Religione, difesa dei valori e guerra

La guerra è la politica sotto altre forme, Carl von Clausewitz
La politica è la continuazione della guerra sotto altre forme
La guerra in nome della religione e dei valori uccide i popoli
Ma alla base di ogni guerra c’è l’interesse economico

Il 6 giugno le notizie provenienti dallo Owo, Stato di Ondo (Nigeria), situato a Nord-est della capitale Lagos, sull’uccisione di 50 fedeli in una Chiesa cattolica hanno preso in primo posto nei telegiornali, non solo italiani, togliendo il primo posto alla guerra in Ucraina. Sembra che i feriti siano stati moltissimi, ma non se ne
conosce il numero: la strage è avvenuta il giorno prima ed è una delle tante in Nigeria, lo Stato più popoloso e al tempo stesso il più ricco dell’Africa, il cui PIL ha superato quello del Sud Africa, con 210 milioni di abitanti (circa), suddiviso, in quanto Stato Federale, in 46 Stati.
Tuttavia, le disuguaglianze sociali e gli scontri religiosi nel paese sono enormi: mentre il Nord, che è la parte più povera del paese, è di religione musulmana, ospita il 53 % della popolazione ed è il teatro delle operazioni di Boko Haram – che letteralmente significa “l’istruzione occidentale è proibita” – un’organizzazione terroristica ijhadista, fondata nel 2002; da allora conduce la lotta armata contro lo Stato centrale nigeriano utilizzando a motivo la grande corruzione esistente nel paese e l’opposizione alle diffusione delle Chiese cristiane nel centro e nel sud, che costituiscono le aree più
ricche e sviluppate del paese.
La Nigeria, anche a causa della vastità del suo territorio e della sua popolazione, è fortemente divisa, secondo la distribuzione sul territorio delle diverse etnie: nel nord il gruppo etnico dominante è quello degli Hausa-Fulkani, in maggioranza islamici; nel sud-ovest predominano gli Yoruba, mentre nel sud-est della Nigeria vivono fra i 18 e 25 milioni di parlanti Igbo, in un’area conosciuta come Igboland. Le popolazioni meridionali del paese sono in maggioranza di religione cristiana. Mentre la popolazione è divisa tra circa trecento gruppi etnici, gli Hausa-Fulani, gli Yoruba e gli Igbo, conosciuti collettivamente come i Tre Grandi, (Big Three), costituiscono più della metà della popolazione della Nigeria.
La conflittualità politica e militare tra queste etnie ha caratterizzato tutta la storia dell’indipendenza nigeriana, a partire dal 1960. La questione fondamentale che li vede combattersi riguarda l’allocazione delle risorse e la suddivisione dei poteri a livello politico-militare tra il Settentrione e il Meridione del paese, questione che ha sempre visto uno squilibrio favorevole al nord Musulmano, in contrasto con la maggior produttività, emancipazione culturale ed imprenditoriale del sud cristiano, territori sui quali – e non a caso – si sono diretti gli investimenti internazionali.

Unità del paese e guerra civile

La Nigeria, già colonia della corona britannica dal 1814 al 1960, dopo la sua indipendenza vede svilupparsi sul proprio territorio la guerra civile con la secessione detta dello Stato del Biafra che ha luogo dal 6 luglio 1967 e si protrae fino al 13 gennaio 1970. A separarsi dallo Stato nigeriano sono le province sudorientali di etnia Igbo, autoproclamatesi Repubblica del Biafra. Il governo centrale nigeriano condusse una guerra spietata che fece si che la popolazione di intere regioni venisse decimata dalla fame; vi furono accuse di genocidio, così feroci da indurre molti pacifisti che cercarono di alleviare le sofferenze delle popolazioni, a fondare la Ong francese “Médecins sans frontières”.
Il nord islamico del paese, stabilito il controllo sul sud, ha visto deperire negli anni il suo potere soprattutto a partire dal 2002, quando proprio nelle regioni del nord si diffuse la guerriglia islamista che da allora perdura nel paese, spingendosi al centro e al sud con razzie e rapimenti, assalti a villaggi e a città. L’ultimo eccidio, quello di Owo, si inserisce negli scontri interreligiosi che funestano la Nigeria in vista delle elezioni che si terranno in febbraio-marzo 2023.
Nel paese in verità è presente un’altra forma di guerriglia che viene condotta nella zona del Delta del fiume Niger, area ricchissima di pozzi petroliferi ed ha per obiettivo le multinazionali che investono sul territorio, devastando l’ambiente. Contro gli inquinatori la guerriglia ha messo in atto rapimenti di dirigenti o lavoratori di queste aziende
chiedendo il riscatto per la loro liberazione.

