“Europei, aprite questo libro, andateci dentro. Dopo qualche passo nella notte vedrete stranieri riuniti attorno ad un fuoco, avvicinatevi, ascoltate:
discutono della della sorte che riserbano alle vostre agenzie generali di commercio, ai mercenari che le difendono. Vi vedranno forse, ma continueranno a parlar tra di loro, senza neanche abbassare la voce.
Quell’indifferenza colpisce al cuore: i padri, creature dell’ombra, le vostre creature, erano anime morte, voi dispensavate loro la luce, non si rivolgevano se non a voi, e voi non vi prendevate la briga di rispondere a quegli zombies. I figli vi ignorano: un fuoco li rischiara e li riscalda, che non è il vostro. Voi, a rispettosa distanza, vi sentirete furtivi, notturni, agghiacciati: a ciascuno il suo turno; in quelle tenebre da cui spunterà un’altra aurora, gli zombies siete voi.”(J.P. Sartre prefazione a F. Fanon “I Dannati della terra”, 1961, ed. it. Einaudi, 1962)
LA PRIMA VOLTA
La situazione internazionale attuale ricorda sempre di più quella dell’estate del 1914. Non solo nella dimensione prettamente strategica e militare, anche in quella politica ed ideologica.
Ancora una volta, come nel 1914 all’apice dello sfruttamento capitalista e colonialista, il “mondo occidentale” ritiene essere guida morale per il mondo intero. Portatore di valori universali e superiori. Ma, a differenza del 1914, il resto del mondo ha già provato la cura “occidentale” per molti decenni. Che sia stata l’illusione socialista o il miraggio capitalista, i paesi, liberatisi dai gioghi coloniali dopo sanguinose e durissime lotte, hanno ormai compreso che quei modelli erano solo fasulli specchietti per le allodole. Modelli validi solo per i posti nei quali erano nati. Off limits per tutti gli altri.
Ancora, nel 1914 l’occidente riteneva di aver vissuto decenni di pace, quando invece aveva solo esportato la guerra nei paesi da “civilizzare”. Laddove aveva già sperimentato ampiamente la enormi capacità distruttive dell’industria bellica e dove l’impianto ideologico e sterminatore strettamente legato al combinato disposto fra seconda rivoluzione industriale/imperialismo/teorie razziste/positivismo, si era già ampiamente formato. Ma lo sterminio di intere popolazioni non faceva scandalo, visto che quelli erano considerati poco più che subumani.
Poi, l’enorme capacità distruttiva dell’industria militare, all’apice dell’imperialismo, rivolse le armi contro se stessa. Quella che era una guerra pensata come ottocentesca (anche se questa interpretazione comincia a far un po’ di acqua perché in realtà si sapeva benissimo di cosa erano capaci le armi moderne, visto che le si erano abbondantemente “testate” contro i “popoli inferiori”) cambiò letteralmente il mondo conosciuto. In questo caso gli “esseri inferiori” da mandare al macello erano le classi popolari.
CAMBIO DI PARADIGMI
La guerra in occidente si sviluppò perché ogni Stato pensava di fare la mossa giusta, chi per conquistare l’egemonia in Europa, chi per contrastarla, chi per rispettare alleanze militari, chi per trasformarla in una rivoluzione.
Come sonnambuli, imperterriti
«Coloro che ebbero la responsabilità delle principali decisioni – re, imperatori, ministri degli Esteri, ambasciatori, comandanti militari e una schiera di funzionari minori – camminarono verso il pericolo con passi guardinghi e calcolati.
Lo scoppio della guerra fu il momento culminante di concatenazioni di decisioni assunte da attori politici che perseguivano consapevolmente degli obiettivi ed erano capaci di riflettere su quanto stavano facendo, e che individuarono una serie di azioni formulando le valutazioni più adeguate in base alle migliori informazioni di cui disponevano. Il nazionalismo, gli armamenti, le alleanze e la finanza furono tutti elementi che entrarono a far parte della storia, ma acquistano una valenza esplicativa solo quando si possa mostrare una loro effettiva influenza sulle decisioni che, congiuntamente, fecero scoppiare la guerra. […] Tutte le fonti documentarie sono piene di attribuzioni di colpa (era un mondo in cui le intenzioni aggressive venivano sempre addebitate all’avversario, e quelle difensive attribuite a se stessi) [1]».
