Europa agricola e elezioni europee

La realizzazione di una politica agricola comune ha costituito una delle ragioni fondanti della costituzione dell’Unione europea; quando le delegazioni dei paesi fondatori si riunirono a Stresa nel 1958 il mandato prioritario dei Governi e fu quello di assicurare la certezza e l’abbondanza dei rifornimenti agricoli, qualunque situazione potesse attraversare nel futuro il mercato mondiale. Lo strumento individuato fu sostanzialmente la fissazione di livelli minimi di prezzo per i prodotti agricoli, che generano enormi eccedenze. La procedura usuale adottata dell’Unione Europea fu quella di pagare gli esportatori perché vendessero tali prodotti all’estero fuori dal mercato comune.
Primo tempo venne varata a sostegno degli agricoltori comunitari una politica di sussidi a sostegno dei loro redditi ma a partire dagli anni ’90 è stato adottato il sistema delle “quote” di produzione, in modo da garantire agli agricoltori un livello minimo dei prezzi dei prodotti e di ripartire equamente tra i vari paesi comunitari una quota di produzione garantita. Questa scelta ha avuto esiti negativi soprattutto per l’Italia parentesi (si ricorderà la questione delle quote latte) poiché i vari governi italiani non sono stati capaci di negoziare per il paese quote adeguate alla sua capacità produttiva e al suo fabbisogno interno. Ne è scaturita una penalizzazione del settore agroalimentare italiano e dei paesi mediterranei in generale, i quali non hanno saputo fare lobbying per difendere le loro agricolture. Il risultato è stato quello di adottare a livello Ue una legislazione e provvedimenti che hanno favorito il settore agricolo dei paesi dell’Europa
settentrionale e della Francia, facendo largo e traendo profitti dal finanziamento delle politiche della comunità derivante dall’applicazione delle scelte comunitarie.
Nel 1962 venne istituito il Fondo europeo di orientamento e garanzia agricola (FEOGA) che avrebbe dovuto assicurare il mantenimento dei prezzi dei prodotti alimentari nei paesi della CEE, istituendo apposite aziende incaricate di acquistare le eccedenze di produzione ad un prezzo d’intervento leggermente inferiore a quello indicativo e fare in modo che queste venissero vendute a Paesi terzi con esportazioni sottocosto ,oppure utilizzate per la produzione di biocarburanti o, nel peggiore dei casi, tolte dal mercato e distrutte (chi non ricorda i trattori che schiacciano montagne di agrumi!).
La Politica Agricola Comune (PAC), fin dal suo inizio si era prefissata quattro obiettivi di:

  • Assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola e soddisfare gli agricoltori grazie al prezzo di intervento e facendo in modo che il prezzo di produzione non scendesse al di sotto di questo livello.
  • Orientare le imprese agricole verso una maggiore capacità produttiva (limitando i fattori della produzione, aumentando lo sviluppo tecnologico e utilizzando tecniche agronomiche migliori).
  • Stabilizzando i mercati.
  • Assicurando prezzi accessibili ai consumatori

Vennero favoriti i prodotti primari come grano e patate che erano proprie di Francia, Germania ed Olanda danneggiando l’Italia che invece produceva agrumi, olio d’oliva, vino, ecc.

