In campagna elettorale ha sottolineato di collocarsi a destra per difendere la sua omosessualità, quale valore della civiltà occidentale, contrapposto all’oscurantismo islamico sessuofobico.
Relativamente alla guerra ucraina sostiene: “Nessuna arma tedesca, e nessun soldato tedesco in Ucraina. Mai!”, e ancora “I nostri padri e i nostri figli resteranno qui. Noi li proteggeremo. Se avete paura di una grande guerra, avete ragione. Questa paura ce l’ho anche io”, “Io non ho fiducia in Baerbock, in Scholz, non credo che queste persone abbiano capito e che abbiano le cose sotto controllo. Serve solo la diplomazia. Mi chiedo come si possa dimenticare la storia.
Sappiamo che alla fine di ogni guerra c’è la pace. Perché non chiudere adesso la pace, perché queste migliaia di morti?”.
Sui migranti la Weidel ha attaccato Olaf Scholz: “Mettere ventotto afghani in aereo, due giorni prima delle elezioni: è truffa agli elettori!” Con l’aumento dell’immigrazione l’economia tedesca è in difficoltà, come dimostrano lepolemiche in corso sul bilancio del 2025. Rivela il suo vero volto dichiarando che se andrà al governo vieterà per legge
l’antifascismo!
Sull’altro versante Sahra Wagenknecht, 55 anni, nata a Jena, ex Germania dell’Est, studi di filosofia, ed economia, tesi sul pensiero marxista, ha costituito il suo partito, nato a gennaio dai dissidenti della sinistra estrema di Linke, Buendnis Sahra Wagenknecht, (Alleanza Sahra Wagenknecht) – Ragione e Giustizia (BSW) che si batte per pensioni più alte e salario minimo maggiorato, ma è cauta sulle questioni ambientali e l’accoglienza ai rifugiati, e ritiene “altamente problematica” la cultura dell’accoglienza, voluta nel 2015 dall’allora cancelliere Angela Merkel. Anche la BSW si è espressa contro le esportazioni di armi verso l’Ucraina, contro la guerra e contro le sanzioni ed è convinta che dovrebbe essere trovata una soluzione diplomatica al conflitto e se si vuole la chiusura dei confini all’emigrazione.
La crisi della Coalizione semaforo
Il catatonico Cancelliere Scholz paga la sua opacità e il suo essere prono alle scelte dell’amministrazione Biden, la sua incapacità di reagire al diktat USA sull’Ucraina e alla politica inglese di aggressione nei confronti dell’Unione europea e della Germania; paga l’incapacità di aver saputo difendere l’integrità del Nord stream 2 e gli interessi energetici dell’industria tedesca ed europea. I Verdi al governo, pagano l’essersi trasformati in guerrafondai, ottusi sostenitori di un regime marcio e corrotto come quello che governa l’Ucraina, composto da politici che sono i manutengoli degli oligarchi
ucraini, a loro volta esattamente speculari negli interessi e nei comportamenti, nell’ideologia e nella politica, ai loro omologhi russi. Contro usano, per meri motivi di interesse. il nazionalismo ucraino, al fine di trarre profitto, scaricando i costi della guerra sull’Unione europea. È questo meccanismo che gli elettori tedeschi hanno compreso a pieno e, non essendo stupidi come i loro governanti: perciò condannano in modo deciso il coinvolgimento tedesco nella guerra.
Altrettanto dicasi per i liberali al governo che non solo condividono la politica guerrafondaia dei Verdi e di Scholz, ma hanno anche fallito nel promuovere una politica di integrazione dei migranti, capace di conciliare gli interessi delle diverse componenti della popolazione del paese, consentendo una integrazione sia pur graduale dei nuovi venuti.