La situazione attuale è sicuramente molto diversa e, per certi veri, molto peggiore. Abbiamo migliaia di atomiche in grado di distruggere più volte il pianeta, ma, a differenza di quanto accadeva ai tempi della guerra fredda, parlare di possibile guerra nucleare non è più un tabù.
SCHIAVITÙ (IN)VOLONTARIA?
Ma non è solo questo che distingue la nostra epoca dal 1914. Nel 2024 è ormai chiaro che i paesi che contengono la maggioranza della popolazione mondiale non accettano più di stare alla vetrina. Intendiamoci: nessuno qui è buono e/o cattivo. Ognuno degli attori in campo difende interessi personali, egemonie, rendite di posizione ma, se siamo fatti di
sangue e merda sarà difficile attendersi il trionfo dell’ascesi.
Anche la fase della decolonizzazione fu portata avanti e raggiunta con tutte le problematiche e i contrasti fisiologici dentro una società (anche dentro quella socialista), ma la liberazione dal gioco coloniale, qualunque siano stati i mezzi utilizzati, fu una cosa positiva in sé. Al di là degli stessi attori che l’hanno realizzata e perfino al di là degli eredi
di quegli attori che spesso l’hanno distorta.
Gli USA sono in crisi d’egemonia politica da decenni, ma ancora in possesso di quella militare e per loro sarebbe un disastro che l’Europa avesse un minimo di dignitosa autonomia (ricordate? Egemonia Europea 1914). Sarebbe quindi innanzitutto da chiarire che gli USA sono il nemico principale dell’Europa. C’è solo quel piccolo problemino delle
migliaia di basi con le quali hanno disseminato il vecchio continente. Certo, a difesa nostra, ma, una difesa che ricorda molto quella fornita dalla camorra per non vedersi il negozio andato in fiamme. Ops, negozio…..volevo dire North Stream 2.
QUELLO CHE RESTA
Questo animale morente è ora davvero pericoloso. Nessuno Stato rinuncia all’egemonia, anche la più piccola, figuriamoci un Impero. Egemonia vuol dire predominio economico, militare ed ideologico. Vuol dire non dover rispondere a nessuno delle proprie attività, ma, anzi, dividere il mondo in buoni e cattivi senza tema di essere giudicati.
Come dice Walter White nella serie “Breaking Bad”, “Non sono in pericolo, […] io sono il pericolo. Apro la porta e mi becco un proiettile, è così che mi vedi? No. Sono io quello che bussa”.
Gli Stati Uniti come Israele sono una democrazia (qualcuno malevolo dice Democra-cia). Ed è vero, al loro interno questi 2 paesi rappresentano una democrazia avanzata, assai diverse da quelle europee. Entrambi sono paesi che hanno escluso dalla partecipazione al banchetto democratico intere categorie di persone: i nativi, i neri, i palestinesi.
Tuttavia gli USA sono un paese sull’orlo perenne della guerra civile (confermato dalla tentata uccisione di Trump) che ha necessità di spostare la propria aggressività al di fuori dei propri confini.
Detto questo, di fronte all’America del Nord si stagliano ormai paesi che contengono miliardi di persone e che non ci stanno proprio ad essere trattati come scolari cattivi e non riconoscono affatto l’autorità morale dell’ “occidente”.