La riforma della PAC nel 2013

La Politica Agricola Comune si trascina nell’Unione europea, sovrastata da altri problemi e una maggiore attenzione viene rivolta allo sviluppo dell’industria e alla distribuzione delle quote produttive tra i suoi diversi settori, procedendo ad una razionalizzazione delle filiere, alla specializzazione delle economie che abbandonano alcuni settori per concentrare le risorse su altre, come ad esempio avviene per l’Italia con l’abbandono della chimica. È il progressivo ingresso di nuovi paesi nell’Unione che, divenuta più solida dopo la stipula del Trattato di Maastricht e l’adozione
dell’euro, almeno per un’area dei paesi che accettano di farne parte che ci si incomincerà a porre il problema di una revisione radicale della PAC.
Ma bisognerà attendere il 2013 perché l’Ue ridefinisce i propri obiettivi in campo agricolo dichiarando di voler “aiutare gli agricoltori a produrre quantità di cibo sufficienti per l’Europa, garantire cibi sicuri e di qualità a prezzi accessibili, assicurare un tenore di vita equo agli agricoltori, proteggendoli da una eccessiva volatilità dei prezzi, dalle
crisi di mercato e dagli squilibri all’interno della filiera alimentare, investendo  nell’ammodernamento delle loro fattorie, mantenere comunità rurali prospere in tutta la Ue, creare e conservare posti di lavoro  nell’industria alimentare, tutelare l’ambiente, il benessere degli animali e la biodiversità, mitigare i cambiamenti climatici, attraverso uno sfruttamento sostenibile delle risorse ambientali”: la parola d’ordine è quella dello “sviluppo ecosostenibile”.
Da allora viene varata la cosiddetta politica dei pilastri, che viene finanziata per il periodo 2014-2020 con 408.31 miliardi, il 38% del bilancio Ue. e che ha come obiettivo la riduzione delle sperequazioni tra le agricolture dei vari paesi Ue, la valorizzazione dell’impiego dei giovani in agricoltura, orientare le esportazioni, privilegiare l’intervento a sostegno di quegli operatori che operano all’interno di mercati a basso reddito e su quelli che vivono in zone soggette a vincoli naturali.
La strategia di azione si articola in “Pilastri”, il primo dei quali è costituito dal sostegno del reddito degli agricoltori attraverso l’erogazione diretta di finanziamenti a coloro che coltivano i propri terreni nel rispetto della sicurezza alimentare ambientale e del benessere degli animali; nell’adozione di misure di mercato che passano attraverso
la creazione di una Organizzazione comune dei mercati (OCM) dei prodotti agricoli. Vengono emanate norme e regole valide in tutta la Ue che regolamentano importazioni ed esportazioni dei beni agricoli intra Ue ed extra Ue da parte dei singoli paesi membri; stabilito un equilibrio tra domanda e offerta, affrontati i problemi derivanti dalla concorrenza mondiale il rapporto alle crisi economiche e finanziarie ai mutamenti climatici hai fattori che determinano la volatilità dei costi dei fattori produttivi. Trovano così soluzione problemi come quelle delle quote latte dell’ammasso dei prodotti
agricoli eccetera Come braccio finanziario della PAC viene creato il Fondo Europeo Agricolo di Garanzia, cofinanziato dai paesi membri, che sostituisce le funzioni del FEOGA.
Il secondo ”Pilastro” riguarda la modernizzazione delle aziende agricole ,la promozione della diffusione della formazione professionale, delle tecnologie, dell’innovazione nonché il mantenimento ed l’incentivazione delle migliori pratiche, il rilancio o lo sviluppo delle zone rurali e delle comunità rurali tramite aiuti all’inserimento di nuove attività agricole, realizzazione di infrastrutture ed l’aiuto alla diversificazione produttiva che tenga conto anche dei mutamenti climatici e della distribuzione delle produzioni tra i diversi. Questi interventi sono finalizzati all’aumento della competitività dei diversi comparti sia sul mercato interno che internazionale, allo sviluppo delle aree forestali e della loro redditività, alla tutela dell’ambiente e dei cambiamenti climatici, alla promozione del ricambio generazionale e dell’occupazione degli addetti al settore, con particolare riferimento all’inserimento di giovani, alla fornitura di strumenti per la gestione del rischio prevedendo sostegni ai redditi in caso di distruzione del raccolto per eventi climatici o infestazioni.
Tuttavia, per beneficiare di questa regolamentazione e dei relativi finanziamenti occorre che gli agricoltori rispettino alcuni criteri di gestione obbligatori relativi al loro impegno e che si impegnino ad assicurare con le loro produzioni la salute pubblica, il benessere e la sicurezza animale e quella alimentare delle comunità interessate, nonché buone condizioni agronomiche ed ambientali, al fine di rendere più verde e sostenibile la PAC. Vanno infine rigorosamente rispettate le norme di etichettatura delle merci prodotte e immesse sul mercato, affinché i consumatori possano verificare il non uso di pesticidi, l’immissione di colture transgeniche, e quant’altro è necessario alla tutela
rigorosa dell’ambiente.

