Ci sono o ci fanno?

Il 14 luglio la Commissione Europea ha approvato il pacchetto Fit-for-55, nel è previsto per il 2035 la messa al bando di tutti i tipi di automobili che non siano totalmente elettriche (motori a scoppio sia diesel che benzina, metano, gpl, ibride, ecc.). il tutto sull’altare della riduzione delle emissioni di CO2, considerando l’anidride carbonica come l’unico e sovrano gas climalterante, come vulgata comanda. Per fare un semplice esempio, il metano (CH4) bruciando produce acqua ed anidride carbonica e così si riduce la quantità dei gas inquinanti, perché il vapore acqueo, pur essendo anch’esso un gas-serra, ha un ciclo breve; ma il vantaggio non è di poco conto perché il metano ha un effetto serra 72 volte maggiore della CO2 nell’arco dei primi venti anni di vita [1]. Abbiamo avuto già occasione di entrare nel merito dell’impostura legata alla diffusione dell’auto elettrica e di tutta quanta la filiera di quella che viene electric mobility[2]. Nel secondo dei contributi richiamati in nota si richiamava il fatto che la diffusione delle auto elettriche è per lo meno dubbio che diminuisca l’impatto sull’atmosfera dell’anidride carbonica. Studi recenti condotti da organismi di ricerca indipendente, anzi, dimostrano che l’impatto di un’auto elettrica è superiore anche a quello di un’auto turbodiesel di pari categoria [3]. Ovviamente c’è stata la pronta reazione dei settori industriali legati all’electric automotive, che hanno proposto una serie di dati che proverebbero il contrario [4], ma come suol dirsi ciurlano nel manico.
Come già abbiamo rilevato nel 2019, è ben vero che durante la marcia un’auto elettrica non emette CO2, ma essa va costruita, dotata di batterie ricaricabili che vanno a loro volta costruite ed i materiali per produrre il tutto vanno estratti e trasportati e lor signori se ne dimenticano; le batterie vanno a loro volta smaltite e solo una piccola percentuale dei materiali viene riciclata; sommando tutto ciò non c’è, come minimo alcun risparmio di anidride carbonica. E ciò dimenticando quali sono i luoghi dove si trovano le miniere dei materiali necessari e chi controlla quei territori e i disastri ambientali ed umani che la loro estrazione comporta.
Non è possibile che i nostri euroburocrati ignorino quanto pure noi sappiamo, quanto compare in articoli di giornali, in riviste scientifiche in trasmissioni televisive. E se non lo ignorano, non lo possono ignorare, perché questa coazione a spingere per la transizione elettrica della mobilità, giustificata con la decrescita dell’anidride carbonica, ancora una volta nella mancata consapevolezza che essa non è né l’unica, né la principale causa dell’alterazione climatica? È presto detto!
Ormai da qualche anno l’industria automobilistica perde colpi; i primi mesi del 2022 hanno confermato che le nuove immatricolazioni sono in calo ed è quindi necessario correre ai ripari, spingendo i consumatori a cambiare auto prima che i modelli in corso di vendita perdano gran parte del loro valore. È in corso una massiccia manovra di
cambiamento del parco degli autoveicoli, unica in grado di vivificare il mercato languente.
Per l’Italia, però, la modifica dell’industria dell’auto non è poi così indolore, il che spiega anche la cautela dell’ineffabile Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani. La filiera dell’auto, che si è costituita nel tempo, attorno alle case automobilistica nostrane (o che lo erano) ha dato vita ad un indotto di molteplici aziende medie e
piccole, che vivono della fornitura di pezzi alle case madri, ed ormai da tempo non solo a quelle italiane. Il cambiamento dei motori a scoppio con quelli elettrici, che necessitano di componenti diversi, metterebbe ben presto il settore in ginocchio; basti ricordare il caso della GKN di campi Bisenzio alle porte di Firenze con riflessi catastrofici sull’occupazione. Inevitabile quindi una riflessione e un ripensamento, prima che la scelta diventi veramente irreversibile.

[1] Ci siamo già occupati dei gas ad effetto serra. Cfr.: http://www.ucadi.org/2021/12/05/ascolta-si-fa-serra-facciamo-il-punto-sui-gas-climalteranti/.
[2] http://www.ucadi.org/2019/02/01/illusione-elettrica/ ; http://www.ucadi.org/2021/02/16/osservatorio-economico-10/.
[3] https://www.repubblica.it/motori/sezioni/tecnologia-e-ambiente/2021/07/03/news/la_battaglia_della_co2_cosi_la_corolla_batte_la_tesla-308741298/;https://www.ansa.it/canale_motori/notizie/analisi_commenti/2019/12/10/una-tesla-model-3-emette-piu-co2-di-una-mercedesturbodiesel_0c6c9852-b3bd-4e90-81e4-379f2295dde0.html.
[4] https://www.avvenire.it/economia/pagine/tesla-contro-diesel-lo-studio-e-sbagliato.

S. C.