Benché essi sbandierino i valori del liberalismo, non hanno compreso la lezione della storia e la complessità dei problemi e quindi sostengono con il governo in carica la piena libertà religiosa e la coesistenza delle comunità sul territorio, avendo sposato la politica di integrazione della Gran Bretagna – notoriamente fallimentare – che guarda con favore alle garanzie di comunità. Questo perché non sono stati in grado di sostituire la vecchia politica migratoria che caratterizzava la Germania, fatta dai governi socialdemocratici e liberali, che faceva perno, come è avvenuto ad esempio nella Ruhr con i turchi e i bulgari, ad una gestione concordata dei migranti con i governi di origine, anche perché i siriani non offrivano certo la presenza di un Governo che potesse fungere da interlocutore.
Malgrado si proclamino sostenitori dei valori liberali essi non hanno capito, come il resto della coalizione di Governo, che il solo strumento di gestione di questa situazione era offerto dal ricorso ad un’accentuata laicità dell’ordinamento, assunta come valore praticato nei comportamenti e da trasmettere nelle strutture di integrazione dei migranti, che pure il paese ha costruito con una certa efficacia, per affrontare il fenomeno migratorio ed integrarlo, ponendolo in relazione positiva con i valori della società tedesca. È noto che la Germania ha predisposto corsi di formazione obbligatoria per i migranti, corsi sui valori costituzionali e sociali, corsi di alfabetizzazione linguistica e
quant’altro può facilitare l’integrazione dei nuovi cittadini,ma non ha adottato, a causa del venir meno delle risorse economiche necessarie. politiche per la casa e per il sostegno al servizio sanitario gravato di maggiori oneri.
I nodi costituiti da questi errori giungono ora al pettine, contemporaneamente e nel loro insieme, determinano una situazione di instabilità sociale e di ingestibilità che rischia di ripercuotersi con la crisi tedesca su tutta l’Unione europea, tanto più che essa coincide con una crisi economica che ha radici profonde nei gangli della struttura produttiva del paese, nella sua politica energetica, nelle sue politiche green, ed infine nell’intera filosofia di gestione del conflitto sociale.
Non è un caso che per la prima volta da decenni la Volkswagen abbia annunciato di aver denunciato il patto a non licenziare che la legava ai rapporti con i sindacati tedeschi, il GMetal, potentissimo è sul piede di guerra. e tutto questo nell’imminenza di elezioni regionali nel Länder di Brandeburgo che comprende la capitale Berlino e costituisce un indicatore politico ben più significativo di due Länder periferici come la Sassonia e la Turingia.
Le elezioni in Brandeburgo
Il 22 settembre si è votato nel Länder del Brandeburgo, 2,6 milioni di abitanti, quartultimo per ricchezza pro capite tra i Länder tedeschi e undicesimo per Pil complessivo. Il Länder è stato governato ininterrottamente dalla SPD dal 1990 e da ben 11 anni dal socialdemocratico Dietmar Woidke il quale ha condotto una campagna elettorale molto energica ponendo come condizione che s Scholz non tenesse alcun comizio e alcuna iniziativa elettorale in Brandeburgo, volendo così marcare le distanze dal governo centrale e dalla coalizione che lo governa. Ha quindi condotto una campagna elettorale all’insegna della mobilitazione antinazista e per il buon governo, promettendo che nel caso in cui il suo partito non fosse risultato quello di maggioranza egli stesso si sarebbe ritirato. Il risultato si è visto col voto perché la partecipazione degli elettori è salita dal 64 al 72,9% e il suo partito ha visto aumentare i consensi di circa 6 punti di percentuale, conseguendo il 30,9% dei voti. Tuttavia anche Afd ha registrato un incremento di consensi di 5 punti, ponendosi immediatamente dietro alla SPD al 29,2%.