Il nuovo piano di politica agricola comune 2023/2027

Nel 2023 l’Ue ha varato il suo nuovo piano quinquennale per l’agricoltura, scegliendo come obiettivi da perseguire l’equità e l’efficacia per promuovere l’Europa verde. L’obiettivo del piano è fornire un sostegno più mirato alle aziende agricole di piccole dimensioni. rafforzare il contributo dell’agricoltura agli obiettivi ambientali e climatici
dell’UE, consentire agli Stati membri una maggiore flessibilità nell’adattamento delle misure alle condizioni locali. Per raggiungere questi obiettivi l’Unione europea impegna le proprie risorse per realizzare una nuova architettura “verde” basata su condizioni ambientali che gli agricoltori devono rispettare, adottando misure volontarie supplementari, provvedendo a pagamenti diretti e interventi di sviluppo rurale più mirati e soggetti a programmazione strategica, con un approccio basato sull’efficacia.
Per dare esecuzione al nuovo piano della PAC la Commissione europea ha varato un regolamento che recepisce i piani strategici ha modificato i regolamenti relativi all’organizzazione comune dei mercati (OCM) dei prodotti agricoli, ai regimi di qualità, modificando le misure a favore delle regioni remote: Un ulteriore regolamento è stato predisposto sul finanziamento, la gestione e il monitoraggio delle diverse attività della. PAC. Tutte le attività vengono monitorate e gli Stati membri devono riferire annualmente sui progressi compiuti.
Ogni stato appartenente all’Ue deve redigere un Piano strategico contenente un’analisi dettagliata e articolata che individui le esigenze specifiche per poter poi redigere un piano strategico, nel quale lo Stato membro specifica come intende utilizzare i finanziamenti della PAC. Vanno indicati gli strumenti utilizzati e gli obiettivi specifici indicati e i singoli piani devono essere approvati dalla Commissione per garantirne la coerenza con gli obiettivi UE. I piani devono essere monitorati e verificati con un controllo dei risultati, controllati per garantire che non distorcono il mercato unico né
creino oneri eccessivi per i beneficiari o le amministrazioni. La Commissione può procedere a un riesame delle relazioni e proporre raccomandazioni per migliorare le prestazioni, se necessario.
L’afflusso di questo fiume di risorse per l’agricoltura non è privo di obblighi per gli agricoltori i quali dovranno destinare il 25% dei loro pagamenti agli obblighi e incentivi per la conservazione dei suoli ricchi di carbonio attraverso la protezione di paludi e torbiere, favorendo in tal modo l’adozione di regimi ecologici e piani volti a sostenere e/o incentivare l’impiego di pratiche agricole benefiche per il clima e l’ambiente, il che comporta la riduzione della superficie coltivabile, rotazione periodica delle colture per mitigare lo sfruttamento del suolo.
A dimostrazione che dopo 60 anni di politica agricola comune l’Ue ha raggiunto un riequilibrio delle economie agricole dei diversi paesi una delle caratteristiche puntale della PAC approvata e che i paesi membri dovranno fare in modo che il valore di tutti i diritti all’aiuto si elevi almeno all’85% dell’importo medio nazionale nell’UE; tutti i paesi con un livello di sostegno diretto per ettaro inferiore al 90% della media dell’UE dovranno ridurre il divario del 50% entro il 2027;gli Stati membri saranno autorizzati a ridurre di una percentuale che può arrivare all’85% i pagamenti diretti (di importo pari o superiore a 60.000 EUR all’anno) per agricoltore, e a introdurre un tetto di 100.000 EUR l’anno; gli Stati membri dovranno ridistribuire almeno il 10% delle loro dotazioni di pagamenti diretti dalle aziende più grandi a quelle di piccole e medie dimensioni. L’obiettivo politico di questa misura e chiaro ed è quello di uno sviluppo armonico del
settore.

Politica di allargamento dell’UE e politica agricola comune

Se teniamo conto e traiamo le conseguenze dalla ricostruzione della Politica Agricola Comune ben si comprende l’interesse dei paesi con una prevalente economia nella quale l’agricoltura ha un ruolo prevalente, o comunque importante, a chiedere di entrare nell’Unione. Questa considerazione vale soprattutto per comprendere le ragioni e le conseguenze che avrebbe un paventato ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea senza che si proceda prima a più che decennali piani di adeguamento della sua agricoltura, per creare le condizioni di compatibilità necessarie con quelle dell’Ue e per far sì che non succeda che con le norme attuali la gran parte dei finanziamenti comunitari finisca all’Ucraina, a tutto discapito e decremento delle economie agricole dei paesi comunitari, distruggendo gli attuali equilibri nell’accesso ai finanziamenti,
consentendo operazioni di dumping sleale, come è avvenuto con la vendita del grano ucraino a prezzi ridotti sul mercato Ue, resa possibile dai cosiddetti “corridoi di solidarietà” che ha danneggiato enormemente i produttori ungheresi, polacchi, slovacchi, bulgari e rumeni che sono scesi in campo per interromperli. Di questo pericolo ben si rendono conto i contadini dei paesi Ue che cercano in ogni modo di difendersi, al punto essere giunti per questo e per altri motivi a costituire a far rinascere i partiti dei contadini, a somiglianza dei vecchi partiti agrari.
Questa tendenza è facilitata dall’insorgere di altri problemi concomitanti, primo tra tutti, quello ecologico e ambientale, che costringe i contadini a rivedere modalità e ruolo del loro modo di produrre come: l’eccessivo sfruttamento del suolo, l’uso di fertilizzanti e diserbanti, il rapporto tra superfici messe a coltura e zone di rispetto per i corsi d’acqua, modalità di allevamento del bestiame e condizione animale, suolo coltivabile e spazio destinato a impianti fotovoltaici e all’istallazione di pale eoliche, e tanto altro. La loro comparsa nell’agone elettorale rischia di incidere non poco sui risultati delle prossime elezioni europee, come è avvenuto nella primavera del 2023 in Olanda, in occasione delle elezioni comunali e provinciali, e si è ripetuto in Slovacchia.

La Redazione