Dopo il Perù la Colombia: l’America Latina cerca tra mille contraddizioni il cambiamento. Nel paese, ancora balcanizzato dagli scontri con la guerriglia, iniziata alla metà degli anni ’90, e afflitto dalla piaga del narcotraffico si tenta di attuare l’accordo raggiunto con la mediazione di Cuba per la pace tra governo e formazioni rivoluzionarie.
Tuttavia, neanche un terzo dei punti di accordo stabiliti tra le Farc e lo Stato nel 2016 è oggi rispettato.
L’ accordo venne firmato dal presidente della Colombia Juan Manuel Santos e dal comandante delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) Rodrigo Londoño Echeverri alias “Timochenko” nel teatro Colón di Bogotá (Bogotà). Si voleva così chiudere una guerra interna che ha dilaniato per più di mezzo secolo il paese latino-americano facendo 262.197 morti, di cui 215 mila civili, producendo cinque milioni e 700 mila sfollati che nessuno ha accolto su una popolazione di 51 milioni di abitanti. Si contano inoltre 80 mila desaparecidos; 37 mila sequestri; 15.687 vittime di delitti sessuali; 18 mila bambini-soldato reclutati, fortissima l’emigrazione.
Il conflitto risale agli scontri tra liberali e conservatori avvenuti tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, narrati da Gabriel García Márquez in Cent’anni di solitudine. Dagli anni ’40 ha coinvolto anche contadini e operai, poiché uno dei temi in discussione la riforma agraria, causa storica del conflitto armato, politico e sociale che insanguina il paese è e rimane uno dei punti centrali del contendere in un paese nel quale più del 35% della popolazione vive al disotto della soglia di povertà.
Il primo turno elettorale
Dopo il primo turno per le elezioni presidenziali al ballottaggio sono andati Gustavo Petro e Rodolfo Hernández.
Al primo, leader della sinistra, che ha ottenuto il 40,44% dei voti si contrappone il candidato indipendente Hernández, che ha ottenuto il 28 %. Escluso dal ballottaggio il leader della destra, Federico Gutiérrez, che aveva ottenuto 24% di voti che non è detto che si sommeranno ai voti del candidato indipendente. Non di meno proprio il candidato indipendente ha dichiarato che ha perso “il Paese dei politicanti e della corruzione” e ha assicurato “Non mi fermerò un minuto nel mio impegno di fare della Colombia un Paese con opportunità per tutti, in cui il governo lavora per il benessere dei colombiani, soprattutto dei più bisognosi”.
Petro è un economista, e senatore di 62 anni, ex sindaco di Bogotà, con un passato nell’organizzazione di guerriglia insurrezionale M-19 e un possibile futuro come primo leader di sinistra della Colombia capace di portare la coalizione alla vittoria alle elezioni per la prima volta. Già candidato sue volte alle presidenziali è il leader del movimento
Pacto histórico, dichiara di non volere “formare un buon governo, ma cambiare la storia”.
Propone di espandere i programmi sociali, di passare a una sanità pubblica, di alzare le tasse pagate dalle fasce più ricche della popolazione e di puntare sulle energie rinnovabili malgrado il Paese consideri il petrolio come la “locomotiva” della sua economia. L’ex ministro delle Finanze Juan Carlos Echeverry, ha detto che fermare l’esplorazione petrolifera sarebbe un “suicidio economico”, ma la linea di Petro e la sua decisione di scegliere come vicepresidente Francia Márquez, un’importante attivista ambientale afro-colombiana, gli ha guadagnato il sostegno dei giovani e gli permette di contrastare la lobby petrolifera. Contro il narcotraffico Petro propone la legalizzazione della cannabis e depenalizzare, almeno in parte, il consumo della cocaina e di altre droghe e ha aperto alla possibilità di un dialogo coi gruppi criminali.
Petro, però, è anche una figura controversa e contestata a sinistra. Lui stesso riconosce la sua tendenza all’autoritarismo, ha avuto degli scontri con l’esercito e “sembra credere troppo al mito grandioso di sé stesso”.
Rodolfo Hernández, lo sfidante ha 77 anni, è stato sindaco di Bucaramanga e ha fatto della lotta alla corruzione il punto principale della sua campagna elettorale e del suo programma. Ha ampiamente usato il web per la propria campagna elettorale, e un populista e ha deciso di non partecipare ad alcun dibattito televisivo con gli altri candidati.
Somiglia molto a Donald Trump, è un imprenditore, ma al contrario dell’ex presidente americano, si è candidato come indipendente. Non è scontato che Hernández riesca ad attirare su di sé i voti del candidato di destra Federico “Fico” Gutiérrez, dell’Equipo por Colombia, troppo legato alle classi che hanno governato il Paese.
Un presidente progressista
Con il 58 % di partecipanti al voto (un milione di votanti in più rispetto alle ultime elezioni) e il 54,44 % dei consensi Gustavo Petro è stato eletto Presidente. Il suo avversario ne ha riconosciuto la vittoria quindi tutto fa pensare ad un passaggio di potere pacifico, ma il compito del neoeletto Presidente non sarà facile.
Non bisogna dimenticare che le elezioni si sono svolte sotto la protezione del “Piano Democrazia”, predisposto dal ministero dell’Interno, che ha comportato il dispiegamento di 300.000 uomini della polizia e delle forze armate in tutto il Paese per garantire un regolare svolgimento delle procedure di voto. La guerriglia ha osservato di fatto una tregua in occasione delle elezioni, ora Petro dovrà dimostrare di saper mediare senza deludere il suo elettorato che ha creduto tanto in lui.
La Redazione