I grandi sconfitti di questa elezione sono la Cdu che ha ridotto i suoi consensi all’12,1% e i verdi che non superano come i liberali la soglia del 5%, mentre la BSW si è attestata intorno a 13,5%. Per governare occorrono 45 seggi; la SPD ne ha ottenuti 32 e la Cdu 12. Ma insieme raggiungono esattamente la metà dei seggi necessari. A spiegare il successo di Woidke sono tuttavia i contenuti concreti del suo programma; si è battuto fino all’ultimo per ottenere sussidi per le miniere di lignite in Lusazia – la regione da cui proviene – e si è opposto alla loro chiusura anticipata; ha consentito al Länder ottimi risultati economici anche al netto dell’arrivo della Gigafactory Tesla a Gruenheide; sta lottando per tenere aperti i 66 ospedali del Länder, nonostante le minacce di tagli del suo collega di partito, il ministro della Sanità Karl Lauterbach; il risultato è stato che il Länder del Brandeburgo e l’unico di quelli dell’Est ad aver visto aumentare la popolazione per una emigrazione di giovani dalla vicina Berlino. Alla fine, la campagna elettorale si è trasformata in un duello a due tra Woidke e l’Afd, prova nè sia che uno dei manifesti più famosi recitava “se volete votare testa rapata, scegliete Woidke”. Visto il risultato elettorale il governo del Länder verrà probabilmente retto da una coalizione di SPD, Cdu e non è da escludere una partecipazione al governo regionale anche della BSW, che dovrà scegliere se entrare organicamente in maggioranza o concedere il necessario sostegno su singoli provvedimenti.
Anche se dal punto di vista politico generale la coalizione di governo può considerare quanto avvenuto uno scampato pericolo le nubi che si addensano sulle future elezioni politiche del 2025 si sono tutt’altro che diradate. Scholz rimane un candidato opaco, privo di energia, con un programma politico assolutamente non chiaro e condiviso, anche se i risultati economici non mancano, pur persistendo un risultato negativo dell’economia relativamente alla crescita del Pil. Il paese ha affrontato decisamente il problema dell’energia, tanto che attualmente più del 50% di quella consumata proviene dalle fonti rinnovabili e soprattutto dall’eolico. ma questo non basta e quello che è in crisi è il ruolo della Germania, le sue prospettive, la sua capacità di essere presente in modo attivo sul mercato mondiale. A riprova di questa crisi viene citato il calo degli scambi commerciali con la Cina che costituiva uno dei partner principali per il paese.
Questo problema è avvertito con profondo disagio dagli elettori, i quali non vedono prospettive, rinfacciano al Governo la mancanza di un progetto per il futuro, vedono addensarsi una recessione possibile che finiscono per attribuire all’emigrazione, senza rendersi conto che la chiusura ermetica all’interno dei propri confini sarebbe la fine per
un’economia come quella tedesca che ha prosperato vivendo di capacità di scambi a livello internazionale e a condizione di rafforzare la presenza del paese all’interno dell’Unione europea come leader del processo di crescita comune. Il ripiegamento dello sguardo per il futuro ad Est, puntando sulla ricostruzione dell’Ucraina è una moneta falsa per la Germania e per l’Europa che il popolo tedesco ben comprende, avendo introiettato le profonde incompatibilità tra l’ordinamento e la società ucraina e l’aequis comunitario che dalla presenza di questo paese nell’Unione risulterebbe profondamente inquinato.
È nostra opinione tuttavia che la crisi tedesca non potrà che accentuarsi e questo fino a quando chi governa il paese non si renderà conto del messaggio profondo che l’elettorato ha inviato. Occorre considerare che i partiti di opposizione di estrema destra e di estrema sinistra, sommando i loro voti in modo innaturale, arrivano però a costituire
circa la metà dell’elettorato e che ambedue questi partiti hanno in comune una profonda avversione alla guerra in Ucraina, avversione condivisa da parti consistenti sia del partito socialdemocratico che della Cdu come dei Verdi e che l’opposizione alla guerra è una delle ragioni principale del consenso del quale godono.
Alla luce di questa considerazione la crisi politica della Germania e soprattutto quella dei partiti della sinistra potrà essere superata a condizione che essi recuperino la loro propensione genetica ad essere contrari alla guerra e alle politiche belliciste e di riarmo, privilegiando invece il rilancio del welfare e di una politica sociale necessaria ad un paese oggi sempre più diviso da una composizione etnica che vede fallire o comunque fortemente in crisi le politiche di integrazione e che tuttavia ha bisogno dei migranti e della loro integrazione per sopravvivere, come del resto avviene per la gran parte dei paesi d’Europa che soffrono una crisi demografica catastrofica.
G. C.