FRANCAMENTE, ME NE INFISCHIO

Cum Grano
Salis

Per ogni assillo o rovello sociale
Sembra che la gente goda.
Tutti che dicon la loro facciamo un bel coro
Di opinioni fino a quando
Il fatto non è più di moda.
(G. Gaber, Si può, 2001)

La vicenda di Ilaria Salis è un vero vaso di Pandora dell’età contemporanea e non solo uno spaccato della fase che Italia ed Ungheria stanno attraversando.
Dunque, Ungheria. Come in molti altri paesi dell’ex-patto di Varsavia, le cui classi  dominanti scalpitavano per uscire dal giogo sovietico e aderire al libero mercato, lo strappo con Mosca è avvenuto soffiando sul fuoco del nazionalismo. Nel caso dell’Ungheria sicuramente ancorato alla storia di quel paese, in altri casi palesemente inventato. Quel fuoco però è stato letteralmente acceso dalle potenze occidentali che miravano alla disgregazione dell’URSS. Il nazionalismo poi è diventata la bestia nera dell’Unione Europea (nelle declinazioni “mainstream” del “populismo” e poi del “rossobrunismo” [1]) , guarda caso proprio in quei paesi dove era stata dispiegata a piene mani contro, non solo l’oggettiva oppressione del socialismo “reale”, ma, soprattutto, per spargere il sale su ogni idea di cambiamento sociale.
Bene, questi paesi (Polonia, Ungheria, paesi Baltici, ecc..) oltre ad essersi caratterizzati per una (anche comprensibile) idiosincrasia verso il vicino Russo (ma piacerebbe sapere se questa idiosincrasia fosse fenomeno collettivo o, invece, appannaggio di alcune classi sociali), hanno costruito una memoria in cui il loro ruolo di volenterosi collaborazionisti con il fascismo è stato (per usare un eufemismo) appannato. Fino a sconfinare nel negazionismo. Ne sono esempi i silenzi dell’Ungheria nello sterminio degli ebrei e la clamorosa rimozione del “memoriale della Shoah” operata dalla Polonia [2] perché troppo “orientato politicamente”.
Questo è il brodo di coltura del caso “Salis”.
Ma c’è un altro piano che emerge dalla vicenda. Ovvero, la fase aperta con l’attacco della Russia all’Ucraina.
Infatti, a seguito dell’inizio del conflitto, l’UE ha aderito senza alcuna esitazione alla fornitura di armamenti verso Kiev.
Una fornitura che gli USA hanno supportato, ma anche delegato all’Europa. Questa scelta ha orientato la narrazione e la propaganda verso il sostegno indiscriminato all’Ucraina. Una vero e proprio Diktat, che, attualmente, appare più radicale di quanto lo sia negli USA, in evidente difficoltà a proseguire negli aiuti, data la situazione politica interna.
In questo contesto, a differenza degli altri paesi vicini alla Russia, l’Ungheria di Orban ha deciso di non appoggiare incondizionatamente Zelensky, per motivazioni geopolitiche e anche di vicinanza ideologica con Putin. Curiosamente la stessa vicinanza politica della Meloni, che però, da Sovranista de noantri ha scelto di adempiere perfettamente agli ordini ordoliberisti della UE in cambio di….in cambio di…. Restare in sella con tutto il baraccone di fascisti.
Ecco dunque che, dopo un anno scoppia il caso Salis, come tutti i casi mediatici gonfiato fino alla prime pagine su TG e giornali. Con esagerazioni che bene non hanno fatto al caso stesso ma che hanno fatto riemergere le durissime tensioni nella maggioranza. Forza Italia da una parte (vediamo un po’ che succede…del resto loro sono gli eredi diretti della DC) FdI nel silenzio come sempre (meglio non esporsi mai) e La lega di Salvini lancia il resta con il proprio rosario di frasi demenziali.
Bene, anzi male, vista la situazione oggettiva di Ilaria. Ma poi accade quello che doveva accadere, il fatto arriva a compimento. La scarcerazione? Non non è quel fatto. Il fatto era quello di portare l’Ungheria a votare i crediti di guerra [3].
Orban era fortemente contrario per non perdere la simpatia della Russia. Ma il primo febbraio deve votare a favore dello stanziamento di 50 miliardi (50 miliardi! Ricordarselo quando poi diranno che “non ci sono soldi” per le pensioni, la sanità ecc..) perché sotto pressione mediatica proprio per la vicenda di Ilaria Salis.
Votato il credito, la vicenda ora è sgonfiata, si discute in Parlamento, ma i toni si sono appiattiti, la notizia arriva molto dopo le altre. Quasi quasi se l’è cercata, la ragazza.
Domani potranno così celebrare tranquillamente “Il giorno dell’onore” nazista [4].
Così va il mondo, così vano gli Stati, così vanno i rapporti geopolitici.
Del resto, francamente, se ne infischiano.

Andrea Bellucci

[1] Per come sono state utilizzate queste definizioni sono prive di qualunque valore conoscitivo. Sono state soprattutto finalizzate a demonizzare e accomunare esperienze le più diverse, che, se avevano un tratto in comune, era quello di una forte critica all’impianto finanziario della UE. Ma questo ha avuto come risultato la totale incomprensione (voluta o meno) di fenomeni disgregativi, evidenti segni di sofferenza, che sono stati poi egemonizzati dalla destra. Una ripetizione evidente di modalità già viste nel passato.
[2] l Memoriale è oggi a Firenze https://cultura.comune.fi.it/memoriale;                           [3] https://www.ilpost.it/2024/02/01/consiglio-europeo-aiuti-ucraina/
[4] https://www.ilpost.it/2024/01/31/giorno-dellonore-ungheria/