Il suono della tromba che indica la via. Miles Davis

Arriva l’estate e si intensificano gli sbarchi dei disperati ammassati in modo disumano in vecchie carrette di mare rischiando la vita e con una esile speranza di trovare condizioni di vita migliore. Ma la realtà si dimostra subito molto ben diversa è diventata ormai una
vecchia storia. Questa è una riflessione, secondo il mio stile di appassionato di musica sulla condizione dei migranti nei campi profughi. Lo scritto si chiama

JANKADJSTRUMMER

……I ragazzi avevano lasciato le loro case per mettersi in viaggio, ma mai potevano pensare di incontrare tanti ostacoli e sofferenze. Speravano di trovare un’altra terra più ricca e ospitale, dove le loro condizioni sarebbero migliorate. Ormai non possiamo far altro che andare avanti – pensavano – cercando ogni giorno di sfuggire a pericoli e minacce che costantemente sarebbero sorte sul loro cammino. Faticosamente cercavano di alimentare la speranze sempre più flebili che un giorno tutto sarebbe cambiato e sarebbe apparsa quella terra pacifica e felice da eleggere a vera patria.
La sera il Campo diventava un groviglio di giovani che vagava senza senso come in un girone dantesco, ognuno con le proprie cuffie immerso nelle proprie dolorose e misteriose solitudini, si sentivano ancora più stanchi, e, per un momento, incapaci di riprendere nessun tipo di viaggio. Quella notte, all’improvviso, uno sconosciuto apparve in mezzo a loro.
Vedendo quella l’espressione nobile e luminosa del suo viso, la pelle nera come la pece e ascoltando delle semplici parole, misteriosamente nuove e rivelatrici, tutti quei giovani migranti si sentirono riconfortati, ricchi di un insperato coraggio e vigore, per seguire con entusiasmo la sua figura che illuminava il loro cammino.
L’uomo portava con sè una arma micidiale, una vecchia tromba dorata in lega di ottone e rame, con qualche lieve ammaccatura sulla base; la teneva stretta come fosse una appendice del suo corpo, la lucentezza del suo viso unito a quella dello strumento apparve loro come un fascio di luce infuocato capace di fendere il buio di quelle ammasso di
lamiere e cartoni che avevano eretto a luogo di ritrovo in quella landa insalubre che era il Campo. Il Centro di Richiedenti asilo era un ghetto senza nessuna anima capace soltanto di far scivolare giovani vite verso l’abbrutimento, di creare un circolo vizioso che li porta in un labirinto senza uscita senza nessuna opportunità di tornare a scuola, imparare la
lingua e un mestiere, con una sola conseguenza: finire nel tunnel dello sfruttamento del lavoro, dell’annientamento della persona, del pessimismo e del radicalismo e che, quindi, non potranno che continuare a distruggere il loro futuro. Giovani sul ciglio di un
precipizio da cui sembra impossibile salvarsi, giovani che perdono ogni speranza di affrancarsi e di vivere dignitosamente, quei giovani avrebbero girato tutto intorno come obbedienti ad una regola non scritta, come in quel film di Hollywood “Fuga di mezzanotte “in cui il protagonista, in carcere, per non perdere la dignità, la libertà e tenere in vita quel briciolo di umanità, gira in senso contrario rispetto alla ruota. Qualcuno di loro lo stava facendo, non si sarebbero rassegnati ad un destino crudele e senza via di scampo. Ma in quel buio spiazzo, la vibrazione delle labbra che soffiavano nella tromba crearono un dolce suono che venne amplificato dal bocchino, le note lievi della tromba erano capaci di donare quell’ atmosfera seducente, quella bellezza disarmante che solo l’intensità di esecuzione di Miles Davis era capace di creare. Quel suono blues che richiamava le sofferenze dei neri del Delta del Mississipi rendevano sospesa ed eterea quella musica. Si trattava dell’incipit di Kind of blues un brano che ebbe sui migranti un effetto dirompente, poche note che aumentavano vertiginosamente fino a creare una sorta di trance, una nuova religione musicale, un abbandono drastico di ciò che era stato, in favore di qualcosa di totalmente rivoluzionario, il suono che rimette quel gruppo di giovani in viaggio che in quel labirinto disumano stavano perdendo la propria dignità ma che stava riaccendendo quel fuoco sotterraneo ormai quasi sopito. La forza di quel suono ebbe l’effetto di invertire la direzione della ruota e da quella notte i giovani migranti erano parte integrante di quel miracolo che solo la musica riesce a ottenere.
Non si seppe mai se quella figura raggiante che chiamava a raccolta i suoi fratelli fosse solo l’anima del grande musicista o la trasposizione della forza dell’uomo che nei momenti avversi spesso si lascia andare alla musica per scacciare gli incubi e cercare la speranza nella vita. La solidarietà e l’accoglienza, è questo il peso che deve portare sulle spalle chi
nasce in Occidente e non ha la lucidità di guardare fuori dal suo giardino. Almeno fino a quando anch’esso non diventa pericoloso.
Ascolta: https://www.youtube.com/watch?v=zqNTltOGh5cJANKADJSTRUMMER