Il ruolo destabilizzante delle confessioni religiose

Si è detto che il centro sud della Nigeria vede la presenza maggioritaria di confessioni cristiane, ma mentre la Chiesa cattolica ha nel paese 9 sedi metropolitane e 47 diocesi suffraganee, le denominazioni protestanti si suddividono in almeno 9 confessioni, la maggiore delle quali è la Chiesa della Nigeria che fa parte della Comunione Anglicana e conta circa 20.000.000 di membri, seguita dalla Chiesa evangelica “Winning All”, di tendenza evangelicale, con circa 10.000.000 di membri, una delle maggiori denominazioni cristiane della Nigeria. Altre 7 confessioni completano il quadro con un numero di fedeli che va dai 5 milioni della Chiesa apostolica della Nigeria, espressione del movimento pentecostale, alla Chiesa avventista del settimo giorno in Nigeria, che conta circa trecentomila membri. Queste Chiese si dividono tra quelle evangeliche tradizionali e le Chiese evangelicali, molto aggressive e performanti
Le ragioni di tanto interesse per il ruolo politico delle confessioni religiose [1]. si spiega con il fatto che oggi l’Africa è il terreno di scontro tra cristianesimo e islam. In un continente nel quale il 60% della popolazione ha meno di 25 anni, e costituisce un serbatoio di nuovi fedeli. 7 cattolici su 10 frequentano regolarmente la messa domenicale, la Chiesa cattolica sta crescendo principalmente per via delle conversioni e dei battesimi che ivi hanno luogo; le Chiese evangeliche puntano invece a forti legami della politica e propagandano la cosiddetta teologia della prosperità ad opera delle componenti evangelicali che sono quelle più aggressive.
L’Africa è, già oggi, il continente più cristiano del mondo, con 650 milioni di seguaci, seguita da America Latina ed Europa, e potrebbe ospitare il 40% della popolazione cristiana mondiale. In particolare, a crescere di più è il numero dei fedeli protestanti che oggi rappresentano il 30% della popolazione africana totale,mentre i cattolici sono fermi al 21%.
I protestanti in crescita sono soprattutto quelli di estrazione evangelica, avventista, carismatica, e neopentecostale, con un arretramento degli ortodossi in Etiopia, dove gli evangelicali rappresentano oggi il 19 %, detengono la Presidenza della Repubblica e, appunto, la Nigeria, dove 6 cristiani su 10 sono protestanti, nel Kenya il 47,4% della
popolazione, mentre i cattolici solo il 23,3%, in Ruanda, dove i protestanti ormai rappresentano il 37% del totale, in Mozambico dove sono il 38%, più dei cattolici rimasti a 30%, nonché in Angola sono il 38% contro il 41% dei cattolici.
Vi è senza dubbio il tentativo degli islamisti di riportare lo scontro sul piano delle appartenenze religiose e questo perché ambedue i candidati alla presidenza per il 2023 provengono dal nord ed sono di religione islamica; si spiega così la vicinanza e il deciso sostegno del Governo alle vittime dell’attentato e ai cristiani.
Tuttavia, lo scontro di interessi economici fa sì che la guerra di religione sia in agguato nel paese più popoloso dell’Africa, destinato a divenire in pochi anni il terzo paese più popoloso del mondo.

[1] Le altre Chiese sono: Assemblee di Dio in Nigeria: espressione del movimento delle Assemblee di Dio, conta circa 3.600.000 membri; Chiesa presbiteriana della Nigeria: espressione del movimento presbiteriano, conta circa 3.800.000 membri; Convenzione battista nigeriana: espressione del movimento battista, conta più di 3.000.000 di membri battezzati; Chiesa luterana di Cristo in Nigeria: espressione del luteranesimo, conta circa 2.200.000 membri; Chiesa metodista della Nigeria: espressione del movimento metodista, conta circa 2.000.000 di membri.

G.L.