DOPPIO STANDARD
Già l’autorità morale. Assistiamo da ormai 9 mesi ad un massacro di dimensioni inaudite, dove il democratico Stato di Israele (dove si organizzano rave party accanto ai fili spinati di quella che era una galera a cielo aperto ed oggi è un cumulo di macerie e morti) ha macellato decine di migliaia di civili (bambini, donne, vecchi e giornalisti) senza alcuna
remora. Un massacro volontario teso a sradicare una volta per tutte i palestinesi da Gaza. Come chiamarlo se non genocidio organizzato e pianificato? Davvero per usare questo termine l’unico punto di riferimento debba essere il nazismo? Ebbene, usiamolo allora questo riferimento, rompiamolo questo tabù. Perché chi scrive non trova più alcuna differenza fra il comportamento criminale dell’esercito israeliano e quello dell’esercito di Hitler. Perfino uno storico pacato e serio come Enzo Traverso ha rotto il vetro del distacco accademico per scrivere un libro che contiene parole davvero inedite in bocca ad uno studioso. Segno evidente che l’argine dell’orrore ha superato se non tutti, molti limiti. [2]
Distruzioni di ospedali, università, campi profughi. Cecchinaggio di civili, foto e filmati dove i soldati israeliani distruggono case, ridono sulle biciclette dei bambini palestinesi uccisi. Serve altro per indicare l’abisso dove si è infilato l’intero democratico Stato israeliano?
Di fronte a questo genocidio alla luce del sole (laddove i nazisti agivano celandolo) la cosiddetta ed autoproclamata “comunità internazionale”, che ormai non rappresenta che una piccola e vecchia parte del mondo, che fa?
Come avrebbe detto De André
“Si costerna, s’indigna, s’impegna
Poi getta la spugna con gran dignità”.
Nei fatti fa molto peggio. Giustifica appieno queste azioni, dimostrando che il Sionismo e la relativa e vigliacca accusa di antisemitismo sono davvero l’ultimo rifugio delle canaglie. Il rifugio della estrema destra per acquisire punti di rispettabilità (ovvero, come ho già scritto, gli eredi di quelli che gli ebrei li mandavano nei campi – e che quei padri non hanno mai rinnegato – accusano oggi la “sinistra” di essere antisemita) che, come accade, è accolta a mani aperte dai “liberali” che, pur di fermare qualunque “sinistra” farebbero (come hanno sempre fatto) accordi perfino con Belzebù in persona.
La stampa, completamente asservita (e ormai illeggibile), copre questo genocidio. Che dire? Si aspettava il nazismo con le mazze chiodate ed invece arriva con l’informazione “libera”.
Poi, quando una bomba cade sui civili nell’altra guerra (quella che ci porterà all’inferno, forse) allora edizioni straordinarie, condanne globali. Impiccate il porco Putin.
Chissà quei 2/3 del mondo che ci ostiniamo a considerare minoranza, come leggeranno questo sfacciato doppio standard?
FINO ALL’ULTIMO UCRAINO. E POI?
Mentre scrivo, sembra che Zelensky (in vista della probabile vittoria di Trump) abbia iniziato una specie di marcia di avvicinamento verso un accordo con la Russia. Dopo la farsa della conferenza in Svizzera, nella quale uno dei due soggetti in guerra non era stato invitato (una ben strana conferenza di pace), quindi, pare avviarsi una torsione dettata
dalla necessità. Chissà i nostri informatori con l’elmetto come faranno a riciclarsi dopo aver sostenuto, senza alcuna moderazione, che “noi” (??) dovevamo vincere la guerra (“noi” non l’hanno scritto…..ma era sottinteso).
Dopo 2 anni e mezzo nei quali non si sa quanti siano i morti fra le parti in causa, e dove l’industria bellica ha celebrato fasti inusitati, si torna al punto di partenza? Non lo so, a dire il vero, questa Unione Europea è ormai in una incontinente fase bellica. Le parole, i gesti e le azioni sembrano davvero quelle di sonnambuli. Una classe dirigente di incapaci, completamente asserviti al mercato, privi di qualunque pensiero autonomo, succubi di una nazione in piena decadenza gerontocratica (un rimbambito e un deficiente si contenderanno il regno di quel che rimane del mondo).
Non c’è più bisogno dell’uccisione di un arciduca per scatenare il massacro. Abbiamo imparato dalla storia a farne a meno.
Andrea Bellucci
[1] Christopher Clark , “I sonnambuli. Come l’Europa arrivò alla Grande Guerra”, Laterza 2014-2019. [2] E. Traverso “Gaza davanti alla storia”, Laterza, 2024.