Lo sciopero del 17 novembre, a Firenze in particolare, ha assunto caratteristiche specifiche, rappresentative della situazione del paese. Ma è è anche la cartina di tornasole di una situazione sempre più evidente. Innanzitutto la partecipazione amplissima. Non scontata in una situazione di apatia, dovuta negli ultimi 30
anni, non solo alla distruzione dello stato sociale ma anche alla totale inconsistenza della sinistra “istituzionale” che ha ormai bruciato i ponti dietro le spalle. Ponti che non sarà certo la Schlein a poter ricostruire, visto che si tratta di una vicenda che va ben al di là di questioni personalistiche, e di qualche slogan “à la page”.
Ma le migliaia di persone scese in piazza, (al cui corteo è stata riservato un percorso del tutto inadeguato, per non parlare della concessione di Piazza Santissima Annunziata, troppo piccola per poter ospitare tutti i manifestanti) lo hanno fatto, a me pare, al di là dei propri rappresentanti sindacali e, certamente, ben oltre quelli politici. Tanto che l’incauto Eugenio Giani che, insieme a Dario Nardella hanno ricevuto una chiarissima bordata di fischi. Bordata che sta a significare l’insofferenza per la strumentalizzazione politica di una situazione che, certo, la destra postfascista al governo ha peggiorato, ma di cui la sinistra porta responsabilità enormi. La stessa sinistra che, fino a pochi anni or sono inneggiava al bullismo neoliberista di Matteo Renzi, distruttore dello Statuto dei Lavoratori e nemico dei sindacati. Forse i politici hanno la memoria corta, ma chi campa di magrissimi stipendi (quando ci sono) non dimentica.
Se si potesse dare una definizione delle forze di opposizione presenti oggi in Parlamento, la parola giusta sarebbe “inconsistenza”. Impegnata negli ultimi anni a gestire il potere, spesso a qualunque costo, nel momento in cui ci sarebbe davvero bisogno di una posizione chiara, assistiamo a balbettii più dannosi del silenzio. Approcci superficiali e spesso in malafede. Chi ha governato negli anni passati? Chi ha strutturato il precariato, limitato il diritto di sciopero, partecipato a guerre d’aggressione? Ci troviamo quindi in una situazione dove i fascisti governano per esclusione. Ed è difficile risalire la china se si continua a dar retta a questi. O anche a seguirli per “arginare la destra”. A forza d’arginare la destra ci siamo ritrovati con il peggio del peggio e poi la destra ha stravinto.
La Piazza di venerdì ci dice parola chiare, a volerle capire. E le parole più chiare sono state quelle di Dario Salvetti, della RSU GKN, ormai avviata verso la chiusura. Un attacco che avrà fatto sobbalzare qualcuno, sull’intollerabile massacro di Gaza. Aprire con la situazione internazionale. Così fa chi lotta per i diritti di tutti. Un aspetto che è venuto da una RSU, da una situazione di base. Per questo anche il seguito del suo intervento ha collegato le vicende del mondo con quelle della GKN e di tutti i tavoli di crisi presenti nel nostro paese. Tavoli aperti non per situazioni legate ad oggettive difficoltà, ma per il predominio del rapace capitalismo finanziario, della pura speculazione su cui anche la sinistra tace come se fosse un aspetto naturale. Ebbene, parrebbe una banalità ripeterlo, ma NON LO E’. E Salvetti ha lanciato una proposta dirompente, che fa a cazzotti con l’ortodossia Ordo-Liberista: perché lo stato non si fa carico di una azienda sana. Una azienda che sarebbe strategica per la riconversione ecologica.
Internazionalismo, lotta di classe e ambientalismo (che, come diceva Chico Mendes, “senza anticapitalismo è giardinaggio”) .
Quello di cui avremmo bisogno.
Andrea Bellucci